Miccichè, cominciano le audizioni

Processo all’ex vescovo, a fine mese i primi testi

Risolte le questioni preliminari entrerà nel vivo dalla prossima udienza fissata per il 29 marzo il processo dove è imputato  l’ex vescovo di Trapani, Francesco Miccichè, accusato di peculato per essersi impossessato di fondi provenienti dall’8 x mille. I fatti contestati dalla Procura risalgono al 2007 e riguardano due conti corrente su cui confluivano le risorse che il prelato avrebbe sottratto, mettendo “in atto un disegno criminoso con una serie di azioni realizzate in tempi diversi”. La vicenda si inserisce nel più ampio contesto del ‘Caso Curia’, quando nel 2011 iniziarono le indagini sulla gestione finanziaria della Diocesi di Trapani, tanto che nel 2012 Miccichè venne rimosso da Papa Benedetto XVIin seguito a una visita ispettiva eseguita dal “visitatore apostolico”, monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo. Per il 29 marzo il pubblico ministero Sara Morri potrà cominciare ad ascoltare i primi testi. Un processo atteso, destinato a far chiarezza su un periodo torbido della Curia, segnato da veleni e denunce che per la Procura il vescovo Miccichè presentò apposta per distogliere attenzione sulle sue azioni. Finì nell’occhio del ciclone quello che per diversi anni era stato il suo braccio destro, don Ninni Treppiedi, direttore amministrativo della Curia, destinato poi a diventare sacerdote di una delle più importanti chiese della provincia, la Matrice di Alcamo. Nacque il caso Treppiedi, destinato a sciogliersi man mano che dal Vaticano arrivarono in Procura carte che smentivano le querele e gli esposti di mons. Miccichè. Le indagini hanno fatto scoprire situazioni clamorose, come regalie a qualche giornalista che si era occupato di seguire il caso stando dalla parte del Vescovo. Mons. Miccichè avrebbe organizzato uno scenario tutto a suo favore, un castello di carta caduto sotto le indagini dei magistrati trapanesi. Nelle carte processuali pare ci siano le prove di suoi stretti contatti con parlamentari trapanesi, tra i nomi vi sarebbero quelli dell’ex senatore D’Alì e dell’ex deputato Ruggirello, finalizzati a cristallizzare il proprio potere. Tra i frequentatori del salotto del Vescovo Miccichè in qualche occasione c’è stato anche il Governatore della Regione Raffaele Lombardo, spesso ospiti dell’albergo ricavato all’interno della valdericina ex Villa Mazareth, adesso utilizzato per accogliere i migranti. Scelta che il ministero dell’Interno fece proprio mentre Miccichè era vescovo. L’ex Vescovo trapanese, rimosso dal Papa ma rimasto a far parte della Conferenza episcopale siciliana quale Vescovo emerito,  avrebbe creato un danno erariale appropriandosi di denaro sottratto dai conti “Interventi Caritativi” ed “Esigenze di culto pastorale” della Diocesi di Trapani. Il reato contestato è il peculato perché il denaro sarebbe stato sottratto in violazione della legge 222 del 20 maggio 1985 e del regolamento che prevede l’impegno delle somme derivanti dall’8 x mille per “esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo”. Nell’ambito delle indagini inoltre emerse l’acquisto di un appartamento a Roma, in zona Barberini, rimasto solo formalmente intestato alla Diocesi trapanese, ma nel possesso del monsignore.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.