Dal precariato nel lavoro giornalistico alle querele temerarie alle minacce all’irrompere nelle redazioni dell’intelligenza artificiale: una relazione densa di contenuti quella del segretario generale della Fnsi, che riportiamo allegata in calce.
«La democrazia è a rischio se non ci sono maggiori tutele per i giornalisti e nuove regole per affrontare le innovazioni tecnologiche che riguardano anche informazione e mondo dell’editoria. Per la crisi “inarrestabile” del settore sono necessarie strategie condivise». Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, nel corso della sua relazione al 29esimo Congresso nazionale della stampa italiana, aperto martedì 14 febbraio 2023 a Riccione.
«Lo stato di salute della informazione è precario esattamente come sempre più precaria è la condizione di chi fa informazione professionale in Italia – ha detto Lorusso -. Dalle condizioni precarie del lavoro di molti giornalisti, alla tutela delle fonti e del segreto professionale, dalle querele bavaglio a minacce e intimidazioni fisiche nei confronti dei giornalisti, ci sono i punti deboli che la Fnsi non si è mai stancata di denunciare e di portare all’attenzione delle istituzioni italiane ed europee».
Il segretario ha ribadito quindi l’importanza di confrontarsi con editori e politica su tematiche e problemi da tempo irrisolti. Questioni su cui diversi governi hanno dato disponibilità, anche la presidente Meloni. Nonostante ciò, in Parlamento sono state depositate «proposte di legge dal contenuto liberticida, come quella con cui si vorrebbe punire con il carcere la pubblicazione di stralci di intercettazioni non coperte da segreto».
Nel suo discorso, più volte applaudito, Lorusso ha toccato vari temi, dalla tutela della professione con la questione dell’equo compenso e l’esigenza di nuove regole sul lavoro agile, al futuro degli enti di categoria, ai pericoli che corre la democrazia, legati tra l’altro alla introduzione dell’intelligenza artificiale.
«Ai giornalisti, più che discernere, oggi, viene chiesto di essere veloci. La velocità imposta dalla tecnologia rischia di far passare la narrazione del fatto per la verità del fatto».