Avvocato condannato

Cinque anni per Rosa Sanna, due anni e 8 mesi per la castellammarese Pipitone

Sono state ritenute colpevoli ma non tanto da meritare le pesanti condanne che erano state chieste dal pm Andrea Tarondo. Il Tribunale di Trapani, presidente Troja a latere Visco e Marroccoli, ha derubricato l’accusa di concussione in tentata concussione per le imputate, l’avvocato Rosa Sanna, condannata a 5 anni, e la sua assistita, la castellamarese Vita Pipitone, condannata a due anni e 8 mesi. Tutte e due interdette dai pubblici uffici. Il pm aveva chiesto la condanna per concussione, e la richiesta era stata di 9 anni per l’avvocato Rosa Sanna e di 7 anni per Vita Pipitone. Nel processo parte offesa è l’avvocato Josè Libero Bonomo di Alcamo, per il quale i giudici hanno riconosciuto una provvisionale per il risarcimento. L’avvocato Rosa Sanna fu arrestata in flagranza di reato nel dicembre 2017 dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria della forestale. Il fermo scattò mentre intascava denaro preteso da un suo collega, appunto l’avvocato Bonomo, denaro che l’avv. Sanna avrebbe chiesto per fare ritirare da una sua assistita, la signora Pipitone, una denuncia per infedele patrocinio. L’avvocato Bonomo però nel frattempo aveva presentato dettagliata denuncia alla magistratura per quanto gli stava accadendo e così al momento della consegna del denaro, l’avvocato Sanna fu fermata. Ma lo scenario emerso nel dibattimento per certi versi sembra andare al di là del fatto, in particolare la testimonianza dell’avvocato Bonomo e le ricostruzioni investigative arrivate dagli agenti di pg, ha quasi fatto intendere la presenza di un “convitato di pietra”, l’esistenza di una sorta di “cerchio magico” costituito da professionisti, dentro al quale la Sanna avrebbe operato e ottenuto aiuti, sopratutto, sembra, per rendere difficile la vita al suo collega Bonomo. Se la concussione è stata ritenuta dai giudici tentata, dal dibattimento è apparso chiaro il tentativo della Sanna di mettere fuori dall’ordine forense l’avvocato Bonomo, facendolo cacciare via malamente, con tanto di pubblica gogna pronta ad essere ordita. La vicenda processuale. L’avvocato Bonomo molti anni addietro si è ritrovato, ha così raccontato ai giudici, ad assistere una donna, Vita Pipitone ed i suoi figli per un contenzioso civile con un istituto bancario. Mutui ed esposizioni bancarie decisamente in rosso, Bonomo ha messo a disposizione la sua preparazione legale e tecnica per difendere la donna, ma all’esito del giudizio civile ha perduto la causa. Lui stesso ai giudici ha detto che c’erano pochi margini per vincere quella causa. Ma ciò non di meno ci provò e continuò a provarci anche all’esito del pronunciamento civile di primo grado. Poi d’improvviso la rottura tra avvocato e cliente che gli revocò il mandato difensivo per conferirlo all’avvocatessa Rosa Sanna. “Lei – ha detto l’avv. Bonomo – mi incontrò e mi ammise che io avevo regolarmente condotto il mio mandato e però bisognava aiutare quella donna ed i suoi familiari”. L’aiuto consisteva nel permettere alla donna di riacquistare l’abitazione che era finita all’asta. E i soldi per fare quell’acquisto “avrei dovuto darli io”. La somma che avrebbe dovuto sborsare “in comode rate” era quella di 80 mila euro, quei seimila euro intascate dalla Sanna il giorno del suo arresto rappresentavano la prima rata.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.