Noi quattro maschietti ci ritroviamo già seduti in zona pranzo, anche se in modo informale, mentre degustiamo il vinello leggero, valido anche come aperitivo. Alcuni pistacchi tostati e dei salatini, presi a turno distrattamente, con nonchalance ma a quattro mani, svuotano continuamente le ciotoline approntate all’uopo da mia moglie, per cui mi tocca alzarmi spesso a riempirle in cucina, dove sono radunate le donne, potendo così partecipare solo a singhiozzo alla conversazione maschile che, guarda caso, si è attestata sulla ospite in arrivo. Per intenderci il centro del discorso verte non su aspetti caratteriali o sulla personalità della signora, che pure due dei presenti conoscono per avere saltuari contatti di lavoro, al contrario, e forse non dovevano esservi dubbi al proposito dato che si tratta di un gruppo di soli uomini, sulle sue qualità strettamente fisiche e anzi su alcuni “luoghi” per così dire anatomici (“topos” sarebbe stata forse la parola adatta, per quanto letteraria, ma si presta troppo ad interpretazioni equivoche che non vorremmo qui fomentare, anzichenò). Carpisco dunque alcune insinuazioni riguardo al cosiddetto lato b, apprezzato “se pur non sporgente in senso cubano”, cito letteralmente l’espressione che ne è la sintesi più rivelativa, e mi accingo, tornando col pieno di salatini, a commentare anch’io per non sentirmi escluso dal contesto, quando dallo sguardo improvvisamente attento degli amici percepisco che deve essere spuntato qualcuno dietro di me dalla porta. Per cui svio correttamente il discorso verso i risultati del campionato di calcio, ma le signore che ci raggiungono posando in tavola le insalatiere colme delle portate fredde già pronte (giacché, come spiegato in “parte 1” si tratta di voulevant, insalata di mare e insalata di riso), desiderano tornare all’argomento principale della conversazione che evidentemente hanno colto a nostra insaputa. “Come sarebbe un c… sporgente in senso cubano?” domanda con il viso improvvisamente acceso la gelosa Cinzia, indispettita dal commento del marito. È solo un modo di dire, Claudio, il marito la abbraccia teneramente e lei sembra tranquillizzarsi tra le sue braccia anche se sussurra un “facciamo i conti dopo” non tanto rassicurante. Aldo intanto si è bevuto una certa quantità di vinello e mi sembra pericolosamente allegro quando finalmente squilla il campanello della porta ad annunciare Letizia, l’ospite attesa. Che è piuttosto trafelata, si scusa del ritardo che pure aveva annunciato, non si aspettava una cena in piena regola, dice, avrebbe dovuto presentarsi meglio, portare qualcosa, ma non ha avuto tempo. Ci disponiamo a tavola e cominciamo a mangiare i voulevant, di tre tipi, con crema al salmone, alle verdure e quelli allo speck, con Aldo che vedo un po’ sopra le righe cimentarsi nel raccontare alcune storielle che spaccia per vere. La Letizia, che non mi pare particolarmente in forma stasera, si rivolge maggiormente al suo vicino di sinistra, Claudio, parlando sottovoce e sorride appena ai lazzi che le arrivano dalla sua destra dove Aldo sta facendo il suo show. Però non li seguo con troppa attenzione, andrà come andrà tra loro, mi distraggo che la cena si è fatta divertente, noi maschietti abbiamo bevuto già una bella quantità di vinello e spariamo delle discrete stupidate quando le cose si fanno serie e decidiamo di dar fondo alle due bottiglie di Cusumano ghiacciato portato da Vincenzo (altro che vinello veneto!). A questo punto dei gamberetti e del polpo non è rimasta più traccia e più di metà portata dell’insalata di riso al pollo è svanita nel nulla (cioè in stomaci in fermento, che fanno presto ad annullarla). Finito il pasto si va con la frutta, che il bello deve ancora venire. Prima però c’è una pausa di riflessione, durante la quale mi accorgo che la Letizia ha finalmente tirato fuori una insospettabile verve, forse aiutata dal vino più deciso. È lei che ha infatti le redini del gioco, quando chiede ad Aldo di mostrarle al computer portatile come utilizzare non so che programma di grafica o collage di foto digitali. Le si è sciolta la lingua e assedia le orecchie del povero Aldo, piegato sul piccolo schermo del netbook. Lancio uno sguardo di intesa ai compari maschietti, come a dire che noi sposati, o comunque coppie di lungo corso, sappiamo bene cosa vuol dire avere a che fare con una donna a fianco, si sta male quando non ce l’hai, ma qualcosa devi scontare per averla (sorbirti cioè improvvisi accessi di chiacchiera immotivati). Aldo però sembra gradire il credito di cui gode come esperto di informatica e anzi rintuzza e ribatte con frasi taglienti e con ammirevole flemma entrando a tempo sul flusso di parole dell’assediante (dico entrando a tempo perché non distinguo se siano battute inerenti, mi limito ad osservare che il dialogo prosegue come se fosse sensato).
I due sono comunque entrati in contatto, per cui il nostro compito è stato portato a termine con successo, ci diciamo soddisfatti con mia moglie a fine serata. Molto presto, dopo i biscottini al ginseng che sapevano di poco “forse vanno bene per un tè, non certo con la grappa”, e la notevole torta setteveli di Cucinella, omaggio del buon Claudio di ritorno da Balestrate, tutti gli uomini, colti da repentino attacco di sonnolenza, hanno deciso di evitare la brutta figura di crollare sul divano, soprattutto perché c’era l’ospite. Affidato ad Aldo il compito di scortare con la propria auto Letizia fin sotto casa, abbiamo salutato tutti con il cuore in pace di chi ha fatto fino in fondo il proprio dovere, poi “se son rose …” si sa.
Alla fine di una serata da padroni di casa, ci si chiede sempre se tutto sia andato bene, e così ci sembra anche stavolta, anche se non ho capito se il ginseng funzioni oppure …