Ieri 24 marzo una rappresentanza dell’ANPI di Trapani ha partecipato a Palermo nei saloni della caserma di polizia Lungaro al ricordo del partigiano Pietro Ermelindo Lungaro, poliziotto, trucidato alle Fosse Ardeatine. All’incontro erano presenti oltre alle autorità – Prefetto, Questore, massimi esponenti delle forze militari – soprattutto i familiari, figlio e nipoti, del partigiano Pietro Ermelindo.
Il giornalista e dirigente dell’ANPI di Trapani Andrea Castellano, autore del libretto che ricorda la figura di Pietro Lungaro, nel suo applaudito intervento rievocativo di quel tratto di storia dell’occupazione nazifascista di Roma e delle giornate di Liberazione, dei motivi che portarono all’arresto di Lungaro e poi alla sua orribile morte insieme ad altri 334 compagni, non ha fatto neanche cenno alla sua italianità anche se era nato a Erice, ma al suo essere partigiano e antifascista. Lungaro come gli altri 334 massacrati dai nazisti avevano un’unica colpa DI ESSERE ANTIFASCISTI.
Vanno pertanto respinte le affermazioni di chi cerca di ridurre quell’eccidio semplicemente ad una scelta dei tedeschi “ perché italiani”, ma in base ad una selezione che colpiva gli antifascisti, i resistenti, gli ebrei, gli oppositori politici. Quei nomi furono scelti in collaborazione, questo sì, da italiani come il questore di Roma Caruso, dal criminale di guerra Pietro Kok e altri, tutti fascisti”.