9 maggio 1978, la mafia uccide Peppino Impastato. Oggi il corteo da Radio Aut a Casa Memoria

CINISI. 41 anni fa l’uccisione di Peppino Impastato a Cinisi. Si concluderanno oggi gli eventi in ricordo del giornalista e attivista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Mentre l’Italia era distratta dal terribile ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro, a Cinisi la mafia uccideva e faceva saltare in aria Peppino Impastato. Lui è stato il primo a ribellarsi a un sistema criminale sfidando parte della sua stessa famiglia. Una rivoluzione per l’epoca. Un atto di coraggio e di forza rafforzato dall’immensa forza della madre Felicia Bartolotta.

“Il messaggio di Felicia era semplice, genuino. Dopo la mote di Peppino ha aperto le porte di casa sua per far conoscere a tutti la storia del figlio. Amava a giovani, incontrava e parlava con tutti. Mentre a Cinisi era in corso la guerra di mafia lei lanciava un messaggio forte alle donne del suo paese: ribellatevi, denunciate, non siete sole” – questo ha raccontato ieri mattina Felicetta Vitale Impastato a Cinisi durante l’incontro “1979 – Manifestazione nazionale contro la mafia a Cinisi”.

Un omicidio per anni depistato, dimenticato, messo da parte. Grazie al coraggio del fratello, degli amici e in particolare della madre Felicia Bartolotta si è raggiunta una prima verità giudiziaria a distanza di 23 anni dalla sua morte. Il feroce boss don Tano “seduto” Badalamenti, grazie all’immenso coraggio di mamma Felicia, è stato condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio. Ma non furono condannati i killer. Ad oggi sono ancora sconosciuti. Felicia testimoniò al processo, si schierò parte civile, scegliendo chiaramente da che parte stare. Quella di Peppino. Quella giusta.

Questo pomeriggio alle ore 16:30 il corteo partirà da Terrasini, sede di Radio Aut, e raggiungerà Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato a Cinisi. A guidare il corte oltre agli amici e compagni di Peppino anche Maurizio Landini, Segretario Generale CGIL.

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Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.