Il deputato con la “spiccata attitudine al crimine”

“Artemisia”: i giudici del riesame hanno motivato la decisione con la quale l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto è stato posto ai domiciliari

Resta di competenza della Procura di Trapani l’indagine “Artemisia”, quella che ha portato i Carabinieri di Trapani a scoprire l’esistenza di una sorta di “cerchio magico” attorno all’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, medico, 57 anni, dove le regole applicate sono risultate del tutto similari ad una associazione massonica segreta, tanto da diventare una vera e propria loggia, con tanto di tempio massonico in una palazzina di Castelvetrano, la città del politico indicato dai magistrati della Procura di Trapani che hanno coordinato l’inchiesta, come l’ispiratore di ogni cosa. Potere politico spregiudicato, massoneria segreta, affari, nel regno assoluto del boss latitante Matteo Messina Denaro. Un panorama inquietante che svela quali rischi corrono ancora oggi le istituzioni democratiche, la libertà, la democrazia e anche, talvolta, la libertà di parola e di pensiero. I giudici del riesame, gli stessi che hanno disposto nuovamente per Lo Sciuto quella misura cautelare degli arresti che in un primo momento era stata revocata, tranne poi sopraggiungere la decisione della Cassazione che ha accolto il ricorso dei pm, hanno infatti derubricato quella contestazione di reato fatta a Lo Sciuto che aveva indotto i precedenti giudici del riesame a dichiarare la non competenza dei magistrati trapanesi. L’episodio riguarda la assunzione di Maria Luisa Mortillaro quale consulente-collaboratrice del parlamentare. Una assunzione del tutto fittizia, di quelle previste dal Parlamento regionale. I deputati hanno facoltà di assumere propri collaboratori, corrispondono il compenso concordato e successivamente la somma pagata viene rimborsata al politico. In un primo momento è stato configurato l’episodio come peculato, adesso la nuova qualificazione in truffa aggravata. Viene così a cadere la tesi sostenuta dal Tribunale del riesame che a suo tempo riconoscendo il peculato il reato più grave contestato nella misura cautelare firmata dal gip Cersosimo, riconoscendo che era stato commesso a Palermo, ha sostenuto la incompetenza della magistratura trapanese. Adesso con i pronunciamenti della Cassazione, che hanno riguardato quasi tutti gli indagati, che si sono visti dare torto con l’annullamento delle decisioni assunte dai giudici del riesame, l’indagine torna completamente nelle mani della Procura di Trapani. La decisione del nuovo collegio del Tribunale del riesame non fa chiarezza solo su questo aspetto. I giudici nelle motivazioni depositate qualche settimana addietro, hanno spiegato perché hanno fatto nuovamente arrestare l’on. Lo Sciuto, sottoposto stavolta agli arresti domiciliari e non in carcere come era accaduto nella prima fase delle indagini. Indagini pesanti che hanno coinvolto l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, un paio di politici castelvetranesi, poliziotti, commercialisti, medici e addirittura sfiorato l’ex ministro dell’Interno e degli Esteri Angelino Alfano, essendo coinvolto nell’inchiesta un suo strettissimo collaboratore, Giovannantonio Macchiarola. In totale 43 indagati, questo sarebbe stato il “cerchio magico” dell’on. Lo Sciuto, da quest’ambito di fitte relazioni addirittura l’allora potente deputato regionale avrebbe saputo che a suo carico c’erano indagini in corso, a Palermo quanto a Trapani. L’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari a Lo Sciuto è derivata dalla contestazione di gravi reati di concussione che avrebbe messo in atto con un altro super indagato dell’indagine “Artemisia” e cioè Paolo Genco, presidente di un ente di formazione professionale, l’Anfe. Genco sarebbe stato sponsor per l’elezione all’Ars di Lo Sciuto nel 2012, avrebbe garantito al politico una serie di assunzioni nel calderone dei centinaia corsi di formazione che gli venivano