Quattordici anni e 4 mesi per Giulio Caporrimo, che era stato scarcerato nel febbraio 2017. I summit venivano fatti in barca, al largo di Sferracavallo
Tornato in libertà, Giulio Caporrimo, uno dei padrini più autorevoli di Tommaso Natale, era subito tornato alla sua attività di sempre. Voleva riportare il clan ai fasti di un tempo. Non c’è riuscito, le indagini del nucleo Investigativo dei carabinieri, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno bloccato anche questa riorganizzazione. Oggi, la gup Maria Cristina Sala ha condannato Caporrimo a 14 anni e 4 mesi, al termine del rito abbreviato .
Sono arrivate altre pesanti condanne, come chiedevano i pubblici ministeri Amelia Luise (oggi alla procura europea), Giovanni Antoci e Maria Rosaria Perricone. Riguardano: Nunzio Serio, il braccio destro di Caporrimo (ha avuto 20 anni, in continuazione con una precedente condanna), Vincenzo Billeci (10 anni e 8 mesi), Francesco Di Noto (4 anni e 10 mesi), Francesco Paolo Liga (8 anni e 2 mesi), Vincenzo Taormina (12 anni e 4 mesi), Giuseppe Enea (7 anni). Quasi 80 anni di carcere, condanne scontate di un terzo perchè gli imputati hanno scelto il rito abbreviato. Altri due imputati hanno scelto il rito ordinario. Nei loro confronti intercettazioni e pedinamenti, che sono riusciti a tenere sotto contro i boss, anche quando organizzavano i summit a bordo di potenti gommoni, al largo di Sferracavallo.