Ragazza uccisa a Catania, condannata a 18 anni l’ex amica

Ylenia Bonavera morì nel dicembre 2020

Allarme per furgone lasciato davanti al Palazzo di giustizia di Catania

CATANIA. Il Gup di Catania ha condannato a 18 anni di reclusione Daniela Agata Nicotra, 36 anni, per l’omicidio Ylenia Bonavera, la 24enne, deceduta il 9 dicembre del 2020 all’ospedale Garibaldi.

Nella sentenza, emessa a conclusione del processo celebrato col rito abbreviato, il giudice ha riconosciuto all’imputata l’aggravante della “relazione affettiva con la vittima”.

La Procura aveva chiesto la condanna a 20 anni di reclusione. L’avvocato Giovanni Chiara, che l’assiste, ha annunciato ricorso dopo il deposito delle motivazioni.

Per l’accusa la vittima sarebbe deceduta per un’emorragia scaturita da una coltellata ricevuta alle spalle che la Procura ritiene sia “stata inferta con forza e determinazione ai danni della vittima nel corso di una violenta lite scaturita per ragioni sentimentali”. L’imputata si era costituita alla polizia accompagnata dal suo legale di fiducia, l’avvocato Giovanni Chiara, ammettendo di averla ferita con un coltello da cucina al culmine di una lite in strada, che era stata ripresa con dei cellulari da passanti. Nicotra ha sostenuto la tesi della legittima difesa spiegando di essere stata ferita da Ylenia a un occhio, che le sanguinava, dopo che l’aveva rimproverata perché , a suo dire, era ancora una volta in preda all’uso di droga e alcool. La vittima aveva in mano una bottiglia di birra con la quale, ha aggiunto la donna, avrebbe cercato di colpirla ancora e per questo avrebbe preso un coltello da cucina, che aveva in auto, e l’avrebbe usato per difendersi e poi è andata via.

Nel 2017, Ylenia, durante un’aggressione subita dall’ex che aveva tentato di darle fuoco – Alessio Mantineo, 25 anni, condannato a 10 anni in appello – aveva riportato ustioni nel 13 per cento del corpo ed aveva perso il bambino che aspettava. 

Durante il processo prese le sue difese considerando dell’ex come un gesto una prova d’amore e per questo fu rinviata a giudizio a Messina per favoreggiamento e falsa testimonianza. (ANSA).

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