CAMPOBELLO DI MAZARA – Vasta operazione antimafia nel trapanese, alle prime luci dell’alba, condotta dai Carabinieri del Ros, ha portato all’esecuzione di undici ordinanze di custodia cautelare, tra cui anche il sindaco di Campobello, Ciro Caravà con l’accusa di associazione mafiosa.
Le indagini, portate avanti dai Carabinieri del Ros di Palermo, hanno condotto all’arresto di altre 10 persone, facendo stringere il cerchio attorno al superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro e decapitando, così, la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, ritenuta una delle sue roccaforti.
In Sindaco del PD ha fatto bene le sue mosse e già nel 2008 aveva evitato un commisariamento statale, dopo che il Ministero degli Interni mandò gli ispettori al Comune di Campobello, per verificare eventuali infiltrazioni mafiose. Il Sindaco aveva fatto aderire il Comune alla rete di Libera e si era anche costituito parte civile nel processo ai favoreggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro.
Ma per il procuratore aggiunto Teresa Principato e i sostituti Pierangelo Padova e Marzia Sabella, il primo cittadino rieletto a giugno a fuor di popolo sarebbe stato addirittura “organico” della famiglia mafiosa di Campobello, una delle più fedeli a Matteo Messina Denaro, ormai latitante dal 1993.
Già nel 2006 il sindaco era stato denunciato per estorsione e voto di scambio, anche se poi l’indagine fu archiviata, ma, nonostante i sospetti, lo scorso Giugno è stato rieletto a piena maggioranza. Proprio a tal proposito in un’intercettazione di uno dei messaggeri del padrino, Franco Luppino, afferma: “Io gli ho portato un mare di voti”.
Altre intercettazioni fanno intuire quanto siano stati stretti i rapporti tra il primo cittadino e la famiglia mafiosa di Campobello. “Vedi, in due anni di sindaco quanto abbiamo risparmiato? Dopo le elezioni mi ha detto: vossia fino a quando va e viene dallo zio Nunzio, biglietti non ne paga più. Io gli telefono, gli ordino i biglietti e li passo a ritirare” afferma la moglie del boss Nunzio Spezia mentre parla con il marito detenuto in un carcere del Nord Italia. Dalle indagini dei carabinieri di Trapani è emerso inoltre che il sindaco Caravà avrebbe distribuito ai mafiosi anche lavori e appalti del Comune.
In carcere, oltre al capofamiglia Leonardo Bonafede, inteso ”u zu Nardino”, anche Filippo Greco, noto imprenditore di Campobello, ma anche Cataldo La Rosa e Simone Mangiaracina. L’ordinanza è stata eseguita anche nei confronti di Calogero Randazzo, Gaspare Lipari e Vito Signorello.