Toni Scilla e Marco Zambuto nuovi assessori della Giunta regionale siciliana. I due esponenti politici entrano al posto di Edy Bandiera e di Bernardette Grasso. Rimpasto in un periodo economico sensibile e Giunta tutta al maschile, le polemiche.
Una scelta già paventata da alcune settimane, specialmente dai rumors interni a Forza Italia con a capo il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Micciché. Rimpasto si voleva ed è stato.
Nello specifico Scilla entra al posto di Bandiera all’Agricoltura, quindi un cambio in “famiglia” si potrebbe dire, perché il nuovo assessore fa parte della segreteria particolare dell’uscente. Un’assessorato importante, infatti tante le discussioni prima della scelta, perché in passato ha fatto la fortuna politica di tanti politici, tra questi Cuffaro, anche se è da sottolineare che prima il giro di soldi era notevole, invece ora è molto diminuito, anche se resta un assessorato chiave in questo senso. Da questo si può intendere perché tanti coloro che si sono proposti a questa “poltrona”.
Se più lineare è stata la corsa all’assessorato all’agricoltura, un po’ a sorpresa invece l’avvicendamento alle Autonomie Locali, perché l’uscente Grasso, secondo anche ambienti politici, non avrebbe lavorato male e poi a sostituirla Zambuto, ex sindaco di Agrigento e che è stato anche presidente del Partito Democratico siciliano, che però non ha brillato elettoralmente, infatti alle amministrative di ottobre, passato a Forza Italia e appoggiato anche da Musumeci, certo non ha grande prova: non è andato neanche al ballottaggio per la poltrona di Sindaco.
Due scelte quelle dei nuovi assessori molto criticate, più che per le persone per il momento critico dal punto di vista economico e per il fatto che ora la Giunta regionale è tutta al maschile.
Dal primo punto di vista la scelta di un rimpasto, in un periodo di scelte economiche importanti e visto il periodo delicato dal punto di vista sanitario, a molti è sembrata una vicenda che si poteva posticipare, da qui le critiche di pensare più alle poltrone che alla Sicilia. Tutto questo se non si verificano cambi di rotta da parte di Musumeci, che forse anche in funzione delle polemiche, sembra prendersi del tempo, ma non tanto.
Ritornando alle critiche, le più accese da parte di Claudio Fava (Cento Passi e presidente della Commissione antimafia all’ARS), che in una nota critica il momento nel quale sono nate queste scelte, cioé “con l’esercizio provvisorio in alto mare e la Sicilia a rischio di default finanziario” e inoltre lo stesso mette in campo un latro aspetto molto criticato, cioè il fatto che “Musumeci inaugura la prima giunta integralmente al maschile, virile rimembranza del ventennio fascista in cui alle donne non era neppure concesso di votare. Sarà il caso che di questa offesa giuridica e culturale si occupi anche il presidente Mattarella, a meno che l’autonomia siciliana debba essere intesa anche come extraterritorialità rispetto alla civiltà del diritto e della storia”.
Tra le critiche si segnalano anche quelle che provengono dal fronte sindacale che investono sia il settore economico, sociale e di genere.
Quest’ultimo aspetto ha conosciuto anche un momento ancora più critico dopo le dichiarazioni del deputato regionale della Lega Vincenzo Figuccia: “Assistiamo in queste ore ad una polemica del tutto sterile e pretestuosa sulla composizione del governo regionale e sulla presenza di donne nel Governo. Ciò che conta non è ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie. E soprattutto come lo usano per il bene dei siciliani”.
Dichiarazioni considerate da più parti molto imbarazzanti e sessiste, in più provenienti da rappresentanti politici che dovrebbero combattere una piaga purtroppo ancora presente nella nostra società, cioè fare differenze in ordine agli organi genitali tra donna e uomo. Un aspetto che ha spinto molti a chiedere al Presidente Musumeci una presa di posizione contro queste dichiarazioni, che sono lesive della donna e dell’uomo.