Mare Monstrum, processo contro on. Fazio: in aula il presidente della Regione Musumeci stenta a ricordare la vicenda “trasporti marittimi”, ma dimentica che gli esposti anonimi furono protocollati e non distrutti
E’ ripreso ieri nell’aula “Ciaccio Montalto” del Tribunale di Trapani, davanti al collegio presidente Agate, a latere Nodari e Badalucco, il processo dove è imputato l’ex sindaco e deputato regionale Girolamo Fazio accusato di corruzione, traffico illecito di influenze e rivelazione di segreti d’ufficio. Un processo scaturito dal blitz dei carabinieri eseguito nel maggio 2017, l’operazione denominata “Mare Monstrum”, la cosiddetta “tangentopoli del mare” che vide coinvolti anche gli armatori Vittorio ed Ettore Morace. e in un altro troncone l’allora presidente della Regione Rosario Crocetta assieme a tanti altri. Ieri in aula il primo a testimoniare è stato l’odierno presidente della Regione Nello Musumeci. La sua testimonianza riguarda l’accusa contestata a Fazio di rivelazione di segreto d’ufficio. Reato che Fazio avrebbe commesso quando era deputato e vice presidente della commissione antimafia regionale, e Musumeci era proprio il presidente di quella commissione. Nel giugno del 2016 alla commissione regionale antimafia arrivarono due esposti anonimi inerenti il rapporto (illecito) tra l’armatore Vittorio Morace e in particolare una dirigente della Regione, dell’assessorato regionale per la Mobilità, Salvatrice Severino (poi indagata in un secondo troncone di Mare Monstrum). Il contenuto degli esposti risulterebbe essere stato trasmesso per whatsapp da Fazio a Morace. Il presidente Musumeci, rispondendo ai difensori di Fazio, dapprima ha detto di non ricordare di questi anonimi, ha aggiunto che era solito distruggere gli anonimi se non conservare copia di quelli più interessanti, e che se venivano cestinati non venivano messi a conoscenza dei componenti della commissione. Solo sollecitato dal pm Brunella Sardoni, Musumeci ha ricordato invece qualcosa di più. E cioè di aver saputo leggendo anonimo che una dirigente della Regione che si occupava di trasporti marittimi aveva la figlia che lavorava presso la Ustica Lines dell’armatore Morace: “una vicenda – ha detto – nota non solo a me ma nessuno se ne occupava” e che comunque di questo o di problematiche sui trasporti marittimi non ne parlò mai con Fazio che era “uno dei componenti più impegnati della commissione”. E però leggendo il capo di imputazione non sembra proprio che gli esposti anonimi venivano cestinati come ha riferito Musumeci, o meglio risulta che i due esposti anonimi su Morace risultano protocollati con tanto di numero, 156/CPLM e 186/CPLM, rispettivamente marzo e aprile 2016. Musumeci è stato meno ricco di parole sulla vicenda rispetto invece a quelle utilizzate nell’estate del 2016 quando fece lui scoppiare il caso del “conflitto di interessi” della dottoressa Severino. Basta leggere la dettagliata cronaca ancora oggi disponibile sul sito Livesicilia.it: https://livesicilia.it/2014/06/18/assunta-la-figlia-in-cambio-di-ok-ad-appalto-la-dirigente-sono-vittima-di-una-ritorsione_505613/. Nonostane la citazione come teste del presidente Nello Musmeci, all’udienza erano assenti gli avvocati delle parti civili: tutte parti offese espressione della Regione e degli assessorati regionali Il resto dell’udienza ha visto come teste tra gli altri l’ex deputato regionale Nino Oddo, sulla vicenda riguardante un disegno di legge per favorire gli insediamenti commerciali nelle aree industriali. Questione che tocca il presunto rapporto di corruzione tra Fazio e l’amministratore dell’azienda Stefania Mode, Leonardo Carpinteri. L’azienda avrebbe voluto ottenere un dismesso capannone nell’area industriale per la sua attività, ma lo scopo commerciale non permetteva il nulla osta da parte del Consorzio Asi-Irsap. Quel ddl prevedeva la concessione commerciale (prevista in una quota del 10 per cento dalla legge in vigore rispetto alle aree disponibili) qualora non vi fossero