Inchiesta tamponi Alcamo, le motivazioni del Riesame: “Non c’è il reato, macchinario idoneo”

Il Tribunale del Riesame di Trapani smentisce i NAS e nelle motivazioni del dissequestro del macchinario per la processazione dei tamponi afferma che “non si può parlare di intento fraudolento che giustifichi l’ipotesi delle frode in pubbliche forniture”.

TRAPANI. L’ordinanza del Tribunale del Riesame di Trapani dello scorso 23 novembre ha annullato il sequestro del macchinario della processazione dei tamponi del laboratorio Emolab di Alcamo che fa parte della società Consortile Koala. Nel provvedimento, firmato dal collegio presieduto dalla Dott.ssa Daniela Troja e dai Giudici Dott. Giancarlo Caruso e Dott. Oreste Marroccoli, i giudici hanno accolto in pieno il riesame presentato dal laboratorio di analisi nella persona del legale rappresentante Di Giorgi Fabio Benedetto, difeso dall’Avvocato Vincenzo Abate. Il laboratorio, che da inizio pandemia tra pubblico e privato ha processato oltre 10mila tamponi, come da noi verificato nei giorni precedenti, non è mai stato sequestrato, ma il provvedimento riguardava soltanto il macchinario per la processazione dei tamponi.

“Apparecchiature idonee”

In sostanza, secondo i giudici del Riesame che hanno accolto in pieno il ricorso della difesa, non c’è né il fumus del delitto, né il periculum in mora, tradotto non c’è il reato. Il Riesame ha quindi evidenziato che il macchinario per processare i tamponi era idoneo, non ravvisando alcun intento fraudolento che giustifichi l’ipotesi della frode in pubbliche forniture. La Procura e i Carabinieri del NAS avevano contestato tre casi “sospetti”. Nello specifico due tamponi inaccettabili e un falso positivo. Nel primo caso il Riesame non esclude che i due tamponi potrebbero essere stati contaminati durante il trasporto. Secondo i giudici, quindi, tre soli casi sono esigui per evidenziare il reato.

I dati analizzati dal Riesame mostrano come non possa affermarsi che le apparecchiature fossero “non idonee”; se così fosse stato, scrivono i giudici trapanesi, non vi sarebbero stati solo tre risultati inaccettabili su 14 campioni esaminati, ma la inidoneità dello strumento avrebbe falsato anche l’esito sugli altri tamponi. Il dato parziale tuttavia non è stato compiutamente esaminato non essendo stato valutato, come detto in precedenza, se potesse essersi verificato un problema nell’effettuazione del tampone o nel trasporto dello stesso o una contaminazione nella raccolta del dato.

“Nessuna frode nelle pubbliche forniture”

“Il laboratorio si è dotato di un macchinario all’avanguardia riconosciuto dal ministero della Salute fra i migliori al mondo e aveva passato tutte le verifiche di controllo sia precedenti che successive alla rilevazione delle anomalie sui tre tamponi da parte del Centro regionale”. È quanto sostenuto dalla difesa e accolto dal Tribunale del Riesame lo scorso 23 novembre.

Secondo i giudici, al fine di individuare la sussistenza del fumus del delitto di frode in pubbliche forniture, sarebbe stato necessario accertare la sussistenza del dolo generico del responsabile del laboratorio. Secondo il Tribunale del Riesame, quindi, non sussistono allo stato attuale elementi da cui desumere l’intento fraudolento della Società Consortile Koala srl nell’effettuazione dei tamponi.

Relativamente alla contestazione sul prezzo dei singoli tamponi, il laboratorio ha fatturato i 50 euro previsti dalla Regione per quelli effettuati per conto dell’ASP di Trapani, mentre per quanto riguarda i prezzi praticati ai privati non forniti di ricetta, è stato sottoposto un prezzo superiore ai 50 previsti dalla Regione Siciliana, ma la condotta, si legge a conclusione delle 33 pagine del dissequestro, non è inserita nella contestazione di “frode in pubbliche forniture”.

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Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.