L’ex vicario della Curia di Trapani diventato Arcivescovo. Affiancherà il Cardinale Montenegro nella guida dell’Arcidiocesi di Agrigento
Occhi lucidi, sorrisi, abbracci dati con gli occhi, gioia. Sono queste le emozioni vissute durante la celebrazione eucaristica svoltasi nella Cattedrale di Agrigento durante la quale Alessandro Damiano è stato ordinato arcivescovo. Era lo scorso 30 aprile, in pieno lockdown, quando in contemporanea l’arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro, e monsignor Pietro Fragnelli, vescovo di Trapani, annunciavano la nomina papale di don Damiano, fino ad allora vicario generale della diocesi trapanese, ad arcivescovo coadiutore di Agrigento.
A quasi cinque mesi da quell’annuncio l’ordinazione episcopale in una data ricca di significato, il giorno della Dedicazione della Cattedrale, giorno in cui è più evidente il legame tra la Cattedra e il pastore, tra la Chiesa e colui che, a motivo del suo servizio episcopale, ne è guida. Una celebrazione insolita per il numero di partecipanti. Seguendo le indicazioni anti-Covid, solo mille fedeli, tra la Cattedrale e la prospicente piazza don Minzoni, hanno potuto partecipare alla liturgia, mentre maggiore è stato il numero di quanti lo hanno potuto fare attraverso i mezzi di comunicazione. A presiedere il rito di ordinazione è stato il cardinale arcivescovo Montenegro assieme ai co-consacranti Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani, e Giuseppe Mani, arcivescovo emerito di Cagliari e rettore del Seminario romano negli anni frequentati da don Damiano.
«Don Alessandro – ha detto nel suo saluto iniziale Fragnelli –, per l’esperienza familiare ed ecclesiale vissuta a Trapani, per il ministero pastorale in diocesi e nelle Chiese della Regione, sai bene che lo Spirito del Risorto dà il coraggio nelle avversità e nelle persecuzioni, nelle ristrettezze e nelle fragilità. Esiste ancora oggi, qui e nel mondo intero, una “terra fecondissima” (Alessandro D’Avenia, ndr), abitata da coloro che sanno di essere fragili. Sono proprio loro, specie in questo tempo reso più cupo dal coronavirus, che domandano pastori capaci “di soavità e di fortezza” verso tutto il popolo di Dio, pastori capaci “ora di sopportare con pazienza certi rapinatori, ora di affrontarli con la preoccupazione di salvare la carità”. È il “faticoso compito della sentinella”, quello che il Papa ti affida e ti chiede di insegnarlo ai sacerdoti e ai laici».
«Carissimo don Alessandro, in questo giorno di festa ti consegno questa amata Chiesa agrigentina affinché, dopo il tempo in cui la serviremo insieme, tu continui a proteggerla sull’esempio dei santi vescovi agrigentini e di tutti i pastori che per essa si sono spesi con cura e sapiente generosità – ha detto nella sua omelia il cardinale Montenegro –. È una comunità arricchita di tanti doni. Hai già iniziato a conoscerla e, ne sono certo, ad amarla. In questa porzione di territorio il Signore ha messo insieme tante sfide che ci chiede di affrontare. In modo speciale oggi, ti affidiamo e ci affidiamo alla Vergine Santissima – ha concluso Montenegro –. Ti custodisca, ti prenda per mano, ti aiuti, ti protegga e ti doni la sapienza necessaria affinché il tuo ministero episcopale sia svolto con umiltà e fiducia “avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”».
«Pregate voi per me, perché sia in grado di operare per voi come si conviene». Con le parole di san Gregorio Magno il neo arcivescovo Damiano ha preso commiato da quanti, autorità, familiari, presbiteri e diaconi, religiosi e religiose, rappresentanti delle comunità parrocchiali di Trapani e Agrigento, si sono ritrovati con lui in questa giornata.
Fonte: avvenire.it