L’operazione “Fuoco nell’Ombra” dei Carabinieri del Noe ha permesso di scoprire lauti guadagni illeciti dietro una sistematica attività di inquinamento ambientale
Stavolta li hanno sorpresi con le “mani nella munnizza”. Da anni si racconta che le campagne tra Marsala e Mazara sono sistematicamente “violentate” da attività illecite di smaltimento di rifiuti. Addirittura ci fu un collaboratore di giustizia che raccontò come le dismesse cave di tufo, se ne contano tantissime, venivano colmate da scarichi di materiali pericolosi e inquinamenti, rifiuti cosiddetti speciali che la mafia faceva giungere nel trapanese, per andarli a seppellire in queste cave. Le indagini non hanno permesso mai di individuare queste discariche pericolose, mentre nei registri sanitari vengono indicati numerosi casi di persone, residenti in queste zone o coltivatori delle campagne circostanti, affette da tumore. I Carabinieri del Noe per mesi hanno intercettato, pedinato e video filmato, anche con ausilio aereo, le attività illecite di due imprenditori pregiudicati, Francesco e Daniele Giacalone, padre e figlio, 67 e 40 anni. Titolari rispettivamente delle società “Metal ecologica” ed “Eco.replast”. Nel periodo in cui i due imprenditori sono stati seguiti, a cominciare dal gennaio scorso, i Carabinieri del Noe, che hanno agito col supporto dei Carabinieri del Comando provinciale di Trapani e dei comandi delle Compagnie di Marsala e Mazara, hanno accertato l’illecito smaltimento di 380 tonnellate di rifiuti (rifiuti derivanti da lavorazioni nei campi della cantieristica navale, generiche attività industriale, smaltimento di plastica e gomma). Le discariche abusive sono state individuate nelle campagne marsalesi di “Borgo Rinazzo” e quelle mazaresi di “Borgo Montalto”. I carabinieri sono riusciti a filmare tutti gli scarichi illeciti, nonostante i movimenti, sempre notturni, dell’automezzo pesante usato per trasportare nelle discariche abusive i rifiuti fossero “protetti” dai due imprenditori, attraverso staffette che avrebbero dovuto avvertire l’autista della eventuale presenza di posti di controllo delle forze dell’ordine lungo il tragitto seguito. Una volta scaricati dal camion i rifiuti, puntualmente l’autista procedeva ad accendere roghi per eliminare ogni traccia. Indagato è l’autista dell’automezzo, il rumeno Ionut Florin Pavelescu, 32 anni. I reati contestati sono quelli di combustione illecita di rifiuti, inquinamento ambientale, realizzazione di discariche abusive e getto pericolose di cose. Nel corso delle odierne perquisizioni i carabinieri hanno fatto utili scoperte. Nell’abitazione di Daniele Giacalone è stata infatti rinvenuta interessante documentazione circa i rifiuti trattati e la riscossione delle somme da parte degli imprenditori che si sono loro rivolti per gli smaltimenti dei rifiuti prodotti dalle rispettive attività. Pagamenti ovviamente in nero, e quindi non è escluso che nelle indagini vengano proprio coinvolti questi titolari di imprese che probabilmente sapevano dell’attività illecita condotta dai due Giacalone. Smaltire legalmente le sole 380 tonnellate di rifiuti intercettati nel corso delle indagini, sarebbe costato complessivamente 800 mila euro, le spese per gli smaltimenti illeciti sono risultati molto più bassi, ma ugualmente redditizi per i due Giacalone che frattanto si trovano agli arresti domiciliari. I Carabinieri hanno sequestrato i beni loro intestati, per un valore di 1 milione 650 mila euro, Sequestrate anche le quattro aree dove avvenivano gli illeciti smaltimenti di rifiuti.