Migranti: Pantelleria l’approdo preferito dai trafficanti di essere umani, i tunisini riprendono ad arrivare numerosi
La strage di clandestini tunisini avvenuta giorni addietro davanti alle coste tunisine di Sfax, ha acceso l’attenzione su un fenomeno che in questi mesi è stato sottovalutato. E cioè il vertiginoso aumento di arrivi di migranti tunisini sulle coste del trapanese e in particolare sull’isola di Pantelleria. Esiste anche una percentuale che segna questa situazione: da gennaio a giugno, evidenzia l’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu, le partenze di clandestini dalla Tunisia sono aumentate del 156 per cento (lo scrive in un reportage su Repubblica la giornalista Alessandra Ziniti) e la percentuale di clandestini tunisini che si sono imbarcati sulle diverse carrette del mare o gommoni malmessi, è parecchio alta, quasi totale del cento per cento. Il fatto nuovo è che adesso a gestire le partenze di clandestini dalle coste del nord africa, e da quelle tunisine, è una banda di trafficanti di essere umani composta da libici e tunisini. Dai lager libici i clandestini vengono trasferiti in Tunisia e da qui, unendosi loro migranti tunisini, partono per le coste siciliane. Con loro donne e bambini che sono state poi le vittime del drammatico naufragio di qualche settimana addietro. C’è una precisa strategia, quella che sfrutta l’emergenza sanitaria del Covid 19. La Tunisia da fine febbraio e ancora oggi ha interrotto ogni collegamento in arrivo e in partenza verso l’Italia: niente collegamenti aerei , niente collegamenti navali. E così accade che i tunisini che sono arrivati da clandestini sulle coste siciliane sono destinati a usufruire di una libertà certa, nonostante i decreti di espulsione. I clandestini che arrivano dalle nostre parti vengono dapprima tenuti in quarantena, i famosi 15 giorni per prevenire eventuali contagi del Covid 19, dopo di che si avviano le procedure. Ci sono i clandestini che provenendo da zone particolari del continente africano, dalla Libia, dalla zona sub sahariana e non solo, possono chiedere di avere riconosciuto lo status di rifugiati politici, facoltà che però non può essere riconosciuta ai clandestini di nazionalità tunisina. Per la Questura di Trapani, che si occupa di espulsioni e rimpatri, è obbligatorio così notificare a questi migranti l’ordine di espulsione, notificare l’obbligo a lasciare il territorio italiano e rientrare nel proprio paese di origine entro 15 giorni. Prima del lockdown accadeva che i clandestini tunisini, non numerosi in quei periodi ante emergenza coronavirus, venivano rimpatriati in aereo o per nave nel loro paese di origine. Ma con il lockdown la Tunisia ha chiuso le proprie frontiere, e questo tra fine febbraio e primi di marzo, situazione che permane attuale e dunque niente rimpatri forzati verso Tunisi. Tutto questo ha incentivato indirettamente l’aumento di arrivi di clandestini tunisini, i trafficanti di esseri umani sfruttando da una parte la volontà del Governo di Tunisi di impedire qualsiasi accesso dall’estero, e dall’altra le procedure del Governo italiano sui rimpatri. I trafficanti di essere umani agevolano la partenza dalla Tunisia di questi migranti, sapendo che una volta arrivati in Italia dopo la quarantena rimangono liberi di muoversi, come in effetti accade. L’ultima espulsione, sulla carta, risale a pochi giorni addietro, quando una ventina di migranti tunisini, con in tasca l’obbligo a lasciare il territorio italiano, sono stati accompagnati dalle forze dell’ordine…alla stazione di Trapani. La situazione è stata in queste settimane più volte affrontata in prefettura, nel corso di riunioni convocate dal prefetto Tommaso Ricciardi, riunioni del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica nel corso delle quali è emerso il target degli approdi dei migranti, un target quasi completamente fatto da tunisini. Emblematica la circostanza che nella scorsa settimana in appena 48 ore sono stati un centinaio i tunisini arrivati nel trapanese. L’iter seguito da prefettura e forze dell’ordine è stato preciso e coerente con quanto previsto dalle norme: i clandestini tunisini sono stati trattenuti nei luoghi di approdo (ma non sempre, più avanti ne parliamo) per i quindici giorni impropriamente indicati come quarantena, per prevenire eventuali contagi da Covid 19, poi sono stati trasferiti nel CPR (Centro di permanenza e respingimento), l’ex Hotspot di contrada Milo alla periferia di Trapani, e a conclusione di un altro periodo di quindici giorni sono stati emessi i provvedimenti di espulsione, e quindi i tunisini hanno lasciato da liberi il Cpr. Nel Cpr sono rimasti, in attesa di andare nei centri di accoglienza attrezzati,invece coloro i quali hanno titolo a chiedere lo status di rifugiato, ma abbiamo detto che questo status non può essere concesso ai tunisini. Non possiamo far altro che accompagnarli alla stazione di Trapani, dicono dagli uffici che si occupano di queste procedure, la Tunisia ha interrotto ogni sorta di collegamento con l’Italia e loro non possono essere oltremaniera trattenuti. Migranti tunisini che così sono destinati a diventare manodopera controllata dai caporali nelle nostre campagne e non solo, che finiscono all’interno di contenitori criminali, pochi sono quelli che riescono a inserirsi in ambienti familiari o sociali comunque fuori dai circoli controllati dai clan. L’altra cosa che non torna in questa situazione è il comportamento degli enti locali. Le norme emanate in periodo di lockdown nel nostro Paese a proposito di clandestini, prevedono che i migranti trascorrano la quarantena nei luoghi di approdo. Ma ci sono stati sindaci che hanno rifiutato di adempiere e hanno fatto un quarantotto perché i clandestini venissero subito allontanati dalle loro comunità, mettendo fortemente in difficoltà lo stesso prefetto Ricciardi. Uno di questi sindaci sarebbe l’attuale primo cittadino di Pantelleria, Vincenzo Vittorio Campo, politico pentastellato. Il sindaco Campo clandestini sulla propria isola non ne vuole proprio e quando gli sbarchi di tunisini a Pantelleria si sono intensificati pare abbia alzato il telefono e chiesto sostegno ad un uomo del Governo, lo stesso Governo che ha varato questa norma risultata indigesta al sindaco di Pantelleria. A far da spalla al sindaco Campo sarebbe stato il sottosegretario al ministero dell’Interno Carlo Sibilia. Un giro di telefonate ha obbligato gli organi competenti a portare via da Pantelleria i tunisini che lì avrebbero dovuto trascorrere la quarantena, poliziotti e carabinieri così si sono dovuti far carico di un trasferimento sulla carta pericoloso, non sapendo se tra i tunisini scortati a Trapani ci fossero stati soggetti affetti dal virus del Covid.