Calatafimi Segesta, operazione “Phimes”: i retroscena della corruzione, una rete di affari capeggiata dal presunto mafioso Isca. Il gip definisce ancora potente un altro ex sindaco, Ferrara. GUARDA IL VIDEO
Corruzione all’ombra dell’antico Tempio di Segesta. Posti di lavoro in cambio del completo asservimento di parte del Comando della Polizia Municipale del Comune di Calatafimi Segesta, ad un imprenditore peraltro in odor di mafia, titolare di un’area destinata a posteggio e all’accoglienza turistica. E secondo le indagini il fatto era anche a conoscenza dell’ex sindaco Vito Sciortino, tra i sette indagati. Stamane i Carabinieri del Comando provinciale di Trapani, comandato dal colonnello Gianluca Vitagliano, hanno eseguito due arresti su ordine del gip del Tribunale, giudice Piero Grillo. Si tratta di un ispettore (in pensione da dicembre scorso) della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta, Salvatore Craparotta, 64 anni, e dell’imprenditore Francesco Isca, 60 anni, nativo di Vita (Belice) e residente a Calatafimi Segesta: per i due sono scattati gli arresti domiciliari. Il blitz, coordinato dai pm Francesca Urbani e Brunella Sardoni, è stato denominato “Phimes”, nome preso dalla mitologia: “Phimes” era il soprannome di Diocles, uomo illustre e di nobile condizione, aveva preso in affitto una tenuta nel territorio di Segesta dove l’acquisto di terra era proibito a tutti. Isca sembra ricalcare la storia mitologica, agiva in monopolio senza concorrenti, per quanto riguardava il posteggio ma anche la gestione della produzione del cemento, come emerge da altre indagini. Isca è indicato vicino a Cosa nostra trapanese come è emerso in altre indagini, come quella recente che ha riguardato l’imprenditore del settore delle energie alternative, l’alcamese Vito Nicastri, cosiddetto “re del vento”, ritenuto contiguo al latitante Matteo Messina Denaro. Nicastri ed Isca sono protagonisti dell’indagine della Dia di Trapani che ha travolto l’ex parlamentare di Forza Italia Francesco Paolo Arata e l’ex sottosegretario della Lega, Armando Siri. Isca arrestato adesso per corruzione gestisce da qualche tempo un parcheggio aperto a ridosso della zona archeologica di Segesta e agendo in combutta con l’ispettore Craparotta, secondo le indagini condotte dai Carabinieri diretti dal capitano Giulio Pisani, avrebbe fatto in modo di avere l’esclusiva dell’accoglienza nella sua area di sosta dei bus e delle auto dei turisti. Una indagine che riguarda anche altri, come l’ex sindaco di Calatafimi Segesta, Vito Sciortino, 63 anni, indagato per abuso e falso, nei confronti del quale pur esistendo “gravi indizi di colpevolezza”, il gip non ha applicato alcuna misura cautelare come chiesto dal pm, in quanto oramai decaduto dal mandato di primo cittadino. Il pm aveva chiesto per Sciortino il divieto di dimora a Calatafimi, stessa misura chiesta ma non accolta per il comandante della Polizia Municipale Giorgio Collura, 55 anni. Indagati sono anche Maria Craparotta, 58 anni, moglie dell’ispettore della Polizia Municipale ed ancora altri due vigili urbani dello stesso centro, Vito e Leonardo Accardo di 58 e 55 anni. La corruzione si sarebbe consumata con l’assunzione dei familiari dell’ispettore Craparotta, moglie, figli e genero, presso la società che gestisce il parcheggio privato nelle mani di Isca. Sostanzialmente Craparotta agendo su istigazione di Isca notificando multe a raffica agli automobilisti che posteggiavano sulla pubblica via per avere accesso alla zona archeologica, induceva gli stessi ad usare il posteggio privato, contromisure anche per colpire eventuali concorrenti di Isca, per altri parcheggi aperti nei pressi della zona archeologica e avvertendo Isca di eventuali controlli alle sue imprese, così da tutelare il monopolio preteso dall’imprenditore. L’ex sindaco Sciortino per favorire Isca addirittura avrebbe indirizzato alla direzione del Parco Archeologico una diffida a chiudere un’area di sosta limitrofa al Tempio e al Teatro di Segesta, una lettera però inviata senza alcun protocollo, così da non essere archiviata agli atti del Comune. Una corruzione quasi alla luce del sole, dove non pochi dentro al Comune sapevano di come andavano le cose. Sullo sfondo dell’indagine emerge poi la figura di un altro ex sindaco, Nicolò Ferrara, che fu arrestato anche lui per corruzione diversi anni addietro mentre era in carica. Imparentato con Sciortino, il gip sebbene non indagandolo lo indica come “eminenza grigia della politica locale”.