Mafia, politica e scommesse on line

Maxi sequestro di beni da sei milioni di euro contro il campobellese Jonn Luppino

Mafia, politica e mondo delle scommesse on line. C’è tutto questo nel pedigree criminale di Jonn Lupppino, 41 anni, imprenditore ed ex consigliere comunale a Campobello di Mazara, arrestato per mafia nel 2019, indicato come finanziatore della latitanza di Matteo Messina Denaro, e adesso sottoposto ad un maxi sequestro di beni per sei milioni di euro. La decisione è del Tribunale delle Misure di Prevenzione di Trapani: i giudici hanno accolto la richiesta della procura antimafia di Palermo, a eseguire il provvedimento nelle ultime 24 ore sono stati i Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e del R.O.S., coadiuvati da quelli del NAS di Roma e del Nucleo Investigativo di Ragusa. I beni sequestrati, tra Roma e Trapani, sono costituiti da 10 società e relativi compendi aziendali, 6 terreni, 14 rapporti bancari, 1 motoveicolo, 1 cavallo da corsa, nonché denaro contante, titoli di credito e finanche lingotti d’oro. Il mondo delle scommesse è l’ultimo dei business di Cosa nostra. A pochi giorni dall’esecuzione di un altro sequestro in Sicilia orientale, adesso il bis che colpisce il mandamento trapanese in mano a Matteo Messina Denaro. Jonn Luppino è un  uomo protagonista di una rapidissima ascesa imprenditoriale nel mondo delle scommesse e giochi on-line. I. carabinieri lo hanno monitorato nel corso dell’operazione antimafia “Mafia bet” Luppino dirigeva e controllava il settore economico dell’esercizio di giochi e scommesse affidando alcune delle relative agenzie ad altri associati mafiosi. La sua ascesa era stata favorita in tutto e per tutto dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo che obbligavano i vari esercizi commerciali del trapanese ad installare i device delle società di Luppino, pena pesanti ritorsioni. Gli esercizi che invece accettavano il monopolio facente capo a Cosa Nostra, potevano godere della “protezione” dei mafiosi pronti a punire chi, tra la delinquenza comune, prendeva di mira quegli esercizi commerciali. Una parte dei guadagni di Lupppino finivano con l’essere usati a finanziare i mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e Castelvetrano, e direttamente i familiari del latitante Matteo Messina Denaro. Tra i contatti di Luppino c’era Rosario Allegra, morto in carcere, cognato del capo mafia latitante dal 1993. Luppino riceveva confidenze da Allegra, ma passava anche ordini, Allegra lo trattatava con rispetto. E Luppino si sentiva tanto più potente del capo mafia Messina Denaro, intercettato è stato ascoltato il suo disprezzo per il boss, “fino a quando non prendono a “questo” siamo tutti consumati … perché ti legano tutti a questo deficiente”. Mafia e massoneria che a Campobello di Mazara hanno una radicata e forte presenza, hanno aperto presto le porte del loro “tempio” a Luppino. Campobello di Mazara è un crogiulo di famiglie mafiose, sono sei, tutte appartenenti al mandamento di Castelvetrano. Spezia, Urso e Bonafede i nomi pesanti. Volevano un giorno farsi la guerra ma Messina Denaro impose la pace. Territorio “pesante” quello di Campobello di Mazara, storicamente qui mafia e massoneria si sono ritrovati a frequentare le stesse stanze, a perseguire gli stessi interessi, grossi investimenti immobiliari, come il villaggio Kartibubbo che vide cointeressati mafiosi del rango di Vito Roberto Palazzolo, protagonista di una latitanza dorata in Sudafrica, inseguito dalle indagini di Falcone, o ancora il notaio-massone Pietro Ferraro, per non parlare dei terreni acquistati dalla Valtur del defunto cavaliere Carmelo Patti. Espansione edilizia selvaggia, abusivismo, filoni di denaro nel tempo partiti da Campobello di Mazara e finiti presto in una banca della Repubblica di San Marino. L’indagine antimafia su Jonn Luppino ha fotografato l’evoluzione di Cosa nostra , niente più punciuti, né coppole né lupare ma ma professionisti che ne costituiscono l’anima. L’”area grigia” ha il volto di Calogero Jonn Luppino, di suo zio Salvatore Giorgi e di Francesco Catalanotto: da favoreggiatori dell’associazione mafiosa a uomini d’onore, in grisaglia e con le valigette pieni di soldi. Calogero Luppino è il “re” dei video giochi e delle scommesse on line, Luppino, detto anche Lillo, ha il volto del mafioso perfetto, non è stato mai punciutu, ha appoggiato Cosa nostra in maniera discreta, proponendo affari e guadagni, si è occupato di politica, lui stesso tra il 2006 e il 2011 è stato consigliere comunale, i mafiosi di Mazara del Vallo addirittura pensavano a lui come politico di successo, pensavano di candidarlo a sindaco di Campobello o anche a qualche altro seggio più importante. Lui ha anche fondato un movimento politico, chiamandolo “Io amo Campobello”. Ma l’indagine antimafia ha fatto notare che amava più i piccioli e pensava a fare carriera dentro Cosa nostra. Di mestiere fa il bookmaker per  Leaderbet, marchio di proprietà di una società di diritto maltese. La Leaderbet non ha mai ottenuto la concessione di esercizio in Italia né ha mai partecipato al bando per conseguirla. Numerosi i suoi viaggi tra Sicilia e Malta e ogni volta in un banca maltese andava a depositare i suoi guadagni, mai soldi spicci ma banconote da 50, 100, e 500 euro.

Uomo straricco. Il denaro non lo teneva solo in banche all’estero o in casseforti ma anche sotto le vasche da bagno delle sue ville, incellofanati, impacchettati. Il nome di Luppino viene legato a quello di un deputato regionale, l’avv. Stefano Pellegrino (Forza Italia), in attesa di giudizio proprio per i favori ricevuti dalla mafia campobellese nella ricerca dei voti. Durante le ultime elezioni regionali l’ordine di Jonn Luppino diffuso ai sodali fu categorico: “devi votare Forza Italia, devi votare a Berlusconi”.

 

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.