Il selfismo sembra essere diventato lo sport preferito dai politici italiani

Nel panorama politico nazionale degli ultimi anni, fare selfie a raffica, sembra essere diventato lo sport preferito da alcuni tra i leader di partito più importanti d’Italia e gli adepti più stretti tentano di imitarli con risultati modesti.

La cosa preoccupante è che, al fascino del selfie, sta cedendo buona parte della classe politica di questo Paese. Ormai non conta più il contenuto del messaggio che si intende condividere, l’importante sembra essere solo il numero di selfie e video che si riescono a condividere in un giorno sui propri social. E in questo vortice di selfie, alcuni politici riescono a pubblicarne anche tre o quattro ogni ora. Così facendo contribuiscono a riportare in auge il culto della personalità, legato al tempo stesso a un nuovo narcisismo politico che ama essere visto e toccato dalla folla che lo acclama. Contemporaneamente i politici diventano strumento della folla che li usa per farsi scattare l’agognato selfie. Roba da pazzi? Fate voi.

Facendo un giro sui profili di questa “nuova” classe politica, sembrano essere tornati tutti dei teenager, un pochino troppo cresciuti, che hanno perso di vista il senso del loro ruolo istituzionale dove non esiste più un confine tra vita pubblica e vita privata. Questo mescolamento è arrivato negli ultimi mesi a toccare il suo picco massimo dove, tra i post che ci parlano di taglio delle tasse, delle crisi aziendali, invasione degli stranieri e il crollo delle nascite, non è difficile trovare selfie che ci vogliono raccontare pezzi di vita quotidiana, fatta di scatti con panini alla nutella, teneri baci sdraiati al parco con la propria morosa o la condivisione di una birretta bevuta in un pub in compagnia di vecchi amici. Verrebbe da pensare che: dove regna sovrana la confusione la menzogna è più difficile da scoprire.

Oggi il mondo della comunicazione è decisamente cambiato, così come è cambiato il modo di comunicare dei politici, per questo noi “naviganti in un mare di social” dovremmo attrezzarci per poter interpretare i nuovi linguaggi utilizzati in un “tweet” o in una foto di vita quotidiana che mira a rassicurare l’elettorato.
Meditiamo, gente, meditiamo.

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Fulvio Catalanotto nasce in Sicilia, terra, secondo lui, al centro del mondo. Formatore ed esperto dei processi formativi con la passione per la comunicazione e l'informazione. È un ascoltatore cronico di Rosa Balistreri.