Un burbero…buono

Omaggio a Giovanni Ingoglia, al Giornalista, alla persona amante dell’arte e della cultura e all’Uomo con tanta voglia di cambiare le cose

Ieri pomeriggio parlando al telefono con Maria Teresa, mi dispiacevo di non aver più visto Giovanni da molto tempo e non c’era più stata occasione di incontrarci. Il dispiacere perché il nostro ultimo incontro era stato un po’ burrascoso durante una riunione del sindacato dei giornalisti. Oggi dire che fu mia la colpa di quei momenti potrebbe essere frainteso, un sapore di retorica, ma credetemi è così, la colpa fu mia e non ci fu bisogno di spiegarsi di più con Giovanni. I nostri caratteri erano simili, ma senza cadere in una inutile fiera delle vanità, lui era più burbero di me ma certamente tanto più buono, bontà che accompagnava con quei segni di serietà, onestà e lealtà, in tempi tanto rari. Burbero perchè con se ha sempre portato ed espresso la voglia di cambiare. E per insistere nel cambiamento bisogna anche mostrare un volto spesso severo. Il mio oggi è il desiderio di salutarlo, semplicemente un saluto, e immagino lui a regalarmi uno di quei sorrisi e uno schiaffetto su una guancia, cosa che faceva quasi sempre anche magari quando ci si vedeva per un rimprovero (a me certo). Da battagliero giornalista non l’ho conosciuto per l’età che ci divideva, ne tanto più da politico, attività che cominciò forse ancora prima di mettere mani alla macchina da scrivere, ma penso di essere riuscito a respirare grazie a lui un poco di quell’aria dei tempi andati, nei tanti anni di frequentazione, lui ospite fisso nei pomeriggi di lavoro nella redazione de La Sicilia , in quelle stanze all’epoca condivise con la responsabile della redazione Mariza D’Anna e anche con Peppe Bruccoleri e Margherita Leggio, ma anche in qualche occasione di libero sfogo andando in giro. Ha ragione Vincenzo Vasile quando di lui scrive esaltando la sua sicilianità,  sottolineando come Giovanni non si era mai fatto cambiare da una “una regione-mondo con le sue lotte e gli accordi e disaccordi, urla e silenzi, delitti e tregue sempre armate”. L’ho conosciuto ai funerali del padre, Olindo. All’epoca Olindo con mio padre sedevano nell’allora neonato comitato di gestione della sanità trapanese, la Usl numero Uno. Mio padre mi chiese di accompagnarlo all’ultimo saluto per Olindo, ricordo la cerimonia davanti la sede del Pci. Poi continuai a incontrare Giovanni, io giovane cronista del Trapani Nuova seguivo le sedute del Consiglio provinciale, Giovanni fu un capo ufficio stampa di grande valore, credo che fu per questo che vinse la causa che riconobbe il titolo di giornalista dell’amministrazione provinciale, potendo lasciare la collocazione nei ruoli dei dipendenti, aprendo la strada a tante pronunce favorevoli ai giornalisti impegnati nella Pubblica Amministrazione. Ho conosciuto Giovanni bene come sindacalista, assieme con lui e tanti altri tirammo fuori da un malconcio armadio il sindacato dei giornalisti trapanesi che fino ad allora serviva a qualcuno per darsi un titolo e spendere i soldi in telegrammi di cordoglio, ghirlande e qualche festicciola. Ricordo bene quei giorni, e soprattutto quello in cui, alla vigilia dell’elezione di Giovanni a segretario provinciale, qualcuno si premurò di fare uscire sul Giornale di Sicilia la notizia che Giovanni era indagato dalla Procura per abuso d’ufficio. Ho bene impressa quella giornata, era il giorno in cui alla Villa Margherita arrivava il candidato premier Romani Prodi alla sua prima uscita in politica con l’Ulivo. Quella notizia era uno schizzo di fango su una persona per bene, e come sarebbe accaduto in altre occasioni, quando gli schizzi di fango venivano destinati ad altri , si reagì non mandandole a dire, ma parlando in assoluta trasparenza, anche di fronte a chi più che la penna per scrivere usava il fango. Giovanni fu eletto e non soltanto per un mandato. E’ rimasto a dirigere il sindacato fino all’ultimo, oggi il sindacato dei giornalisti siciliano ha perduto il vice presidente del Consiglio regionale. Giovanni seppe ricostruire il sindacato facendo rete con tutti i giornalisti quanto il più possibile, affrontò vertenze, come quelle di un giornale che fece la sua uscita in periodo di campagna elettorale, per chiudere subito dopo lasciando senza posto diversi giornalisti, spinse per la costituzione di parte civile del sindacato nel processo per l’omicidio del giornalista Mauro Rostagno, fu al fianco dei giornalisti che hanno dovuto affrontare processi magari per aver deciso di non svelare una fonte. Nell’ultimo periodo di segreteria lo si è visto vicino ai cronisti di giudiziaria. E’ grazie a lui che ho conosciuto tante persone, colleghi dei suoi tempi, ma di una cosa gli sarò sempre grato, quello di avermi fatto conoscere un giovane ricercatore universitario venuto in Sicilia da New York, Naor Ben – yehoyada. Tanto altro avrebbe fatto ancora Giovanni per il sindacato e per i tanti cronisti di periferia, sta a chi resta cercare di continuare. L’ultimo saluto glielo si potrà dare oggi alle 16 a Villa Pepoli  nello spazio che a parte ogni altra cosa più gli è consono, l’ingresso del Museo Pepoli. Uomo di grande cultura, al fianco di Ludovico Corrao è stato tra quelli che hanno puntato sulla rinascita del Belice che così è stato riconosciuto in tutto il mondo come fucina per artisti e scrittori.

Ciao Giovanni.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.