Vescovo davanti al giudice

Udienza preliminare questa mattina a Trapani per mons. Francesco Miccichè, la Procura chiede il processo per il reato di peculato. Sottratte somme per 410 mila euro

Un lungo elenco di operazioni contabili. Innumerevoli movimenti sui conti corrente bancari intestati alla Diocesi di Trapani e sui quali sono stati accreditati nel tempo le somme provenienti dalla Cei, Conferenza Episcopale Italiana, e destinati alle opere di carità. Prelevamenti attraverso assegni e contanti e poi i versamenti su conti corrente personali. Accusa pesante per l’ex vescovo della Diocesi di Trapani, mons. Francesco Miccichè. Per la Procura di Trapani si sarebbe appropriato di poco più di 410 mila euro. Questa mattina è previsto l’avvio dell’udienza preliminare dopo la richiesta di rinvio a giudizio firmata dai pubblici ministeri Sara Morri e Andrea Tarondo. La difesa di Miccichè, che nel 2012 è stato rimosso da Vescovo di Trapani da Papa Benedetto XVI, proprio per le vicende emerse sia dalla ispezione condotta dal Vescovo di Mazara mons. Domenico Mogavero, quale “visitatore apostolico”, e sia dall’indagine condotta dagli agenti della polizia giudiziaria di Finanza e Corpo Forestale. Le indagini hanno appurato come ingenti somme di denaro sono state prelevate dai conti correnti da mons. Miccichè e poi messe a disposizione del cognato, Teodoro Canepa che li avrebbe versati sul conto corrente personale intestato anche alla sorella del vescovo, Domenica Miccichè. I fatti contestati dalla Procura risalgono al 2007 e riguardano due conti corrente su cui confluivano le risorse che il prelato avrebbe sottratto, mettendo “in atto un disegno criminoso con una serie di azioni realizzate in tempi diversi”. In totale sono 30 le operazioni bancarie sospette, eseguite dal Vescovo Miccichè tra il 2007 e il 2012. La vicenda si inserisce nel più ampio contesto del ‘Caso Curia’, quando nel 2011 iniziarono le indagini sulla gestione finanziaria della Diocesi di Trapani. Miccichè avrebbe creato un danno erariale appropriandosi di denaro sottratto dai conti “Interventi Caritativi” ed “Esigenze di culto pastorale” della Diocesi di Trapani. Il reato contestato è il peculato perchè il denaro sarebbe stato sottratto in violazione della legge 222 del 20 maggio 1985 e del regolamento che prevede l’impegno delle somme derivanti dall’8 x mille per “esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo”.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.