SEGESTA. Avviata questa mattina all’interno del Parco archeologico di Segesta una campagna di scavo finalizzata a rimettere il luce il fronte relativo al prospetto orientale dell’Agorà e creare un percorso circolare di visita per i turisti lungo il portico che la contornava.
Le attività di scavo sono concentrate a rendere fruibili e visibili tutti gli elementi architettonici che compongono l’ala Nord-Est della stoà (parte caratterizzata da passaggi copertii per uso pubblico in un edificio generalmente prospiciente una piazza o una via) – finora interdetta alla visita – attraverso un percorso che sarà esplorato attraverso le indagini appena avviate.
“L’attività di ricerca e di scavo non si ferma. La ripresa della campagna di scavi archeologici avviata questa mattina all’interno del Parco di Segesta – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – è espressione tangibile dell’attenzione che l’amministrazione regionale, attraverso i Parchi archeologici, rivolge ad un settore particolarmente importante della cultura e dell’identità storica della Sicilia. Le iniziative, avviate grazie alla passione della direttrice, Rossella Giglio, sono realizzate, peraltro, sotto la diretta iniziativa scientifica e finanziaria dello stesso Parco” .
Il grande complesso porticato che circonda l’antica piazza, uno dei maggiori monumenti della città antica, era stato già identificato durante l’ultima campagna di scavo del 2016, diretta sul campo da Carmine Ampolo e da Maria Cecilia Parra e Rossella Giglio con le ricerche della Scuola Normale Superiore di Pisa in collaborazione con il Parco Archeologico, l’Università di Pisa e la Soprintendenza di Trapani.
“La visione della piazza antica, grande complesso monumentale disposto su terrazze digradanti secondo modelli originari dell’Asia Minore e diffusi anche in Italia Centrale, si può considerare – dichiara Rossella Giglio – ormai unitaria. L’agorà svolse il suo ruolo di centro politico e di mercato della città tra la seconda metà del II sec. a.C. e gli inizi del III d.C., assumendo da età augustea forme proprie di un fòro romano. Dagli scavi appena avviati – precisa la direttrice Rossella Giglio – non ci aspettiamo incredibili sorprese ma l’archeologia, ferma da qualche anno, saprà riprendere lo spazio che le è dovuto, a servizio della storia ma anche della valorizzazione del sito e per la migliore fruizione degli spazi monumentali”.
Nella stoà Nord – uno dei maggiori portici ellenistici noti, lungo 104 m, con pianta ad ali sporgenti di 19 m. e due piani di alzato finora meravigliosamente conservati – si è completato lo scavo dell’ala Est. Articolata in più vani, vi si concentravano le funzioni di servizio, amministrative e commerciali, sfruttando anche le imponenti sostruzioni che sostenevano i due piani del colonnato. Questa soluzione architettonica è ispirata ai cosiddetti ‘market-buildings’ noti in Asia Minore.