Frode, falso e truffa, va a processo l’amministratore Antonio Manca. La prefettura annulla la gara per il Cpr di Milo. Altra indagine a Bari
Tra le carte di una indagine coordinata dalla Procura di Trapani sull’accoglienza e assistenza dei migranti, si celano affari che per decenni avrebbero legato a doppio filo, con un non insolito do ut des, svariati personaggi della città. Tutti con un ruolo preciso e un fine comune, fare diventare un “potente” Antonio Manca, laureato, classe 1976. Il presidente della società cooperativa Badia Grande. Lui per lungo tempo avrebbe avuto in mano i cordoni della borsa, ossia il controllo su ingenti finanziamenti, grazie ad appoggi che passavano da istituzioni pubbliche, clericali e anche giudiziarie. Manca è stato rinviato a giudizio per i reati di frode in pubbliche forniture, falso e truffa. Il processo è già cominciato. L’indagine riguarda un periodo compreso tra il 2017 e il 2019 quando Badia Grande si aggiudicò la gara della prefettura di Trapani per la gestione e l’accoglienza dei migranti. Questo nonostante l’indagine trapanese. Ma c’ è un’altra indagine a Bari, relativa a frodi che sarebbero state commesse per l’assistenza sanitaria all’interno del CPC del capoluogo pugliese, dove indagati con Manca sarebbero Marianna Bello, direttrice della struttura, Giovanni Cimino, referente dell’Associazione Paceco Soccorso affidataria del servizio di assistenza medica e sanitaria, Antonino Tartamella, medico responsabile del presidio sanitario del Cpr. Badia Grande sempre con Manca dalla Sicilia alla Puglia, non si è mai tirata indietro dall’affare gestione immigrazione, e in questi giorni era prossima a vedersi aggiudicata un’altra gara sempre indetta dalla prefettura di Trapani. Quella relativa alla gestione dei 204 posti all’interno del CPR (permanenza e rimpatrio) di contrada Milo. In soldoni oltre 18 milioni di euro, per una gestione biennale. La graduatoria definita per l’aggiudicazione della gara, bandita con le caratteristiche e le regole di “gara europea”, a procedura aperta, ha visto la cooperativa Badia Grande collocarsi al primo posto, la relativa offerta è stata valutata dalla commissione la più vantaggiosa. Ma un primo inghippo al di là dell’indagine giudiziaria era già sorto, nel senso che era stata valutata come anomala l’offerta presentata. Appena l’otto luglio scorso la cooperativa Badia Grande ha fatto pervenire in prefettura le giustificazioni richieste. Ma una settimana dopo, il tredici luglio, in prefettura è giunta la notifica del provvedimento con il quale il presidente della coop, Antonio Manca, è stato rinviato a giudizio. Una indagine della cui esistenza nessuno si era accorto. Una inchiesta “pesante” e della cui esistenza lo stesso Manca aveva taciuto nei documenti a sostegno della partecipazione della gara, rendendo una dichiarazione allo stato dei fatti mendace, escludendo cioè di essere soggetto a indagini per reati contro la pubblica amministrazione, circostanza che invece allo stesso all’epoca della presentazione dell’offerta era già nota: l’avviso di conclusione delle indagini giunte oggi a dibattimento è del luglio dell’anno scorso, l’offerta alla gara è stata presentata successivamente, nei primi giorni del gennaio 2022. Con provvedimento dello scorso 1 agosto la prefettura ha quindi escluso dalle ditte concorrenti per la gestione del Cpr di contrada Milo la cooperativa Badia Grande, evidenziando i gravi vizi che grazie alla segnalazione della Procura della Repubblica sono emersi. A sostenere la legittimità del procedimento della prefettura, che si è richiamata inoltre alle linee di indirizzo dell’Anac, autorità anticorruzione, è stata anche l’avvocatura dello Stato di Palermo. Ma ad essere esclusa dalla gara non è stata solo Badia Grande, ma anche la seconda offerente in graduatoria, il raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) “La mano di Francesco – Associazione San Marco”. Anche questo Rti è risultato avere presentata una offerta anomala e le giustificazioni addotte non sono state ritenute sufficienti dalla commissione di gara per mantenere l’offerta tra quelle ammesse. Peraltro “La Mano di Francesco” sembra essere la stessa coop finita all’interno dell’indagine della Procura di Palermo, cosiddetta “schiave del pulito”, a proposito dello sfruttamento di manodopera di migranti dentro strutture alberghiere di Palermo e Castelvetrano. La replica. “In ordine al rinvio a giudizio del rappresentante legale della cooperativa sociale Badia Grande, per una ipotesi di frode in pubbliche forniture contestata al legale rappresentante – si legge in una nota – gli avvocati difensori, Donatella Buscaino e Vincenzo Lo Re , osservano che la cooperativa ha sempre operato in stretta collaborazione con la Prefettura di Trapani, superando costantemente i relativi controlli ispettivi sulla regolarità delle prestazioni eseguite, garantendo una totale e completa trasparenza dei servizi appaltati, come si avrà modo di dimostrare nel corso del dibattimento”.
“In ordine al provvedimento di esclusione – conclude la nota – ritenuto palesemente illegittimo, la cooperativa si opporrà presso le sedi opportune al fine di tutelare giudizialmente i propri interessi”.