Un giornalista di Trapani sarà processato per aver ‘offeso la reputazione’ di un collega con dei post su Facebook in cui scriveva di una ‘presunta indagine’ a carico di quest’ultimo, rivelatasi ‘radicalmente falsa’. Si tratta di Gianfranco Criscenti, peraltro vice segretario provinciale del sindacato dei giornalisti, per cui la Procura di Trapani ha disposto la citazione diretta a giudizio per diffamazione continuata nei confronti del collega Rino Giacalone. Sotto accusa ci sono una serie di post pubblicati sul social network, tra marzo ed aprile 2015, in cui Criscenti avrebbe alluso al giornalista senza riportane il nome. “C’è un insospettabile personaggio ritenuto dalla società come un’icona e un paladino (il cui nome al momento non può essere noto) che è finito iscritto nel registro degli indagati per ipotesi di reato legate alla sua professione”, scriveva il giornalista sul suo profilo Facebook il 20 aprile 2015.
La notizia, dal social network, era rimbalzata nel tg dell’emittente televisiva locale Telesud. Nei mesi scorsi il giornalista Luigi Todaro e l’editore Massimo Marino, che avevano esplicitato nei servizi televisivi il riferimento a Rino Giacalone, sono stati condannati per diffamazione. Ed è stato lo stesso Criscenti, nel corso del processo, a ricondurre i suoi post al collega trapanese, che nei post veniva indicato come “maestro virgolettato della legalità”. “Si, mi riferivo al collega Rino Giacalone” ha detto il giornalista nell’udienza del 27 giugno 2019, rilanciando il contenuto dei post pubblicati in quel periodo, in cui si riferiva dei rapporti del collega con l’ex presidente di Confindustria Trapani. “Chi tenta di salvarsi, accusando ingiustamente e miseramente gli altri, cola a picco! E per alcuni la discesa è già cominciata”, scriveva Criscenti in uno dei post incriminati. Tuttavia, nella sentenza di condanna per il giornalista e l’editore di Telesud, i giudici scrivono che “occorre rilevare che la notizia relativa alla presunta indagine penale a carico del giornalista Rino Giacalone fosse radicalmente falsa”.
Il processo inizierà il prossimo 1 ottobre davanti al giudice monocratico Rossana Cicorella. “Tutto nasce – dice Criscenti all’AGI – da alcuni post in cui non faccio riferimento alla persona, ma critico un comportamento, a mio avviso, deontologicamente condannabile. Nel momento in cui mi trovo a essere testimone in un processo, a un avvocato che mi chiede se mi riferissi a Giacalone risposi di sì. Non capisco dove sia la diffamazione a mezzo stampa: tre anni prima ho raccontato su Facebook un fatto senza parlare della persona, poi in tribunale mi rivolgo a un target diverso. Chi ha letto quel post allora continua a non sapere a chi mi riferissi. A me interessava semplicemente rendere pubblico su Facebook un comportamento anomalo. Non mi interessava la persona, ma un collega che ha tenuto, a mio parere un comportamento deontologicamente non corretto. Ma questo non devo essere io a stabilirlo, ma i giudici”.
• Fonte Agi autore Marco Bova