Il disinteresse delle Istituzioni preposte colpisce i più deboli. L’allarme “denuncia” dell’IPAB Opere Pie Riunite Pastore e San Pietro di Alcamo.
Questioni finanziarie alla base della soppressione di servizi erogati dall’IPAB Opere Pie Riunite Pastore e San Pietro di Alcamo, ma conseguenze si possono prevedere anche dal punto di vista occupazionale, almeno questo si evince da un comunicato della stessa IPAB. Ad essere colpito un servizio che riguarda le fasce più deboli della società, come minori provenienti da famiglie fortemente disagiate, quindi un servizio anche a favore della collettività perché tendente al recupero. Un contraccolpo durissimo sia per le famiglie, per i minori e per l’intera collettività.
Un punto focale è messo in evidenza nel comunicato, cioé la decisione presa dall’Amministrazione locale, il primo gennaio 2019, motivando con la scarsa disponibilità finanziaria in bilancio, di non rinnovare per il servizio semi residenziale diurno, 10 convenzioni su 29. La conseguenza è stata quella di dover sospendere il servizio, con eliminazione anche delle iniziative estive.
Un rapporto tra IPAB e enti locali essenziale per la loro sopravvivenza, per far fronte a situazioni emergenti del territorio che si collega agli altri servizi sociali del territorio comunale provinciale e promuovere l’integrazione degli interventi sociali e di sanità. “Un investimento sociale – si legge nel comunicato – che evidentemente costituisce sempre meno un obiettivo primario per chi amministra la cosa pubblica della Città di Alcamo”.
IPAB da tempo al centro del dibattito per questioni finanziarie, ma questo dibattito inoltre mette in evidenza anche l’importanza che tali strutture hanno nel contesto sociale cittadino e riconosciuta da molti, da qui anche appelli alla salvaguardia di queste.