La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale

“La fattoria degli animali” raccontava la storia di diverse specie animali che decidevano prima anarchicamente, poi democraticamente e infine tirannicamente di sottrarsi al dispotismo umano. Sette leggi vennero scritte sul muro della stalla, per ricordare a tutti i presenti i principi di uguaglianza, legalità e rispetto che li dovevano contraddistinguere, in questa nuova era lontana dalla tirannia umana. Tuttavia, si sa, un tale stato di cose non può durare a lungo, a qualcuno verrà prima o poi l’idea di sovvertire anche tale ordine di cose per avere più forza, potere e diritto sugli altri. Così nel celebre testo di Orwell ad un certo punto sono i maiali (e forse non è un caso) a voler prendere il comando su tutti gli altri animali, e capeggiati dal maiale Napoleone, di notte in notte modificano anche impercettibilmente le scritte sul muro, per renderle più consone ai loro intenti.
Infine anche il principio guida della fattoria, quello per cui gli animali si erano battuti, verrà sovvertito mutando da “tutti gli animali sono uguali” a “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”ponendo fine ad un modo democratico di amministrare poteri e giustizia.
Analogamente in una nazione potrebbe accadere che qualcuno decida di cambiare le regole generali, la carta dei diritti dei cittadini, o quella che alcuni chiamano Costituzione. Non molto diversamente da quanto accadde nella fattoria può succedere che dalla democrazia si decida di passare ad una sorta di oligarchia ma legalmente riconosciuta, poichè di volta in volta le leggi generali vengono, più o meno consensualmente, cambiate.
Le parole sono importanti ognuna indica un preciso stato d’animo, una precisa volontà per chi la pronuncia, anche quando apparentemente il significato generale è simile. Non meno importanti sono i contesti in cui pronunciamo le parole, le rendono dense di significati ancora più ricchi, cambiano il modo di percepirle da parte degli altri.
Così mi pare un modo per cominciare, o forse continuare, a sovvertire l’ordine delle cose, la decisione di affiancare nei tribunali la classica frase “la legge è uguale per tutti” (netta, precisa e che non ammette deroghe) con la più emblematica “la giustizia è amministrata in nome del popolo”. Qualcuno ha anche avviato la raccolta firme per abolire la prima. Tutti e non solo qualcuno dovrebbero sapere che legge, uguale e per tutti, nella stessa frase sono un monito, una sorta di legge morale, oltre che costituzionale, un modo per ricordare a tutti l’illuministico concetto che di fronte alla giustizia dovrebbero essere riconosciuti a tutti uguali diritti e uguali doveri. Popolo, invece, è una parola vaga, dipende dal contesto, ed è anche facilmente strumentalizzabile, non si quantifica, non ha limiti ne in basso ne in alto. popolo possono essere tutti, ma anche nessuno. Forse i maiali hanno già cominciato a riscrivire le leggi sul muro della stalla, di notte, nel silenzio, quando quasi nessuno si accorge di ciò che sta accadendo.

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Simona De Simone, psicologa e psicoterapeuta. Divoratrice instancabile di libri e del buon cibo. Appassionata di scrittura e mamma di Alqamah sin dal principio.