Siamo con Paolo Arena, siamo tutti diffamatori

Il sindaco di Castellammare del Golfo Rizzo contro l’articolo 21 della Costituzione. Querela contro il presidente di “Metropolis”

Il sindaco di Castellammare del Golfo Nicola Rizzo, per il quale la Procura distrettuale di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per favoreggiamento reale nell’ambito dell’indagine antimafia “Cutrara”, invece di rispondere politicamente alle circostanze che hanno visto il suo nome affiancato a quello del capo mafia Francesco Domingo, detto “don Ciccio Tempesta”, ha deciso di passare all’attacco calpestando l’articolo 21 della Costituzione.

Il diritto alla parola, alla critica, sancito dalla Costituzione per Rizzo deve essere negato a Paolo Arena, presidente del circolo Metropolis di Castellammare del Golfo. Arena è stato querelato per diffamazione, la sua colpa quella di aver chiesto chiesto durante un’iniziativa pubblica, le dimissioni del sindaco Nicola Rizzo. La critica rivolta al sindaco di esitare ancora nelle dimissioni non è andata giù al primo cittadino di Castellammare del Golfo che ha deciso di reagire come fanno un po’ tutti gli altri politici che invece di spiegare spesso querelano.

La vicenda è nota e la ripercorre il circolo Metropolis in un comunicato stampa con il quale si è data notizia della querela giunta al suo presidente. L’indagine ha mostrato il sindaco Rizzo incontrarsi con il boss mafioso e poi adoperarsi per risolvere la questione esposta e cioè trovare un immobile dove sistemare la casa di riposo dietro la cui gestione si celeva l’interesse del capo mafia Domingo.

Il sindaco Rizzo ha sempre sostenuto nelle sue rare esternazioni politiche e in Consiglio comunale, la causalità dell’incontro con Domingo, e di aver avuto fastidio nell’essersi trovato dinanzi il boss, recandosi a casa del padre della propria compagna. Le carte giudiziarie raccontano tutt’altro che fastidio. Si legge che Rizzo si sarebbe occupato di trovare tra i beni del Comune un edificio da mettere a disposizione di “don” Ciccio e dei suoi soci per lì trasferire lì la residenza per anziani – Comunità alloggio Madre Teresa” – che nel frattempo si era ritrovata senza dimora, dovendo lasciare quella in uso a Castellammare del Golfo in via Goldoni. Rizzo, nelle sue rare uscite pubbliche, sempre in Consiglio comunale, ha liquidato come occasionale, fortuito, quell’incontro, dicendo che raccolse l’istanza di Domingo, nel senso che lo ascoltò, ma poi non aveva dato seguito alla richiesta. Gli atti depositati dalla Procura antimafia di Palermo però dicono che Rizzo si sarebbe adoperato a trovare una soluzione al problema che gli prospettò don Ciccio Tempesta. Ci sono infatti le intercettazioni alle quali era sottoposta l’intestataria ufficiale della residenza per anziani, Lilla Di Bartolo, che in una intercettazione è stata sentita affermare “Nicola sta lavorando per me“. Rizzo infatti si sarebbe adoperato a far cercare tra i beni del Comune un edificio da svincolare dal patrimonio, da inserire tra i beni da dismettere, per poi assegnarlo alla società della Di Bartolo – leggasi anche Domingo – così da superare l’inconveniente accaduto alla casa di riposto della Di Bartolo/Domingo di ritrovarsi senza un locale idoneo ad ospitare la residenza per anziani. La ricerca pare avere avuto effetto, l’immobile individuato fu quello sito nella frazione di Balata di Baida, finito a suo tempo inserito nel piano delle alienazioni.

 Il colloquio tra il sindaco e la Di Bartolo avvenne il 18 gennaio dell’anno scorso, con la promessa che si sarebbe rivolto al funzionato comunale, ing. Angelo Mistretta, per individuare un immobile comunale da dismettere. “Va bene va bene dico intanto lunedì mattina verifico a che punto siamo col piano delle alienazioni e con il bando e ti faccio sapere. Va bene?“. Il 25 febbraio 2020 la Giunta approvò il piano delle alienazioni, aggiornando quello precedente risalente al 2019, e nel nuovo piano si trova proprio tra quelli da dismettere l’immobile comunale di Balata di Baida.

Tutto ciò sembra essere stato fatto su misura per Domingo e soci, un immobile a suo tempo progettato e realizzato come centro diurno per anziani. Secondo i documenti raccolti dagli investigatori dei Carabinieri, il Consiglio comunale mise la parola definitiva di approvazione sul nuovo piano delle alienazioni nella seduta dell’ agosto scorso, quando frattanto erano stati fatti gli arresti dell’operazione “Cutrara” ed era stato notificato l’avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa al sindaco Rizzo, per quell’incontro riservato tra lui e il capo mafia. Le indagini dei Carabinieri hanno dato risultati a dir poco clamorosi nell’ambito di una precisa ricostruzione temporale degli accadimenti, con tanto di intercettazioni. Quando la Di Bartolo si lamentò che col sindaco non riusciva a parlare, ecco che spunta don Ciccio Domingo che la rassicura. Siamo alla vigilia del famoso incontro tra Domingo e Rizzo a casa del suocero di quest’ultimo. “Ma non ci posso andare a parlare io…facciamo che ci dico senti a me…mi devi dire qua se Lilla viene..ci dai retta se ci dai retta me lo devi dire preciso…io domani scendo arrivo dal vecchio e ci vado a dire cosa ho in mente“. Rizzo secondo quello che hanno scritto i Carabinieri in una delle informative alla Procura distrettuale di Palermo, si sarebbe occupato bene della vicenda. Incontrando ad esempio Vito Vanella, commissario dell’opera pia “Regina Elena”, accennando ad associazioni che con contratto ultra decennale potrebbero avere interesse all’immobile, indicato come “asino morto” perché non utilizzato: “abbiamo diverse associazioni che vengono e dicono non abbiamo locali, pagando chiaramente l’affitto…si fanno praticamente una convenzione con voi, voi gli diete il canone di affitto, intanto levi un asino morto dai la possibilità a gente comune di avere una sede e potere lavorare soprattutto recuperi l’immobile“. In quella conversazione si fa riferimento alla possibilità di portare la problematica all’attenzione di un “assessore regionale”. Altro passaggio l’intercettazione del 18 gennaio 2020, colloquio telefonico tra il sindaco Rizzo e la Di Bartolo, oggetto l’alienazione di un bene di proprietà comunale sito nella frazione di Balata di Baida, l’ex centro diurno per anziani.. Procedura della quale sarebbe stato a conoscenza il vice sindaco Giuseppe Cruciata, come emergerebbe da una intercettazione tra Nicola Di Bartolo, fratello di Lilla, e Cruciata.

