Caltanissetta. I magistrati di Caltanissetta stanno valutando la consistenza dello spunto su via d’Amelio emerso dalle intercettazioni in carcere di Totò Riina. Lo dicono fonti della procura nissena, interpellate da AGI, rispetto ad alcuni stralci pubblicati sul quotidiano Il Dubbio, da cui si evincerebbe la presenza, sul luogo in cui il 19 luglio 1992 è stato ucciso il giudice Paolo Borsellino, del latitante Matteo Messina Denaro, bollato in altri passaggi intercettati come “quello della luce”, in relazione ai suoi interessi nel business delle energie rinnovabili. “Da sua madre… deve venire da sua madre… gli ho detto… preparati… aspettiamolo a quello della luce… anche perché devono essere tutte cose pronte”: è il contenuto dell’intercettazione registrata in carcere il 6 agosto 2013, depositata dalla procura generale di Palermo, assieme al resto dei brogliacci, nel processo d’Appello in corso sulla Trattativa Stato-Mafia. Una frase ‘spezzata’, dicono dalla procura di Caltanissetta, su cui verranno eseguiti degli accertamenti, tra cui il riascolto del file originale, anche per valutare la corrispondenza tra quanto detto, in siciliano, dal capo dei corleonesi e il testo riportato nelle trascrizioni. In ogni caso, chiariscono dalla procura, qualsiasi sia l’esito, cambierebbe poco dal punto di vista processuale, visto e considerato che il latitante Matteo Messina Denaro, lo scorso anno, è stato condannato all’ergastolo dal Tribunale di Caltanissetta come mandante delle Stragi del ’92 di Capaci e via D’Amelio. (AGI)