L’editoriale: la festa del 2 Giugno e le cose da fare
Oggi l’attenzione sarà puntata alle parole che pronuncerà dal Quirinale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sulla carta questo sarà il suo ultimo intervento per il settennato che arriva alla fine. Ma sono tanti gli italiani che lo vedrebbero ancora bene a stare nel colle più alto di Roma e d’Italia. Perché sono così tante le cose da fare ancora, per completare il percorso referendario che 75 anni fa sancì la vittoria repubblicana, e Mattarella rappresenta un punto di riferimento e di garanzia ben preciso. Noi stiamo dalla parte di questi tanti italiani che desiderano un settennato bis per il Capo dello Stato. Proprio in questi giorni il ritorno in libertà del mafioso Giovanni Brusca ha acceso un vivace dibattito. C’è chi ha parlato di uno Stato arrendevole e chi sulla stessa linea di uno Stato dalla manica larga. Noi pensiamo che il vero problema è altro, a parte il fatto che qualche politico dimentica che il ritorno in libertà di Brusca non è un regalo ne il rispetto di un patto segreto, ma l’applicazione di norme che quei politici che straparlano dimenticano pure di aver votato. Questo resta uno Stato dove regna troppo il segreto di Stato garantito da norme queste si che dovrebbero suscitare scandalo e indignazione. Sono i segreti di Stato “spalmati” lungo la storia di questi 75 anni di Repubblica. Sono i segreti di Stato che impediscono per esempio di conoscere a fondo stragi e omicidi, le malefatte dei servizi segreti, le connessioni internazionali. Si celebri allora questa Festa della Repubblica con un fine preciso : quello di far si che da oggi in poi e per sempre non si debba più vedere le verità scippate ma consegnate liberamente nelle aule giudiziarie e parlamentari. La commissione nazionale antimafia, ci piace dire, presieduta dal senatore Nicola Morra, senza tanti riflettori attorno purtroppo, sta svolgendo un ottimo lavoro a proposito di mafie, massoneria e su certi traditori anche in divisa. Noi stiamo attenti a questi lavori parlamentari sicuri che alcune verità bugiarde verranno scoperte e certe verità nascoste verranno fuori. Le false verità e bugiarde hanno indebolito la nostra Repubblica che ha quindi bisogno di ritornare forte e c’è una sola maniera per realizzare questo obiettivo. Togliere i segreti e riscrivere con le verità pagine rimaste buie. La rinascita del nostro Paese è economica, ma non solo. Non ci può essere rinascita se certi colpevoli restino ancora impuniti e liberi, loro sono lo scandalo del nostro Paese non il ritorno in libertà di un ex killer che però al contrario di altri mafiosi ha collaborato. I mafiosi silenziosi uni giorno qualcuno lo chiamò eroi, a fare questa affermazione fu, ricordiamolo, Silvio Berlusconi, l’ex presidente del Consiglio non uno qualsiasi, lo stesso che nel processo sulla trattativa chiamato a testimoniare si è dovuto avvalere della facoltà di non rispondere, perché indagato sulle trame segrete che portarono alle stragi del 92 e del 93. Suoi uomini sono condannati e imputati per gli intrighi con le mafie, la rabbia è a questi che va rivolta non a chi ha deciso di piegarsi dinanzi alle Istituzioni democratiche e repubblicane. Trapani poi ha bisogno di maggiore Democrazia e Libertà: questa è la terra dove vivono ancora segrete intese, dove le mafie si sono infiltrate, dentro le istituzioni, intaccando trasversalmente la politica, l’economia e l’impresa, la stessa società. Recenti indagini ci hanno fatto vedere parlamentari e sindaci alla corte di quei boss di mafia che tornati liberi erano tornati a presidiare gli angoli delle nostre strade. Sindaci e politici che con arroganza sono rimasti al loro posto, sindaci che di giorno predicano l’antimafia e poi la sera vanno alla tavola dei mafiosi. Celebrare degnamente la Repubblica per noi che cerchiamo di fare buona informazione significa raccontare questi fatti senza far sconti a nessuno. In ultimo un attimo di memoria e ricordo personale: in questa giornata mi piace ricordare i “ragazzi” di Borgo, i giovani repubblica di 75 anni addietro si batterono per la vittoria della Repubblica. E in particolare al maestro Peppino Di Giorgi, nelle foto ritratto abbigliato come un vero mazziniano, che ogni giorno a scuola insegnava ai suoi allievi che Repubblica significava Libertà. Se siamo oggi Liberi lo dobbiamo anche a maestri come il maestro Di Giorgi.