Non c’è sull’arma il Dna di Bucaria

Tentato omicidio Cuntuliano: la conclusione dei periti nominati dal gip escludono tracce genetiche riconducibili all’imprenditore arrestato

Un caso che resta più che mai aperto e per il quale si prefigurano nuovi scenari, oggi difficili da poter indicare, ma certamente attorno al tentato omicidio di Domenico Cuntuliano, fatto che risale al 2013, e per il quale è stato condannato quale esecutore l’ex fontaniere del Comune di Trapani, Gaspare Gervasi, dalla Procura, che ritiene mandante l’imprenditore Matteo Bucaria, cognato della vittima, e dalla difesa dello stesso imprenditore, c’è da aspettarsi presto altre mosse. E questo dopo l’esito della perizia consegnata al gip ed eseguita sulla presunta arma usata da Gaspare Gervasi e da lui solo adesso fatta ritrovare. La perizia eseguita dai poliziotti del Gabinetto di Polizia scientifica sull’arma, smentisce Gervasi e allenta le prove di accusa contro il presunto mandante, l’imprenditore Matteo Bucaria, in carcere dallo scorso agosto. Ieri mattina in Tribunale si è svolta dinanzi al gip Caterina Brignone l’udienza per far entrare nel fascicolo processuale la perizia. In termine tecnico si è trattato di un incidente probatorio. La perizia era stata consegnata dai periti al gip da una decina di giorni, ieri è stata discussa dalle parti, giudice, pm e difesa, ed è stata acquisita al fascicolo. Ieri in udienza sono stati sentiti proprio i periti. Passo indietro: per il tentato omicidio di Domenico Cuntuliano nell’immediatezza del fatto fu arrestato Gaspare Gervasi, condannato in via definitiva a 12 anni di carcere senza mai rispondere alle domande di pm e giudici. Sul finire della sua detenzione il colpo di scena: l’estate scorsa, dopo che gli fu sequestrata corrispondenza che stava inviando dal carcere, Gervasi si è deciso a fare agli inquirenti il nome di Bucaria quale mandante. Gervasi fece anche trovare l’arma che lui ha detto di avere avuta consegnata da Bucaria e con la quale ha affermato di aver sparato a Cuntuliano. Le novità di oggi. La perizia ha dato risultati clamorosi. Se da un punto di vista balistico non è stato possibile per i periti fare alcuna comparazione, mancando i bossoli, mai trovati, la perizia ha solo accertato una plausibile compatibilità dell’arma con le ferite subite da Cuntuliano il fatto rilevante arriva dai risultati delle comparazioni genetiche. Sull’arma, che i periti hanno detto essere di antica fattura, il risultato di alcuni assemblaggi artigianali, somiglia molto ad un fucile a canne mezze, ma è più corta della classica lupara, sono state trovate tracce genetiche pure diverse tra loro ma nessuna di queste è risultata compatibile con il Dna dei protagonisti di questa vicenda. Non è stato trovato il Dna di chi ha detto di averla impugnata per sparare, Gaspare Gervasi, non è trovato il Dna del nuovo indagato, l’imprenditore Matteo Bucaria, Gervasi, accusandolo, ha detto di aver ricevuto da lui quell’arma, non c’è nemmeno il Dna della vittima: Gervasi ha detto che sparò contro Cuntuliano da breve distanza, verosimile quindi che schizzi di sangue possano essere finiti sull’arma, ma tracce in tal senso non sono state trovate. I periti hanno anche trovato alcune impronte, ma è risultato impossibile usarle per una qualsivoglia comparazione. L’arma poteva essere efficacemente usata all’epoca del tentato omicidio ma prova certa in tal senso pare non esserci. I periti hanno provato l’arma in diversi modi e circostanze, ma spesso le prove di sparo hanno causato alcuni guasti all’arma, rendendo difficile anche potere esplodere due colpi consecutivi. I periti hanno attestato che all’epoca del fatto delittuoso l’arma può aver sparato e che le difficoltà di oggi, riscontrate durante la perizia, sono la conseguenza del deterioramento provocato dal tempo e dagli eventi atmosferici. Quell’arma non è stata indubbiamente ben conservata e custodita, non fu nascosta nemmeno bene. Il caso, alla luce di questa perizia, sembra essere diventato un vero e proprio rompicapo. La difesa di Bucaria, avvocati Giovanni Liotti e Sabina Bonfiglio, che hanno nominato quale consulente di parte per l’esame dell’arma l’ex generale dei Ris Luciano Garofano, dopo non aver ottenuto dal Tribunale del riesame la revoca della misura, adesso ritiene di aver acquisito un punto a favore. Sin dal suo arresto Bucaria ha sempre sostenuto di essere estraneo ai fatti e i difensori si sono sempre detti certi della sua innocenza. Hanno nel tempo acquisito alcune testimonianze, alcune di queste hanno provato che tra Gervasi e Cuntuliano c’era una stretta e non casuale conoscenza. Il caso giudiziario con protagonista Bucaria esplose ad agosto scorso con l’arresto dell’imprenditore da parte della Polizia su ordine del gip, che accolse la richiesta della Procura di Trapani. A fare riaprire le indagini, che si erano chiuse con la sola condanna di Gervasi, da subito indicato da Cuntuliano quale suo attentatore, senza però saper dire perché gli aveva sparato, fu il sequestro di alcune lettere che Gervasi si accingeva a spedire dalla sua cella e il riascolto di alcune intercettazioni di colloqui avvenuti in carcere tra Gervasi e i suoi familiari nei giorni e in epoca successiva al suo arresto. Per gli inquirenti c’erano chiari riferimenti all’imprenditore Bucaria. Sottoposto a nuovi interrogatori Gervasi, che fino a questo nuovo interrogatorio non aveva mai parlato, restando in silenzio anche durante il suo processo, sul finire della sua detenzione ha fatto il nome di Bucaria quale mandante. In un successivo interrogatorio ha poi detto che era in grado di far trovare l’arma usata per sparare a Cuntuliano. Raccontò che dopo aver sparato a Cuntuliano fuggì via, liberandosi dei vestiti che indossava e soprattutto dell’arma, infilata in un sacco e nascosta in mezzo a delle rocce, nemmeno tanto bene sepolta, in aperta campagna, in zona diversa dall’agguato, dove è rimasta dal 2013 fino al suo ritrovamento fatto fare da Gervasi alla Polizia nello scorso mese di agosto. Le intemperie a dire dei periti potrebbero però averla resa oggi quasi del tutto inutilizzabile. Non escludendo che fosse perfettamente utilizzabile all’epoca del tentato omicidio Cuntuliano. Ma il Dna rilevato non è quello di Bucaria e degli altri protagonisti di questa storia. Gervasi frattanto da alcune settimane è tornato libero dopo aver espiato la sua condanna. Bucaria, che insiste sulla sua innocenza e i suoi difensori insistono con il dire che è così anche all’esito della perizia, per adesso resta ancora in carcere.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.