Palermo. Scavi clandestini, furti di beni culturali e contraffazione di opere d’arte: questi i fenomeni al centro dell’attività dei militari del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Palermo, nel corso del 2019.
La ricerca archeologica clandestina rappresenta la più grave forma di aggressione al patrimonio culturale siciliano. Nel 2019, l’attività del Nucleo TPC ha portato al sequestro di 271 importantissimi reperti archeologici illecitamente trafugati. Per quanto concerne i furti di beni culturali, si registra una diminuzione del numero dei reati. Infatti i furti commessi, nel 2019, nell’intero territorio siciliano, sono stati 16 a fronte dei 18 dell’anno precedente. Gli obiettivi più colpiti sono stati i luoghi privati e quelli di culto. Inoltre, per quanto concerne l’attività di contrasto al fenomeno della falsificazione delle opere d’arte, nel corso dei controlli su siti web dedicati all’e-commerce, sono state sequestrate 13 opere contraffatte.
La strategia di intervento del Nucleo si è articolata lungo due direttrici fondamentali: l’attività di prevenzione, rappresentata dalle molteplici attività ispettive, e l’azione di contrasto, sviluppata attraverso le indagini di polizia giudiziaria.
Nel corso del 2019, l’attività di prevenzione si è svolta attraverso l’esecuzione di 316 controlli. Questa attività comprende i controlli sulla sicurezza anticrimine dei luoghi della cultura, quali musei, archivi e biblioteche, nonché delle aree archeologiche e tutelate da vincoli paesaggistici. Le verifiche hanno altresì riguardato gli esercizi commerciali di settore, con numerosi controlli amministrativi presso mercatini, fiere ed antiquari che rivestono un ruolo fondamentale per contrastare la ricettazione di beni rubati. Infatti, i dati acquisiti vengono successivamente incrociati con quelli presenti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando Tutela Patrimonio Culturale, la più grande banca dati di opere d’arte rubate al mondo.
Altrettanto incisiva è stata l’azione di contrasto, svolta attraverso indagini di polizia giudiziaria, d’iniziativa o su delega dell’Autorità Giudiziaria, finalizzate al recupero dei beni culturali trafugati e all’individuazione dei sodalizi criminali operanti nel settore. Nel 2019, sono state deferite in stato di libertà 47 persone per vari reati (prevalentemente furto, ricettazione e contraffazione di opere d’arte) e sono stati sequestrati beni culturali illecitamente sottratti per oltre tre milioni e settecentomila euro. I beni recuperati sono stati riconsegnati a musei, chiese, alla Regione per garantirne la pubblica fruizione.
I risultati conseguiti sono dettagliatamente esposti nelle seguenti tabelle.
QUADRO DI SINTESI DELL’ATTIVITÀ PREVENTIVA
Di seguito si riportano, suddivisi per settore d’intervento, i controlli effettuati nel 2019 per il cui conseguimento il Nucleo TPC di Palermo ha operato in piena sinergia con i Reparti dell’Arma territoriale di Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Trapani, il Nucleo Elicotteri CC di Palermo e le competenti Soprintendenze:
Verifiche alla sicurezza di musei, biblioteche e archivi |
38 |
Controlli nelle aree archeologiche |
92 |
Controlli alle aree tutelate da vincoli paesaggistici/monumentali |
94 |
Controlli presso esercizi antiquariali, mercati e fieri antiquariali |
92 |
TOTALE |
316 |
QUADRO DI SINTESI DELL’AZIONE DI CONTRASTO
Beni recuperati |
368 |
Beni archeologici |
271 |
Beni antiquariali |
97 |
Valore economico dei beni recuperati |
€ 3.395.500,00 |
Falsi sequestrati |
13 |
Valore economico falsi sequestrati |
€ 392.000,00 |
Persone denunciate all’A.G. |
47 |
Tipologia dei reati perseguiti |
|
Ricettazione |
21 |
Furto |
7 |
Contraffazione opere d’arte |
14 |
Altri reati |
22 |
OPERAZIONI DI RILIEVO
Tra le operazioni più significative, si evidenziano:
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il sequestro di 4 importanti dipinti, a firma del maestro BRUNO CARUSO (Palermo 1927 – Roma 2018) parziale provento di furto in abitazione: nel corso dell’indagine sono state sequestrate altre due opere falsamente attribuite al maestro CARUSO;
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il recupero di un pregiato reperto archeologico, si tratta di un Cratere fittile a colonnette, a figure rosse, epoca Magno-Greca V sec. a. C.;
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il recupero di beni archeologici (vasi, brocche, piattini) di epoca Magno – Greca (IV – III sec. a.C.) posti in vendita su siti web dedicati all’e-commerce.
Infine, si segnala che, nel corso del 2019, il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo ha restituito:
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alla Biblioteca “Ludovico II De Torres” del seminario arcivescovile di Monreale (PA), un prezioso libro dal titolo “Heron Mechanicus seu De Mechanicis artibus atq disciplinis…” risalente al 1580 e riportante sul frontespizio la manoscrittura “L. Archiepisc. Montisregal”, provento di furto perpetrato nel 1987 ai danni della stessa biblioteca;
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all’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Agrigento, 5 preziosi dipinti ex voto, provento di furto perpetrati ai danni del santuario di San Calogero e della chiesa di San Domenico;
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alla chiesa di San Domenico di Castelvetrano (TP) un importante dipinto, olio su tela, epoca XVII sec., raffigurante “Visitazione della Madonna”, illecitamente sottratto nel 1982;
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all’Istituto Magistrale “Regina Margherita” di Palermo, unitamente ai militari della Stazione di Palermo-Piazza Marina, al termine di un’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, hanno restituito un pregevole dipinto, olio su tela, risalente al XIX Sec., raffigurante “Vittorio Emanuele II ”. Il quadro era stato trafugato il 5 novembre 1996.
Il recupero del prezioso dipinto, di cui si erano perse le tracce, si inquadra nel contesto di una sinergica collaborazione tra il Comando TPC e l’Arma Territoriale per una più efficace tutela del patrimonio culturale ed è frutto del costante monitoraggio del mercato antiquariale effettuato dai Carabinieri del TPC. In particolare, confrontando le immagini e i dati riguardanti le opere presente nel catalogo di una casa d’aste palermitana con quelle contenute all’interno della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, i militari dell’Arma hanno focalizzato l’attenzione su un dipinto di provenienza sospetta. I successivi accertamenti hanno permesso di confermare che si trattava proprio del quadro trafugato nel 1996 dall’Istituto Magistrale “Regina Margherita”. Dalle indagini non sono emerse responsabilità a carico della casa d’aste che, in qualità di mandatario, aveva posto in vendita il dipinto per conto di una persona, denunciata per ricettazione.
Il quadro, già consegnato al dirigente scolastico, Prof. Antonio Di Fatta, è già stato ricollocato nella sua originaria posizione, restituendo così un importantissimo tassello costituente parte integrante dell’identità storica del prestigioso istituto.