Sequestro contro ex assessore provinciale

“Country Vultures”: colpito l’alcamese Carlo Cammisa, fu in Giunta col presidente D’Alì

L’indagine della Guardia di Finanza denominata “Country Vultures”, coordinata dal sostituto procuratore Matteo Delpini, ha colpito tra gli altri l’ex assessore provinciale Carlo Cammisa, per qualche periodo esponente di spicco di Forza Italia ad Alcamo. Cammisa è stato per alcuni mesi assessore alla Provincia regionale, componente della Giunta all’epoca guidata dal senatore Tonino D’Alì. Cammisa fu assessore provinciale dal febbraio al giugno 2008. L’indagine rientra nell’ambito di una inchiesta finalizzata alla repressione di condotte delittuose in materia di reati societari e fallimentari. La misura cautelare del sequestro preventivo ha riguardato  5 immobili del valore di oltre un milione di euro. Con Cammisa sono indagati la moglie, Loredana Impellizzeri e il suocero Giuseppe Impellizzeri. Per la Procura di Trapani la società Agricoleasing di Alcamo, operante nel settore finanziario e che nel corso della sua ultraventennale attività ha elargito numerosi finanziamenti a privati ed imprenditori, mediante l’erogazione di prestiti, l’anticipo di fatture attive, l’apertura di credito e la concessione di fidi. Colpita anche la società Bizar Line attiva nel settore industriale (produzione di metalli). Le due società sono state dichiarate fallite dal Tribunale di Trapani, rispettivamente nel novembre 2016 e nel maggio 2017. Nel faldone investigativo oltre a scritture contabili e della documentazione bancaria, anche le trascrizioni di intercettazioni telefoniche ed ambientali e le testimonianze di oltre 100 risparmiatori, prove schiaccianti per il pm Delpini della sussistenza dei reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, preferenziale e documentale. I tre indagati avrebbero sottratto circa 5,6 milioni di euro dalle casse sociali, quattro fabbricati e un terreno per un valore di circa 1,2 milioni di euro, beni mobili (arredi, macchinari e attrezzature) del valore di circa 50 mila euro, tre veicoli del valore complessivo di 55 mila euro. Contestata anche la  emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo di circa 270 mila euro. La società operante nel settore finanziario, per mantenere la propria liquidità, è ricorsa in modo sistematico all’anticipazione di ricevute bancarie concesse da diversi istituti di credito nonché all’emissione di un prestito obbligazionario, ma la rilevante entità delle somme raccolte, invece di essere utilizzata nell’ambito dell’attività finanziaria normalmente svolta, è stata distratta nel tempo dagli indagati, attraverso escamotage contabili, semplici, ma funzionali allo scopo, consistiti nel mancato versamento sui conti delle società delle somme ricevute dai risparmiatori per la sottoscrizione dei certificati obbligazionari, o per investimenti similari, oppure mediante l’annotazione in contabilità di fittizi contratti di “finanziamento” intestati a terzi che sono risultati essere del tutto ignari di dette operazioni; ovvero, infine, attraverso delle fittizie compensazioni dare/avere tra società e soci. Dalla società Bizar Line sono state sottratte somme per più di 1 milione di euro per l’acquisto di macchinari, impianti, di proprietà di una cantina vinicola, già dichiarata fallita nel 2012, operazione di acquisto che non si è poi concretizzata. La mala gestio delle due imprese si è tradotta altresì in un’attività di spoliazione dei beni facenti parte del patrimonio delle società fallite, operazione finalizzata a sottrarre i beni  dalle pretese creditorie, il risultato quello di riuscire a drenare notevoli risorse finanziare, ammontanti a oltre 5,6 milioni di euro, alle società fallite quando, invece, dette disponibilità dovevano essere destinate principalmente ad onorare i debiti contratti con il prestito obbligazionario, attraverso il rimborso delle quote sottoscritte dagli obbligazionisti. Il fallimento delle due società colpì pesantemente il tessuto sociale alcamese, depredati sono stati piccoli imprenditori agricoli, impiegati, pensionati, per alcuni di essi si è trattato di vedere polverizzati i risparmi di una vita.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.