richieste di insediamenti industriali. Oddo firmò su richiesta di Fazio quel ddl che però dopo l’approvazione in commissione non arrivò mai in aula per diventare legge. Sul tema è stato sentito il funzionario Irsap Francesco Scarcella, tra le altre risposte fornite alle parti una per dire che se anche il ddl fosse diventato legge ugualmente l’azienda Stefania Mode non avrebbe potuto ricevere il richiesto nulla osta per il lotto (ex Palazzo Europa) richiesto; procedura che comunque alla fine fu definita per l’asserito dichiarato uso del lotto a destinazione industriale manifatturiero. Tornando all’on Oddo anche lui per ricordare ha fatto qualche sforzo, ma sollecitato dal pm Sardoni ha poi confermato quanto aveva dichiarato in istruttoria. Prima delle contestazioni del pm, l’ex deputato ha ricordato una circostanza emblematica e cioè quella che quando il ddl fu approvato in commissione, lui fece un comunicato stampa sottolineando che la proposta arrivava da lui quanto da Fazio: “l’indomani – ha detto Oddo – Fazio fece un lungo comunicato rivendicando a lui l’iniziativa”. “Ricordo – ha poi risposto al pm – che mi parlò di immobili rimasti inutilizzati nell’area industriale di Trapani e che se il ddl fosse diventato legge potevano avere nuovo uso (commerciale ndr). Non sapevo di rapporti che legavano Fazio a Stefania Mode”. Su questo tema si è soffermata invece una dipendente dell’azienda Stefania Mode, Leonarda Patti, che ha ricordato come mensilmente a Fazio veniva fatto un bonifico, inserito all’interno delle paghe dell’azienda. Fazio stipendiato perché era consulente dell’azienda mentre era deputato regionale. Tornando alla testimonianza dell’on. Oddo, lo stesso ha ricordato del trambusto politico scoppiato in commissione trasporti dell’Ars quando si parlò dei costi sostenuti dalla Regione per sovvenzionare i trasporti marittimi con le isole minori. “Io ero convinto che la spesa era troppo cara, Fazio era di altro avviso, tanto che ebbi a dirgli, pubblicamente in commissione, che non capivo se lui era lì come deputato a difendere gli interessi dei siciliani o magari come difensore degli interessi di Morace. Ricordo ancora che la posizione più accesa era quella dell’on. Fazio”. Oddo ha poi ricordato di un suo incontro con Vittorio Morace, “mi spiegò la sua posizione e il punto di vista, io gli ho detto come la pensavo, lui è rimasto sulla sua posizione io sono rimasto nella mia”. Tra gli altri testi sentiti un dipendente dell’azienda vinicola di proprietà dell’on. Fazio, Vito Croce, che tra il 1987 e il 2019 fu dipendente della Cantina Sociale Primavera. Croce chiamato a rispondere a domande circa l’uso di operai dipendenti della ditta Fazio in opere riguardanti l’azienda Stefania Mode ha negato che a quest’ultima azienda fu fatturata una spesa di 35 mila euro, “Fazio mi disse che avrebbe conteggiato lui direttamente con Stefania Mode”, e poi si è soffermato sui rapporti tra Cantina Primavera e Fazio Wines: “la cantina era un socio della Fazio Wines, la cantina imbottigliava e la ditta Fazio commercializzava”. Croce ha poi messo una “medaglietta” all’imputato: la Cantina Primavera dai mille soci però ha poi conosciuto un picco e “Fazio quando la cantina aveva bisogno provvedeva a versare denaro”. Croce ha parlato di “80 mila euro versati da Fazio” e di un credito esistente di “40 mila euro”. Non ha raccontato, cosa che Croce pare avrebbe potuto fare, di quando la Cantina Primavera sottoscrisse nel 2010 un aumento di capitale della Fazio Wines di circa 10 mila euro di massimale pagandolo oltre 500 mila euro , cosa che tolse liquidità alla Primavera che si trovò di lì a poco a dover sottoscrivere col sistema bancario un mutuo ipotecario di 1 milione e mezzo di euro per far fronte ai debiti e quindi anche alla crisi di liquidità. Sottoscrizione di aumento di capitale che avvenne in un periodo in cui presidente della Cantina Primavera era la moglie di Fazio che nel frattempo era presidente della Fazio Wines. Prossima udienza 25 marzo.