Terzo Friday For Future ad Alcamo

Un “Die-in” venerdì 26 in Piazza Ciullo alle ore 18.00, tema: emergenza rifiuti

“Dopo la pulizia della spiaggia durante lo sciopero mondiale del 15 marzo, Friday For Future Alcamo si occupa di nuovo di rifiuti. Un tema centrale per la questione ambientale e tanto sentito non solo ad Alcamo, ma in tutta Sicilia, dove un perenne emergenzialismo è diventato normale amministrazione causando enormi danni all’ambiente, alla salute e all’economia. Infatti quello dei rifiuti è uno di quei tanti temi in cui gli interessi economici possono andare d’accordo”.

“FridaysForFuture Alcamo dedicherà il terzo appuntamento all’emergenza rifiuti. L’appuntamento è venerdì, così come il nome stesso “FridaysForFuture” suggerisce, alle ore 18.00 in piazza Ciullo. Avrà luogo un “Die-in”, una forma di protesta originale che riuscirà a raccogliere l’attenzione dei passanti. “Esigiamo da chi ci governa una gestione ecosostenibile del sistema rifiuti e al contempo chiediamo ai cittadini di non compiere atti di autolesionismo abbandonando i rifiuti per strada e generando roghi di rifiuti, distruggendo così il proprio ecosistema più di quanto la mafia e la collusione con la malapolitica abbia già fatto.”

“Bisogna eliminare la plastica monouso; ridurre la quantità di rifiuti prima di riciclarli eliminando il problema alla fonte e contrastando questo consumismo sfrenato che ci ha portati alla crisi climatica globale. Bisogna riciclare prima di incenerire e di buttare in discarica. Bisogna assicurarsi che la mafia, grande vincitore di un’eterna emergenza e dell’assenza di un piano regionale rifiuti, esca fuori dal sistema rifiuti. Bisogna impedire che i privati –talvolta collusi con la mafia– continuino a sfruttare l’emergenza per proporre impianti di incenerimento mascherandoli come tecnologie ecosostenibili, creando impianti pubblici e un sistema a carattere provinciale”.

“Per questo si invitano tutte e tutti a prendere parte al Climate Strike (Sciopero per il Clima) di venerdì portando dei cartelloni, così come Greta Thunberg fa da ormai 33 settimane, con messaggi di rabbia ma non rassegnazione e sempre ricordando la natura apartitica del movimento”.

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