I finanziamenti all’infrastrutture non interesseranno la Sicila, un fatto grave e inequivocabile, a cui i politici siciliani interessati rispondono litigando per motivi elettorali e di partito preso. Il sottosegretario Micciché, con deleghe al Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), ha accusato Lombardo di non sapere di cosa sta parlando, in riferimento alla decisone del Cipe; Lombardo aveva criticato la decisione del Cipe e i politici siciliani che potevano intervenire, invece sono stati ancora immobili e contro gli interessi della Sicilia. Micciché ha le sue ragioni, ma critica se stesso, perché fino a poco tempo fa appoggiava il precedente governo Lombardo, e nel suo intervento Micciché ha criticato il fatto che i precedenti fondi non sono stati utilizzati, quindi i finanziamenti che riguardano il periodo in cui Micciché e i suoi appoggiavano decisi Lombardo; quindi il nuovo Governo Lombardo, che è nato da poco, non c’entra e Micciché non fa altro che campagna elettorale, per il suo partito del SUD, contro un concorrente e vuole far pagare il non appoggio al Governo Berlusconi da parte del partito del Presidente della Regione. Lombardo giustamente si lamenta del fatto che le decisioni di questo Governo nazionale vanno sempre a sfavore della Sicilia, anche se dovrebbe spiegare perché i suoi governi precendenti hanno zoppicato, non utilizzato molte risorse e fatto l’occhiolino al Governo nazionale invece di contrastarlo con forza; naturalmente si capiscono le difficoltà di equilibrio politico in un governo di coalizione, ma i cittadini e gli operatori economici non mangiano con le indecisioni e lotte intestine.
Infatti la reazione più dura è venuta dall’Ance Sicilia: questa decisione è “sicuramente condizionata -sottolinea l’Associazione regionale dei costruttori edili- dalle beghe politiche tra Berlusconi e Micciché, da un lato, e Lombardo dall’altro, in spregio di tutti i recenti impegni pubblici circa l’integrazione dei finanziamenti per opere pubbliche nell’Isola. Solo in un Paese come questo -aggiunge l’Ance Sicilia- può accadere che siano cinque milioni di cittadini a pagare il conto di uno scontro politico per il potere”.