Non cadde da solo dalla torre di lancio nella caserma Gamerra di Pisa: quel 16 agosto del 1999 il paracadutista di leva Emanuele Scieri fu ucciso da due suoi commilitoni.
A 24 anni da quella notte, la Corte di Assise di Pisa ha messo un primo punto alla vicenda condannando due ex caporali della Brigata Folgore, Alessandro Panella e Luigi Zabara, rispettivamente a 26 e 18 anni di reclusione, per omicidio volontario in concorso. Un verdetto accolto da un lungo abbraccio con i suoi avvocati e dalle lacrime di Francesco Scieri, il fratello di Emanuele, che ha ascoltato la presidente della Corte Beatrice Dani illustrare il dispositivo della sentenza. “Noi volevamo la verità. E oggi, quasi 24 anni dopo la morte di mio fratello, è stata scritta una pagina di verità – ha commentato – è un tassello importante se ci saranno altri gradi di giudizio”. Commossa anche la madre del paracadutista, Isabella Guarino, che non era però in aula. “Sono contentissima – dice al telefono – un po’ di giustizia ci voleva per tutti, per noi che abbiamo lottato ma anche per il Paese e per la società civile. Abbiamo sofferto tantissimo sia per il dolore che abbiamo avuto sia per il muro di gomma che ci negava la verità e la giustizia”. La sentenza era attesa lo scorso 14 giugno ma la Corte, dopo quasi 6 ore di camera di consiglio, aveva invece rinviato il verdetto ritenendo opportuno ascoltare altre tre testimonianze, indicate nella lista testi dell’accusa. Sono così passati altri 29 giorni per arrivare alla sentenza di oggi. Le testimoni sentite dalla Corte sono tre amiche di un paracadutista che quell’agosto 1999 era in caserma e che agli inquirenti riferì di avere visto alla Gamerra, intorno all’1 di notte, gli imputati ancora svegli e in giro. La testimonianza di Magdalena Mariani Lattanzi, Elisa Spaccapeli e Sandra Aceti è stata dunque utile per ricostruire i fatti, ma soprattutto gli orari. I due ex caporali della Folgore accusati di omicidio, Alessandro Panella e Luigi Zabara, erano finiti sotto inchiesta nel 2018, con una svolta nelle indagini della procura di Pisa e dopo che già la Commissione parlamentare d’inchiesta aveva concluso che Scieri non si era suicidato. Per la procura, infatti, l’ex parà di leva sarebbe rimasto vittima di atti di nonnismo. Teatro, il piazzale sotto la scala di asciugatura dei paracadute. Gli imputati lo avrebbero picchiato anche dopo che lui era salito sulla torretta il 13 agosto 1999, facendolo poi precipitare e morire e nascondendo il corpo sotto un tavolo nella caserma. Il cadavere fu rinvenuto tre giorni dopo, il 16 agosto. “Il nonnismo non ha nessuna premessa di questa vicenda – ha commentato uno dei legali della famiglia Scieri, l’avvocato Ivan Albo – le flessioni e i pugni sui dorsali sono soltanto il modo di estrinsecazione di atti che sono di violenza”. Un terzo sottufficiale, Andrea Antico, accusato degli stessi reati, aveva scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato e nel novembre 2021 è stato assolto. La procura di Pisa ha già fatto ricorso in appello e si attende la fissazione del processo. Panella e Zabara, invece, hanno scelto il rito ordinario e oggi il processo, che si è aperto nell’aprile del 2022, si è concluso con una condanna superiore alla richiesta del pm per il primo – 24 la richiesta per Panella, 26 la decisione della Corte – e inferiore per il secondo (21 la richiesta, 18 la sentenza). La corte d’Assise ha anche condannato il ministero della Difesa e i due ex parà a risarcire la madre e il fratello di Scieri con una provvisionale di 350mila euro in totale. “Non sono mai soddisfatto in relazione a sentenze e condanne – ha commentato l’ex procuratore capo di Pisa, Alessandro Crini – oggi è stata data una risposta ad una famiglia, l’idea che mi ero fatto dall’inizio era che forse occorresse fare qualche approfondimento in più”. I legali dei due imputati oggi in aula, così come era stato la scorsa udienza, avevano chiesto l’assoluzione. “Le sentenze si attendono, si leggono e si impugnano. Faremo l’appello – ha detto il legale di Zabara, l’avvocato Andrea Di Giuliomaria – Questa sentenza non me l’aspettavo, francamente eravamo molto convinti della tesi difensiva”.
ANSA