In appello Roberto Sparacio, l’autore della pen drive che ferì gravemente il poliziotto Gianni Aceto, ha avuto una condanna a tre anni
Condanna ricalcolata e ridotta per Roberto Sparacio, l'”una bomber” autore della pen drive esplosiva inviata ad un avvocato trapanese, Monica Maragno, ed esplosa poi, nell’ottobre 2018, tra le mani del poliziotto della pg Gianni Aceto che si apprestava, su delega della Procura, a guardarne il contenuto, collegandola al pc dell’ufficio. L’indagine condotta dalla stessa squadra di pg della Polizia fu clamorosa: i poliziotti arrivarono a lui, arrestandolo nel maggio 2019, scoprendo anche che di pen drive esplosive e di inneschi pericolosi già prima della vicenda del poliziotto Aceto, Sparacio era stato protagonista rimanendo non scoperto. Il gup Cersosimo lo condannò a 5 anni e 8 mesi (una pena ancora più severa era stata chiesta dal pm Francesca Urbani per tutti gli episodi dei quali si era reso protagonista, a Trapani, Palermo e Pantelleria, destinatari persone che lui riteneva suoi avversari in qualche modo contro i suoi affari: come per esempio accadde ad un geometra dell’ufficio tecnico di Pantelleria, per lui una video cassetta che appena fu messa nel lettore esplose. Per questo attentato furono condannati dei piccoli malavitosi trapanesi, anche loro con interessi su Pantelleria e coinvolti in un giro di corruzione dell’allora sindaco Di Marzo. E invece autore era proprio Sparacio che sull’isola aveva delle piccole attività e a lui quel geometra dava fastidio. Per la Corte di Appello tutti gli episodi non sono da considerare distinti, come invece aveva deciso il gup Cersosimo, ma ne ha invece riconosciuto la continuità, diminuendo per questo gli anni di condanna, portandoli a tre. Sparacio in pratica si ritrova ad avere espiato quasi tutta la condanna, pronto a tornare in libertà. Resta confermata invece la decisione che espiata la pena dovrà trascorrere un anno di misura di sicurezza e di ricovero presso una casa di cura. Il processo ha raccontato di un vero e proprio unabomber finito però incastrato da un “agente provocatore” entrato in azione dopo che le indagini della Polizia hanno condotto verso di lui gli investigatori. La richiesta dell’agente fu quella di mettergli a disposizione un manufatto esplosivo dello stesso genere, e Sparacio non solo diede le istruzioni di come prepararlo ma fornì anche il materiale occorrente. Uno specialista. Palermitano di origine, ma di fatto residente a Pantelleria, già in altre occasioni aveva utilizzato il materiale esplosivo del quale si è dimostrato un vero e proprio professionista, dei cold case risolti proprio grazie all’intuito dei poliziotti trapanesi. Un paio di casi per i quali a pagarne le conseguenze è stata anche una vittima non designata, un giovane che si ritrovò tra le mani un oggetto esplodente destinato ad altri. La storia è nota. Sparacio inviò per posta quella sub all’avv. Maragno, utilizzando come mittente l’Ordine degli Avvocati di Trapani. Il legale insospettitasi e appreso dall’ordine che nessuno le aveva mandato nulla, consegnò la pen drive allo stesso Ordine che denunciò il fatto. Il poliziotto Aceto si ritrovò tra le mani la pen drive molto tempo dopo quando la Procura occupandosi della denuncia dell’Ordine degli Avvocati diede mandato alla pg di esaminare il contenuto della usb. Non appena il poliziotto la introdusse nel pc per leggerla, ci fu l’esplosione, tanto violenta da provocare danni all’ufficio e ferendo alle dita l’agente, rimasto menomato alle dita. All’interno c’erano appena due grammi di esplosivo detonante, come il pericoloso fulminato di mercurio. In aula avrebbe dovuto esserci, come parte civile, per la gravità del fatto principale, e cioè quello patito dal poliziotto Aceto, il ministero dell’Interno, una assenza che si è fatta notare.