Tra le parti civili anche l’imprenditore alcamese Salvatore Di Leonardo che denunciò l’estorsione. Pene ridimensionate in appello, condannato il boss Vincenzo Graziano
PALERMO. La III sezione della Corte di Appello di Palermo, Presieduta dal Dott. Antonio Napoli, ha ridimensionato le pene per gli imputati dell’operazione antimafia denominata “Cicero” del gennaio 2016. Ci sono anche due assoluzioni. I giudici palermitani hanno assolto Giorgio Marcatajo (perché il fatto non costituisce reato), condannato in primo grado a due anni e 10 mesi e l’ingegnere Francesco Cuccio (perché il fatto non sussiste), condannato in primo grado a 6 anni.
Ridotte invece per gli altri imputati. Condannato a 10 anni e 11 mesi Francesco Graziano, Angelo Graziano 4 anni e 6 mesi, Vincenzo Graziano a 3 anni e 9 mesi, per Ignazio e Giuseppe Messeri, 2 anni e 3 mesi ciascuno, mentre per Maria Virginia Inserillo, un anno e 2 mesi.
Le accuse per gli imputati erano inizialmente a vario titolo di riciclaggio, reimpiego di capitali illeciti, peculato ed intestazione fittizia di beni, aggravati dall’aver favorito da Cosa nostra. Cade in Appello l’aggravante di aver favorito Cosa nostra.
I giudici della III sezione della Corte di Appello hanno ritenuto Francesco Graziano colpevole del reato di estorsione ai danni dell’imprenditore alcamese Salvatore Di Leonardo e lo ha condannato al risarcimento e al pagamento delle spese processuali, da quantificare in sede civile, per l’imprenditore e per l’Associazione Antiracket e Antiusura Alcamese, costituite parte civile. Entrambi difesi dall’Avvocato Davide Bambina.