Lo stesso Di Bartolo agli atti di indagine risulta avere avuto un incontro con l’assessore regionale Turano, per informazioni sul “regina Elena”, seguito in serata da un incontro tra Di Bartolo e Domingo. Nella loro informativa però i carabinieri hanno annotato che non è stato rilevato alcun intervento dell’esponente politico. Ma più carte si scrivono e sempre di più emerge che nell’ambiente politico castellammarese diversi erano a conoscenza del fatto che i fratelli Di Bartolo si stavano muovendo per allocare altrove la loro residenza per anziani. Avevano puntato l’attenzione dapprima sull’ex ospedale, di proprietà dell’imprenditore Giuseppe Blunda ed è in questa fase che i carabinieri hanno colto una interessante chiacchierata tra Lilla Di Bartolo e un dipendente del Blunda. Lilla Di Bartolo infatti al tecnico che le diceva (17 gennaio 2020) che sarebbero iniziati presto i lavori di ristrutturazione dell’ospedale, rispondeva chiamando in causa il sindaco Rizzo: “aspetto risposta di Balata…con Nicola Rizzo c’è una proposta di darmi Balata con la promessa di un periodo di affitto…Nicola mi da la certezza che sta lavorando per me“. Rizzo in altre parti dell’informativa viene indicato come parecchio impegnato a cercare soluzione alla problematica della “Comunità alloggio Madre Teresa” indicando lui stesso la possibilità di utilizzare altri immobili. E ogni qual volta i Di Bartolo parlavano con Rizzo, chiamato amichevolmente Nick, subito dopo informavano Domingo, il padrino mafioso di Castellammare del Golfo. Insomma ce ne sono di ragioni per le quali il sindaco Rizzo spieghi politicamente il proprio operato.

Si è sempre però trincerato dietro l’indagine giudiziaria. Il Circolo Metropolis, assieme ad altre associazioni locali, aveva preso posizione, con un comunicato stampa e in un’assemblea pubblica il 5 luglio 2020, indetta dal Forum Antimafia, criticando l’operato del sindaco chiedendone le dimissioni per la gravità politica del suo agire. La colpa di Paolo Arena quella di aver sostenuto che, al di là degli aspetti penali il cui accertamento compete agli organi inquirenti, c’erano delle evidenti responsabilità politiche che rendevano opportune e necessarie le dimissioni del sindaco, tutelando in tal modo l’istituzione rappresentata. “Nessun attacco personale, quindi, ma la semplice espressione di una posizione sulla base di un giudizio etico e politico” evidenzia oggi il Circolo Metropolis. “L’associazione “Circolo Metropolis” – si legge nel comunicato stampa – nel ribadire il proprio giudizio su tutta la vicenda, rivendica il diritto di esercitare libera espressione e libera critica sancito dalla nostra Costituzione. Il nostro intento non è mai stato diffamatorio, ma abbiamo sempre mirato a promuovere diritti, cultura, rispetto dell’ambiente, giustizia, a pretendere coerenza e trasparenza dalle Istituzioni e continueremo a farlo. Rispondere a questo diritto con una querela ci è sembrato un attacco alla libertà di espressione, di chiusura alla società civile e al mondo dell’associazionismo, un atto inutile e controproducente, che nasconde una sostanziale debolezza politica e che serve semmai a eludere la vera questione, e cioè: un sindaco che incontra in sede non istituzionale il capo-mafia del suo paese il quale chiede (non si capisce a che titolo) un favore per suoi amici nella ricerca di un immobile da adibire a centro per anziani; stesso sindaco che ritiene ciò normale, non manifestando alcun accenno di autocritica e rimanendo al suo posto come se nulla fosse. Ciò mostra, come abbiamo sottolineato nei nostri interventi, una sostanziale sottovalutazione del fenomeno e della rilevanza politica del gesto.

Chiediamo alle associazioni, ai partiti, ai cittadini di riflettere su tutto ciò e di esprimere una posizione”. Se Paolo Arena per aver chiesto al sindaco Rizzo di regolare la propria posizione rispetto ai principi etici e morali, per quell’incontro troppo ravvicinato con un boss mafioso, incontro rimasto segreto e svelato solo da una indagine giudiziaria, viene tacciato dallo stesso sindaco di essere un diffamatore, diciamo allora che con Arena siamo tutti diffamatori, con Arena ci unisce il volere ottenere verità, la passione per riusicre a vedere una società davvero civile e non vittima di imbarbarimenti di diversa natura, il disprezzo verso chi calpesta la democrazia, verso la mafia e la mafiosità. In tribunale con Arena ci saremo anche Noi a ripetere quel “io so” convinti di avere le prove per sostenere il nostro sapere.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.