2 Giugno: a 74 anni dalla nascita c’è chi pensa che la Repubblica Italiana è da trasformare, ma hanno ragione coloro i quali dicono che è ancora attuale, va fatta funzionare e declinata insieme a Libertà, Democrazia e…Responsabilità
E siamo giunti al 74° anniversario della nostra Repubblica e come ci ha ricordato appena ieri il Presidente Sergio Mattarella, l’anniversario coglie l’Italia in un momento difficile, ancora una volta alle prese con la ricerca di una possibile ripresa. Che come un karma, oppure un ritornello, abbiamo avuto raccontato dai nostri nonni, dai nostri genitori e adesso noi lo raccontiamo ai nostri figli, ai nostri nipoti. Già la ripresa, c’è sempre una ragione, un motivo scatenante. Oggi l’emergenza sanitaria che ha tenuto fermo il Paese per mesi, ieri stagioni ingloriose, quelle di tangentopoli con le quali si disse veniva annientata la Prima Repubblica, l’altro ieri la fine della seconda guerra mondiale, domani sicuramente ci sarà qualcos’altro. Dovremmo essere abituati a questi scenari, ma così oggi non è. Dalle emergenze del passato siamo usciti fuori attraverso una chiamata a raccolta di coesioni politiche importanti, piene di valori morali ed etici, pur nella differenza delle ideologie. Abbiamo anche evitato lo scadere politico del Paese con quell’avvento berlusconiano che sulla scena politica portò indecorose figure, poteva essere l’avvento di un nuovo “ventennio” che per fortuna non c’è stato. Sulla scena di quello scenario degli anni ’90 segnato da terribili stragi mafiose, erano presenti personaggi che purtroppo oggi non ci sono più. Oggi a difendere e preservare quello scenario resta quasi da solo il Presidente Mattarella. C’è bisogno di una nuova stagione, concordiamo con il nostro Capo dello Stato, c’è bisogno di riscoprire quello spirito che portò e fece lavorare la Costituente e fece vivere il nostro Paese negli anni a venire. Ci chiediamo però quanto sappiano di tutto questo le generazioni di oggi alle quali non c’è stato nessuno che possa avere potuto raccontare di quegli anni del dopoguerra per averli vissuti. Quanto sanno le giovanissime generazioni. Quanto di tutto questo si parli a scuola. Già quella scuola che è stata fermata, che farà tutti promossi (evviva diranno in tanti) che vede gli insegnanti maltrattati, scoraggiati da un sistema scolastico che per non dire che non funziona diciamo funziona male. Riscoprire dunque i valori della Repubblica che sono anche quelli della Democrazia e della Libertà. Valori che non hanno nulla a che fare con i nazionalismi, i populismi o i sovranismi, che ci vogliono farci gridare nelle piazze, come qualche sventurato pare voglia fare anche oggi, “l’Italia agli Italiani”. La Repubblica il 2 giugno del 1946 nacque dopo il 25 Aprile, la giornata della Liberazione dal nazismo e dal fascismo, nacque dopo una incredibile stagione di allucinazioni ideologiche e nazionaliste, l’Italia che Mussolini portò in guerrra. Quell’Italia che rinasceva libera e democratica quel 2 Giugno del 1946 fu l’Italia nella quale la Politica tornava a parlare con intenti e azioni rivoluzionari, consegnando a quel Popolo una forza fantastica di ribellione e speranza, guardando ad una coesione europea. Alla integrazione tra i Popoli. A questo nostro Paese oggi mancano certi maestri, quelli veri, che indottrinavano i loro allievi parlando di storia e di attualità. E’ vero di questa tempra ce ne sono ma non sono molti. Vi offro una mia personale testimonianza, parlando un po’ di me e mi scuserete. Sono cresciuto in un’enclave straordinaria, ho conosciuto maestri della Politica e del Sindacato con i quali ho maturato l’ideale laico e repubblicano, e un patriottismo ben diverso dalla foga nazionalista. Oggi il mio, modesto, esercizio giornalistico nasce dall’avere respirato quell’aria repubblicana di una certa Italia che purtroppo ancora non c’è, per colpe nostre non degli altri. Ho subito abbracciato grazie a loro l’Articolo 21 della Costituzione e per fortuna non siamo stati in pochi a farlo. Non è stato frutto del caso, ma il risultato di tante discussioni, che nulla hanno a che vedere a quelle di oggi fatte sui social. Con l’avanzare degli anni ho cominciato a invidiare le persone che mi hanno condotto in questo cammino. Perché loro erano stati a contatto diretto con chi si era battuto contro la tirannide fascista e con chi dai banchi di una scuola aveva dato gli insegnamenti senza i quali mai ci sarebbe stata la sferzata della ribellione e la speranza di un futuro nuovo e diverso. Ecco, il 2 Giugno 2020 mi piace dedicarlo ad uno di questi maestri, si chiamava Peppino Di Giorgio, pubblichiamo qui una sua foto attorniato dai Repubblicani del tempo, con in testa una persona carissima che purtroppo è andata via troppo presto, Nino Montanti. Un Politico del quale questo territorio continua a serbare ricordo non foss’altro perché questa terra continua ad essere “Terra di conquista”, priva di un ordinato sviluppo sociale ed economico. Questa è una terra che finirà essere di conquista quando avremmo non solo sindaci, pubblici amministratori, in grado di costruire lo sviluppo, ma quando avremmo assieme a loro una società civile più…responsabile. E una società più responsabile la si realizza se si applica la Costituzione figlia di quel 2 Giugno del 1946. Allora serve una Paese che faccia vita politica, che discuta nei Partiti e non con le consultazioni via web, che arrivi in Parlamento non a cercare per forza unanimità ma che animi una dibattito per trovare accordi. La Repubblica del 2 Giugno è questa non può essere altra, se fosse così non la potemmo più chiamare Repubblica. E’ vero oggi noi siamo orfani, come scriveva Josè Ortega y Gasset, filosofo e sociologo spagnolo, “oramai non ci sono più protagonisti, c’è soltanto un coro”, c’è oggi chi pensa ai cori, si appella alle masse, “ma la massa è tutto ciò che non valuta se stesso”. Serve coraggio, coraggio per cambiare, ci ha ancora detto il Presidente Mattarella, e serve la prudenza, che non è solo quella di evitare una nuova emergenza Covid, ma che è anche quella di far diventare minoranza per davvero chi vive la politica attraverso allucinazioni ideologiche e allucinanti ideologie. Il nostro sarà un Paese pronto ad arrivare nel 2021 ai suoi 75 anni di Repubblica, Democrazia e Libertà, se continuerà a operare con la solidarietà, la generosità, la pazienza, la professionalità…col rispetto delle regole. L’emergenza non può essere vissuta con aneliti nazionalisti o sovranisti, perderemo di vista quell’unità che non è solo italiana ma anche europea, dobbiamo viverla riscoprendo la stagione rigorosa dei diritti che sono il frutto dei doveri compiuti. Chi tradisce la Costituzione in vari modi, nella società che vogliamo non può avere diritti di cittadinanza, e oggi purtroppo di queste simile figure ne abbiamo parecchie, in tutti i settori della vita civile. Ripartire significa presentare il conto a costoro, siano essi politici o magistrati, ripartire significa ricordare chi ha speso la vita per questa nostra Repubblica. Servono allora da oggi in poi, memoria, ragionevolezza e…responsabilità. Per essere tutti sempre più Liberi. Infine. Ultimo ma giammai ultimo. Pubblichiamo un intervento video di Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della Stampa. La sua voce ci aiuta a sapere coniugare la Repubblica con la Pace, la Ripartenza con la Informazione.