Si è dimesso il Sindaco di Calatafimi Antonino Accardo a seguito dell’operazione antimafia “Ruina”. Il movimento “Amunì Calatafimi”, che durante le ultime elezioni lo aveva sostenuto, era rimasto in un limbo chiedendo “chiarimenti”. Un chiarimento che non è mai arrivato e che davanti ai pm si è tradotto in silenzio
CALATAFIMI. Antonino Accardo ha rassegato le dimissioni questa mattina. Insieme a lui hanno lasciato anche Assessori e Consiglieri di maggioranza. La stessa cosa avevano fatto nei giorni scorsi i consiglieri di minoranza.
Il Sindaco, dopo le gravi accusa della DDA di Palermo, con una lettera ha rassegnato le dimissioni.
“I recenti accadimenti giudiziari mi impongono decisioni che, pur se travagliate, ritengo non più procrastinabili. Solo per l’alto senso politico ed istituzionale che ha sempre improntato il mio impegno civico, pur non sussistendo alcun obbligo in tal senso, ritengo opportuno rassegnare, con effetto immediato ed irrevocabile, le mie dimissioni dalla carica di Sindaco di Calatafimi. Intendo rappresentare a tutta la cittadinanza che sono certo che riuscirò a dimostrare il prima possibile la mia estraneità ai fatti che mi vengono contestati e che ripongo piena fiducia nell’operato della Magistratura. Assumo questa decisione – scrive Accardo – pur nella consapevolezza di aver sempre agito in modo trasparente ed irreprensibile e di aver improntato la mia azione politica ed amministrativa, sempre e solo, al raggiungimento del bene comune. Esprimo, infine, gratitudine a tutti quelli che mi hanno sempre sostenuto e a quanti, in questi difficili giorni, mi hanno espresso la loro solidarietà invitandomi a non mollare”. Queste le parole dell’ormai ex Sindaco Antonino Accardo. Le uniche parole da quando è finito indagato per corruzione elettorale aggravata dal reato mafioso.
Pochi giorni fa il Movimento “Amunì”, che durante la scorsa campagna elettorale aveva sostenuto l’ormai ex Sindaco Antonino Accardo, aveva diffuso una nota in cu si chiedevano “chiarimenti al Sindaco e agli Assessori.” Parole mai arrivate fino a quelle di questa mattina che annunciano le dimissioni. Quella di “Amunì” era stata una posizione “di stallo”. Il movimento, infatti, pur condannando i gravi fatti emersi, era rimasto in un limbo. In sostanza chiedevano un chiarimento da parte di Accardo, non tenendo conto del fatto che il Sindaco, convocato in Procura il giorno stesso del blitz “Ruina”, aveva scelto di rimanere in silenzio avvalendosi della “facoltà di non rispondere”. Un chiarimento, quindi, che non c’è stato. Un chiarimento che doveva essere prima di tutto giudiziario, ma che non è avvenuto e che oggi si è tradotto nelle dimissioni.
“Alla luce di quanto emerso dall’operazione “Ruina”, eseguita nel territorio di Calatafimi – affermano in un comunicato non firmato dal movimento – noi di Amunì, come abbiamo sempre fatto, condanniamo fortemente qualsiasi forma di associazione mafiosa, compravendita di voti, favoreggiamento, che possa essere avvenuta sul nostro territorio. Non abbiamo intenzione di entrare nel merito delle accuse perché non sta a noi verificare la sussistenza delle ipotesi di reato commessi, né di dar vita a processi mediatici che a nulla servono. All’Amministrazione comunale tutta chiediamo estrema chiarezza e presa di posizione nel brevissimo tempo. Se qualcuno, – scrivono in una nota – anche solo un componente dell’Amministrazione Comunale, era a conoscenza di questi presunti modi di agire; di una presunta associazione mafiosa che ha portato voti all’Amministrazione; di una presunta compravendita di voti; o se l’Amministrazione Comunale non ritiene di poter continuare ad operare con serenità rallentando quindi lo sviluppo del nostro paese, chiediamo le immediate dimissioni della/e parte/parti coinvolte dell’Amministrazione Comunale: Sindaco, Assessori, Consiglieri che siano o di tutta questa. Se invece nessuno dell’Amministrazione Comunale era a conoscenza di questi presunti modi di agire di terzi e il primo cittadino è sicuro della propria innocenza, potendo quindi chiarire la sua attuale posizione, continuando ad operare, insieme alla maggioranza, al massimo delle proprie energie per continuare a costruire una Calatafimi Segesta migliore, chiediamo a questa amministrazione di continuare il suo mandato rispettando e onorando il forte volere popolare espresso alle urne. La presunzione di innocenza – aggiungono – è uno dei principi cardini del nostro ordinamento, prevista anche della nostra costituzione, per questa va concessa ed applicata in un paese che voglia definirsi civile e non forcaiolo. D’altro canto la chiarezza e la trasparenza delle Istituzioni che amministrano una città è elemento fondamentale per la battaglia a favore della legalità e di un sano sviluppo. Continuare è un dovere morale ma solo se pianamente consapevoli e sicuri della propria assoluta estraneità ai fatti”.
Il movimento “Amunì”, quindi, riteneva di poter continuare soltanto avendo certezza che nessuno degli amministratori fosse consapevole di quanto avvenuto durante la campagna elettorale, ovvero il presunto voto di scambio politico mafioso. Peccato che il Sindaco aveva già sprecato il suo momento per chiarire la sua posizione davanti ai pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Nessun commento, nessuna posizione “chiarita”, nessuna smentita.
Anche il Partito Democratico nei giorni scorsi aveva diffuso una nota in merito al blitz “Ruina” chiedendo al Sindaco di fare “un passo indietro”.
“Calatafimi con disarmante costanza si ritrova ad essere alla ribalta della cronaca nazionale per fatti e circostanze di carattere criminale. Non ci soffermiamo sulla potenzialità del territorio, caratteristiche risapute di indiscutibile valenza. Ma oggi la città segestana viene etichettata come terra di mafia e di mafiosi. I calatafimesi sono brava gente, laboriosa e intraprendente, per questo non possiamo associare al buon nome della città un triste elenco di reati: associazione mafiosa” “furto”, “incendio”, “favoreggiamento personale” e “corruzione elettorale”. A chi ha permesso tutto ciò chiediamo di vergognarsi, chiediamo di fare un passo indietro, chiediamo e pretendiamo le scuse. Crediamo e abbiamo la massima fiducia nella magistratura continuando ad essere garantisti. Il partito democratico – si legge nella nota – continuerà a gridare nelle piazze e sui balconi che tutto questo non è possibile, ci rivolgiamo alle donne e agli uomini, ci rivolgiamo soprattutto ai giovani, mettiamoci insieme e diamo un futuro alla città, tutti, uniti, con un unico scopo, ognuno può e deve avere il suo ruolo, l’obiettivo è comune, il bene della nostra amata Terra”.