finanziati grazie proprio a Lo Sciuto. A favore di Genco l’on. Lo Sciuto, scrivono i giudici, avrebbe creato una rete di relazioni tale da permettergli di presentarsi finanche negli uffici ministeriali di Roma, ottenere audizione e accolte subito le sue richieste. In questo scenario un’altra grave accusa per Lo Sciuto e Genco: quello di avere agito con azioni di vera e propria intimidazione per costringere l’assessore regionale Bruno Marziano, che sedeva allora alla guida della Formazione nel Governo guidato da Rosario Crocetta. Contro Marziano una azione “criminale” per costringerlo a revocare bandi pubblicati per il finanziamento da concedere agli enti della formazione e a farne di altri a misura dell’Anfe di Genco. Al Parlamento regionale nel 2012 fu eletto un politico che oggi i giudici dicono di essere in possesso di una “spiccata attitudine al crimine” e capace di orientare consenso a proprio favore usando la corruzione. Lo Sciuto in passato è stato consigliere comunale a Castelvetrano, poi il salto alla Provincia regionale dove fu anche assessore. Il volto di Lo Sciuto dalla lettura delle intercettazioni sembra essere quello di un politico spregiudicato. Intento ad usare la carica politico istituzionale ricoperta per mettere in atto intimidazioni con un frasario che pare essere quello di un pericoloso criminale. Le intercettazioni che vi proponiamo sono del 2016
Lo Sciuto …da martedì in poi Paolo (Genco ndr) a morte contro Marziano
Genco Si Giovanni non fate più sconti a nessuno
Lo Sciuto A morte contro Marziano te lo sto dicendo
Altra intercettazione.
Lo Sciuto Gliel’ho detto (parlando con Genco di Marziano ndr) o revochi l’accreditamento o succede un inferno, capito. Facciamo una commissione d’inchiesta e non vogliamo sapere più niente. E lui si è impegnato a risolvere la cosa Paolo (Genco ndr) ora vediamo cosa succede.
Nel fascicolo dell’indagine è finita anche una intervista rilasciata proprio dall’on. Lo Sciuto al sito on line Livesicilia.it, dove preannuncia proprio una azione politico contro Marziano. Intervista che commenterà con l’allora presidente dell’Ars Francesco Cascio. Ma c’è ancora un’altra intercettazione. Un dialogo tra Lo Sciuto e l’ex sindaco di Alcamo Giacomo Scala.
Lo Sciuto Ho convinto tutto il mio partito a togliere il sostegno alla maggioranza. Noi non votiamo. Non votiamo le cose. Quindi o lui si da una ridimensionata e cerca di recuperare la situazione altrimenti andiamo muro contro muro a costo che usciamo dal Governo. Io ieri ho ottenuto questa cosa dal partito. Non votiamo più e vediamo quello che succede. Eventualmente facciamo la crisi di governo.
Contro l’allora assessore Marziano, l’on. Lo Sciuto avrebbe creato un vero e proprio accerchiamento. Tanto da portarlo quasi come un imputato dinanzi alla commissione parlamentare della quale Lo Sciuto era vice presidente.

GENCO
MARZIANO lo vedo domani: vuole andare a pranzo con me domani all’una.
LO SCIUTO
Ho capito
GENCO
La commissione a che ora è?
LO SCIUTO
La commissione è di mattina alle 11
GENCO
Alle 11 .. e lui vuole andare a pranzo all’una. Sicuramente dopo che viene in commissione gli passa la fame
LO SCIUTO
Certo che gli passa la fame! Lui non ha capito che io domani gli presento la mozione di sfiducia! Ti pare che lo ha capito?
GENCO
Non solo la mozione di sfiducia a lui ! ..ma visto che il potere di fare la graduatoria ce l’ha il dirigente generale… capito?..
LO SCIUTO
Si
GENCO
…attaccate anche il dirigente generale!
LO SCIUTO

Certo… gli dico “ma lei che razza di bando ha fatto qua?”

I giudici del riesame hanno infine concluso usando la mano pesante. E’ vero che l’on. Giovanni Lo Sciuto non è stato rieletto all’Ars, non ricopre cariche politico ed istituzionali è però il Tribunale ha riconosciuto, grazie alle indagini dei Carabinieri di Trapani, che lo stesso continua a godere di una fitta rete di relazioni, attraverso le quali è stata ipotizzata la reiterazione del reato.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.