I factotum dell’onorevole

Processo Scrigno: proseguita l’audizione del maggiore dei Carabinieri Diego Berlingieri. Dalle intercettazioni gli stretti rapporti tra l’on. Ruggirello con due mafiosi, Filippo Sammartano e Carmelo Salerno

All’apparenza è stata una quasi pure noiosa citazione di numeri di decreti di autorizzazione alle intercettazioni, numeri progressivi, date, i nomi di soggetti intercettati, ma a conclusione dell’ulteriore udienza di ieri del processo scaturito dall’operazione antimafia denominata “Scrigno”, si è avuto un quadro certo sugli stretti e continui rapporti che nel tempo ci sono stati tra l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello (Pd nell’ultima sua fase politica che ha preceduto l’arresto per mafia avvenuto nel marzo 2019, dopo avere esordito in politica con il centrodestra) e due soggetti ritenuti appartenenti a Cosa nostra trapanese e cioè il campobellese Filippo Sammartano (deceduto nel 2016) e il pacecoto Carmelo Salerno. Per la seconda udienza consecutiva è stato sentito, dal collegio presieduto dalla giudice Daniela Troja, il maggiore dei Carabinieri Diego Berlingieri che all’epoca delle indagini che portarono nel marzo 2019 al blitz antimafia “Scrigno”, coordinato dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, comandava il reparto investigativo del Comando provinciale dell’Arma a Trapani. Con l’udienza di ieri è terminato l’esame dell’ufficiale da parte dei pm della Dda di Palermo. Dalle intercettazioni sono emersi i rapporti stretti tra l’on. Ruggirello (che si trova sottoposto agli arresti domiciliari, ieri presente in aula assieme ad altri tre degli otto imputati, e cioè Vito Gucciardi e Vito D’Angelo, detenuti in carcere e collegati in video conferenza, l’attuale consigliere comunale di Erice Alessandro Manuguerra) e i due soggetti mafiosi, Sammartano e Salerno, suoi interlocutori per diversi interessi, dalla politica a quelli di natura prettamente personale. Altro soggetto citato dal maggiore Berlingieri, l’ex consigliere comunale di Trapani Franco Orlando, condannato in passato per essere un uomo d’onore riservato agli ordini del latitante Matteo Messina Denaro e adesso nuovamente condannato a conclusione di un altro troncone dell’operazione “Scrigno”, svoltosi dinanzi al gup del Tribunale di Palermo col rito abbreviato. I nomi di Sammartano e Salerno sono stati fatti al tese a proposito di questioni legate alla politica, a proposito di elezioni comunali di Campobello di Mazara e Marsala, alla scelta di candidati e assessori. Le intercettazioni hanno tradito una certa riservatezza che Ruggirello e i suoi interlocutori mantenevano a proposito di Sammartano e Salerno: Sammartano veniva indicato come l’uomo del bar o del caffè (era titolare di un bar a Campobello) oppure nei messaggi con la sola iniziale del suo nome; Salerno era indicato come l’amico di Paceco. Frasario talvolta colorito nelle intercettazioni, circostanza che evidenzia la confidenza tra gli interlocutori. Rapporti stretti con esponenti di Cosa nostra in particolare in occasione delle ultime elezioni regionali e nazionali, allorquando Ruggirello fu dapprima ricandidato all’Ars e poi al Senato, per il Pd, non raggiungendo però i voti sufficienti alla sua elezione. Nella vicenda elettorale un ruolo l’ha pure avuto il prof. Franco Todaro (uscito assolto dal processo svoltosi col rito abbreviato), era lui a tenere i contatti con il mafioso Franco Orlando. E se in altra udienza erano emersi i contatti diretti tra Ruggirello e il mafioso Pietro Virga, ancora nelle udienza di ieri e sempre dalle intercettazioni sono saltati fuori i rapporti diretti tra Paolo Ruggirello e il mafioso di Vita Salvatore Crimi, figlio di un mafioso di alto rango della famiglia trapanese dagli anni sessanta sino alla sua morte, Leonardo “Nanai” Crimi. Nel corso dell’udienza di ieri si è fatto cenno all’acquisto “raccomandato” di mobili per l’Assemblea Regionale Siciliana, quando Ruggirello ricopriva l’incarico di deputato questore. Salerno ottenne il favore per il marito di una sua dipendente (Salerno a Paceco gestisce un negozio ortofrutticolo), titolare della ditta Gulotta di Erice, salvo poi cercare di non far mantenere l’impegno preso da Ruggirello, quando alla scoperta della relazione extraconiugale della moglie con Salerno, il Gulotta ruppe ogni rapporto con il pacecoto. Mafiosi utilizzati da Ruggirello anche per questioni di carattere familiare e personale, come fare interrompere la frequentazione di un garzone di bottega con la figlia oppure indurre un ex suo fidato consigliere comunale, Pietro Caffarelli, a più tranquilli rapporti con la moglie che nel frattempo aveva una relazione con il politico e dal cui rapporto era nata anche una figlia. Circostanza emersa quasi alla fine di quella che è stata una lunga udienza, e che ha visto la difesa del politico parecchio innervosirsi allorquando il teste ha detto che Ruggirello incaricò Salerno e Orlando ad avvicinare Caffarelli. Per la difesa la scelta di Ruggirello di rivolgersi ai due non sarebbe stata legata al fatto che i due fossero uomini di mafia, capaci quindi di esercitare le pressioni che un uomini di mafia sa fare per indurre il tizio di turno a più quieti comportamenti. Il presidente Troja ha però richiamato i difensori ricordando che anche loro avranno modo e tempo di fare le loro domande al teste. Berlingieri verrà sentito alla prossima udienza del 22 giugno, quando verrà sottoposto al controesame del nutrito collegio difensivo.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.