La mobilitazione per la salvaguardia del lavoro, della categoria e dell’indipendenza dei suoi enti, del diritto ad essere informati prosegue. «Servono misure strutturali volte ad accompagnare il settore nella delicata fase di trasformazione che sta attraversando. I riferimenti contenuti nel Pnrr sono insufficienti. In gioco c’è la democrazia italiana», rileva il sindacato.
l Consiglio nazionale della Fnsi, riunito a Roma, «udita la relazione del segretario generale, Raffaele Lorusso, la approva. Il Consiglio nazionale invita la Giunta esecutiva a proseguire nelle iniziative pubbliche di mobilitazione per salvaguardare il ruolo dell’informazione, sancito dall’articolo 21 della Costituzione, e per difendere la categoria e l’indipendenza dei suoi enti». È quanto si legge in un documento approvato durante i lavori della riunione convocata in presenza dopo le restrizioni anti-Covid.
«È necessario incalzare il governo, a cominciare dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il Parlamento affinché al settore dell’informazione venga rivolta la giusta attenzione, attraverso la messa a punto di misure strutturali volte ad accompagnarlo nella delicata fase di trasformazione che sta attraversando. I riferimenti contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, da questo punto di vista, sono insufficienti. Il rischio è di relegare l’informazione ad un ruolo sempre più marginale, indebolendo il diritto dei cittadini ad essere informati e facendo peggiorare la qualità della democrazia italiana», prosegue il documento.
«Occorrono interventi strutturali per sostenere il mercato del lavoro e contrastare concretamente il precariato e il lavoro irregolare, sempre più diffuso. Gli impegni assunti pubblicamente dal sottosegretario con delega all’Editoria, Giuseppe Moles, anche sulla necessità di riconvocare al più presto il tavolo per la definizione dell’equo compenso per i lavoratori autonomi, sono stati finora disattesi e non sono andati oltre generiche dichiarazioni di intenti in qualche convegno. Non la stessa incertezza, da parte del governo, si riscontra quando si tratta di accogliere le richieste delle aziende editoriali, dirette per lo più a ridurre il perimetro del lavoro regolare e ad ampliare l’area del lavoro precario, come dimostrano i finanziamenti per altri prepensionamenti non supportati da adeguate politiche del lavoro», rilevano i consiglieri nazionali della Fnsi.
«Questa situazione continua a pesare sulle casse dell’Inpgi, aggravandone il disavanzo. Da questo punto di vista, il Consiglio nazionale impegna il segretario generale e la Giunta esecutiva a incalzare il governo, al fianco del cda dell’Inpgi, affinché venga individuata al più presto una soluzione che consenta di mettere in sicurezza l’Istituto attraverso il necessario allargamento della platea e ogni altra misura che ne salvaguardi l’autonomia e l’indipendenza. Inoltre, va stigmatizzata l’inerzia del Parlamento sui temi della cancellazione del carcere e delle querele bavaglio. Grave e preoccupante, da questo punto di vista, è la mancata adozione dei provvedimenti sollecitati dalla Corte Costituzionale per la cancellazione del carcere per i cronisti, per la quale si renderà necessaria una decisione della stessa Consulta», prosegue il documento.
Per queste ragioni, conclude il Consiglio nazionale, «è necessaria una nuova stagione di lotta che rimetta al centro le libertà, i diritti e la dignità del lavoro a tutela del valore della professione e del rilievo che la Costituzione le assegna».
Fonte fnsi.it