“Scrigno”, prima udienza

Mafia: cominciato il processo contro il clan che vendeva voti, la Regione si costituisce parte offesa

La delibera della Giunta regionale di Governo è dello scorso 7 aprile e porta la firma del vice presidente della Regione, Gaetano Armao. Con questo provvedimento si è permesso alla Regione Sicilia di costituirsi come parte offesa nel processo “Scrigno”, scaturito da una indagine dei Carabinieri di Trapani. E’ l’indagine che ha permesso ai militari dell’Arma di trovare con le mani nella “marmellata”, in senso più pratico e diretto cioè controllo di appalti e consenso elettorale, il clan mafioso di Trapani, capeggiato ancora una volta dai figli del boss ergastolano Vincenzo Virga, e cioè Franco e Pietro Virga, e dal loro fidato, uomo d’onore “riservato”, Franco Orlando, ex consigliere comunale del Psi, affiliato alla mafia da Matteo Messina Denaro e da Vincenzo Sinacori, diventato collaboratore di giustizia dopo il suo arresto a metà degli anni ’90. Ieri dinanzi al Tribunale di Trapani, presieduto dalla giudice Daniela Troja, è cominciato il processo, che tra gli altri vede imputato l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello. Quello che fu una sorta di enfant prodige della politica trapanese, figlio del noto banchiere Giuseppe, padre padrone negli anni ’70 della Banca Industriale, e per diversi anni braccio destro di Bartolo Pellegrino, il parlamentare trapanese morto da poco tempo. Paolo Ruggirello ha perduto alle ultime elezioni, quando fu candidato nel giro di pochi mesi alla Regione e al Senato. In questa ultima tornata elettorale è stato candidato del Pd, dopo avere attraversato quasi tutte le formazioni politiche più note, dalla destra alla sinistra. Fu anche vicinissimo all’attuale Presidente Nello Musumeci, che in una tornata elettorale lo ebbe come proprio candidato e “delfino” a Trapani. Nell’udienza di ieri quindi si è ufficializzata la costituzione della Regione come parte offesa, con un atto che punta diritto alle presunte responsabilità penali dell’ex onorevole Ruggirello. Una decisione presa nonostante nel provvedimento di rinvio a giudizio la Regione non è stata indicata come parte offesa, ma norme regionali alla mano il Governo ha voluto costituirsi nel dibattimento “Scrigno” allineandosi con l’avvocatura dello Stato al fianco delle altre parti civili. Ieri nella prima udienza le difese degli imputati hanno presentato la loro opposizioni alla costituzione delle parti civili, associazioni e alcuni Comuni del trapanese, come quelli di Trapani, Erice, Favignana, Valderice, Paceco, Castelvetrano, Campobello di Mazara e Custonaci. A quest’ultimo proposito la Giunta di Custonaci ha deliberato a suo tempo la costituzione omettendo però in delibera i nomi dei soggetti locali in contatto con gli imputati e che portano nocumento al paese, dimenticanza o altro?  I nomi sono pesanti, tra questi Costa (condannato per sequestro del piccolo Di Matteo, figlio del pentito Santino) e Mario Mazzara, tutti e due, citati nella ordinanza del blitz “Scrigno”, pare vicini al sindaco Morfino. Tra le associazioni presenti nel dibattimento ci sono la “Pio La Torre”, l’associazione antiracket di Trapani, la “Codici”, la associazione “Caponnetto” e l’associazione “La verità vive”. Il collegio ha rinviato l’udienza al 29 maggio quando scioglierà la riserva sulle ammissioni delle parti civili. Ma intanto ieri ha stralciato le posizioni di due imputati: quella del presunto capo mafia di Favignana, Vito D’Angelo, appena riarrestato dai carabinieri, era tra gli oltre 400 boss messi in libertà per uno svarione del Dap, per lui udienza il 9 luglio, per un impedimento di ieri del suo difensore; e poi del principale imputato, l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, assente per motivi di salute, è stato colpito dal virus del Covid 19 durante la detenzione nel carcere campano di Santa Maria Capua Vetere. E’ stato uno stralcio per così dire tecnico, per trattare la sua posizione i giudici hanno infatti rinviato il processo al 29 maggio, se starà bene e sarà in condizione di partecipare al dibattimento tornerà nel troncone principale fissato per la stessa data. Infine i giudici hanno preso atto della morte di uno degli imputati, Luigi Manuguerra, noto per essere “mago” ma anche artefice di diverse vicende politiche locali. Un altro Manuguerra è imputato del processo, proprio il figlio di Luigi, Alessandro, attuale consigliere comunale ad Erice, Tra gli imputati anche l’ex consigliere provinciale, architetto Vito ManninaManuguerra e Mannina sono stati ascoltati dai carabinieri mentre intrattenevano rapporti, durante le campagne elettorali, con i Virga e con Orlando. Gli altri imputati sono Nino Buzzitta, Giuseppe Grignani, Vito Gucciardi e Marcello Pollara. A Palermo resta un’altra parte dell’indagine che riguarda gli imputati che hanno chiesto il giudizio con riti alternativi, patteggiamenti e riti abbreviati. Si tratta proprio dei conclamati mafiosi, Franco e Pietro Virga Franco Orlando e con loro l’ex assessore comunale a Trapani Ivana Inferrera, suo marito, l’imprenditore Ninni D’Aguanno, il braccio destro di Ruggirello, il professore Franco Todaro, e ancora Francesco Peralta, Michele Alcamo, Vincenzo Ferrara, Jacob Stelica, Michele Martines, Giuseppe Piccione, Francesco e Leonardo Russo, Tommasa Di Genova e Mario Letizia e Pietro Cusenza che ha collaborato dopo l’arresto con i magistrati antimafia. Tra gli imputati che hanno chiesto il rito abbreviato c’è anche il fruttivendolo pacecoto Carmelo Salerno, già in passato condannato per mafia, assiduo frequentatore dell’on. Paolo Ruggirello e anche lui, Salerno, coinvolto nei segreti affari del politico. Intanto il negozio di ortofrutta del condannato per mafia Carmelo Salerno è finito nell’elenco deliberato dal Comune di Paceco (parte offesa contro la mafia) dove è possibile utilizzare i bonus spesa, finanziati con fondi pubblici, dell’emergenza Covid 19.


 

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.