I morti della Strage di Capaci rischiano di morire un’altra volta, questa volta grazie ai luoghi comuni, quelli avversati dal giudice Falcone, basti ricordare una parte dell’intervista al giudice realizzata da Augias, cioé quando una persona del pubblico gli ha chiesto: “è vero o è un luogo comune che la mafia sia arrivata ai vertici del potere?”, Falcone ha risposto: “cerchiamo di sfuggire dagli schemi mentali, dai luoghi comuni e parliamo sul concreto di determinate cose e prima di tutto chiarirle a noi stessi e poi chiarirle agli altri”.
I luoghi comuni possono uccidere e spesso vengono utilizzati anche da chi dice di essere “antimafia”. Luoghi comuni che fanno piacere alla mafia, perché la rende invisibile.
Nel giorno della commemorazione per le vittime della Strage di Capaci si eclissino le tante ipocrisie, quelle che provengono da chi in vita ha osteggiato Falcone e da chi non ha saputo stargli vicino, pur condividendone la lotta.
Il giorno della Strage sia quello della lotta ai luoghi comuni e sia il giorno in cui, invece di creare il mito Falcone, da utilizzare come “poster” per ostentare di essere antimafia o per dedicargli piazze o vie per lavarsi la coscienza, si inizi a seguire gli insegnamenti semplici e complicati di un giudice, dell’uomo Falcone prima di tutto, che ha combattuto ed è morto per migliorare la nostra vita.
Nel giorno del suo sacrificio, quello della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, si parli di come concretamente creare giustizia. Non serve a niente dedicare una giornata e poi mettere nel dimenticatoio gli insegnamenti, che sono soppiantatati da una vita frenetica, fatta di ingiustizie e silenzi. Rompiamo il muro dell’omertà di chi si “sveglia” solo nei giorni delle “feste comandate” e che produce un voto distorto e che non rispecchia l’eredità morale lasciataci da chi ha sacrificato la propria vita per la giustizia.
Storie recenti e del passato ci raccontano di un popolo che ha tradito il sacrificio di uomini come Falcone. Non dobbiamo essere ipocriti!
Non voglio dilungarmi, questo non vuole essere un “articolone”, perché sono della scuola: poche parole e più fatti. Vorrei solo far riflettere tutti e per questo sottolineo un altro passaggio dell’intervista realizzata da Augias, quando sempre dal pubblico hanno chiesto al giudice Falcone: “Lei dice che in Sicilia si muore perché si è soli, lei è ancora vivo, fortunatamente, chi la protegge?” e Falcone ha risposto: “Per essere credibili bisogna essere ammazzati?”.