I racconti di Nicola Quagliata
Capitolo 3
Il morto
E gli disse deciso:
Ti ho detto che non ho bisogno di vederlo, metti da parte quegli attrezzi, che mi sembrano più adatti a schiodare la croce , non c’è motivo che io lo veda, lascia stare lumunnu come va’.
Stava dicendo lascia stare in pace il morto, ma poi pensando che quello veramente ci lavorava coi morti e vi manteneva la familiarità che si ha in genere con l’oggetto del proprio lavoro, e Crozza sembrava proprio uno che amava il suo lavoro, il che escludeva che potesse essere molesto, si trattenne dal dirlo, ma rimase inquieto, non certo per la vista del morto ma per la profanazione e per qualcos’altro che non sapeva definire.
• Peppi, mi dissero che prima di partire col morto lo devi vedere, devi sapere che porti e chi porti, ed io te lo faccio vedere, credimi, non è per un mio piacere…
• Ti dissero? E chi sono questi? Chi te lo ha detto?
• Peppi è la regola, è così che si fa, non si trasporta un cadavere senza averlo visto. Tu ora lo vedi e poi torni a vederlo quando lo consegni, lo vedi, lo guardi e confermi che è lo stesso che ti è stato affidato nel cimitero di Salemi, anzi, non dire cimitero, dici solo Salemi, meno si dice in queste cose e meglio è. Lo consegni e sei libero, te ne torni al tuo lavoro al tuo paese. Ma ora rassegniamoci, lo devi vedere.
Si mise a svitare una vite dalla cassa grezza di abete, sulle tavole si vedevano le venature del legno ed in molti punti i nodi, e mentre girava la vite mormorava per conto suo una litania, poi si rivolse di nuovo a Peppe:
• I cimiteri sono fatti perché i morti non devono stare coi vivi, non possiamo neppure dire che il morto ha abbandonato la vita, perché il morto lo troviamo già senza vita ed è altra cosa da quel che era prima quando ancora quel dato corpo la possedeva, e non importa come la vita gli sia stata strappata, perché la vita viene sempre strappata e si tratta dello strappo definitivo per chi non crede nella resurrezione della carne – tu sai che io prima facevo il sagrestano e prima ancora ho studiato in seminario, e sai pure perché sono stato allontanato prima dal seminario e poi dalla chiesa, alla morte del vecchio parroco che di nicunicu mi aveva portato in seminario, qui ora non do fastidio perché a loro non si può dare fastidio. Dio mi ha creato storto, ma avevo una pelle che sembravo una fanciulla, ed il seminario è come il carcere maschile, e ne approfittavano pure i grandi, storto fisicamente e storto in tutto il resto, ma ripeto ora qua non posso nuocere – ecco qua, la vite se ne è venuta.
Crozza passò ad un’altra vite, sempre in vena di fare il filosofo.
• Dicevo che non importa se è stato assassinato oppure per vecchiaia o per che altro, nessuno vuole lasciarsi strappare la vita, ma quando avviene la separazione questa va mantenuta, ed i morti vanno lasciati in pace. Sai quanti vengono e mi pregano di riaprire la tomba perché vogliono vedere il loro caro, madri, padri, mogli, mariti amanti, perfino amanti, – in testa ci stanno le donne, madri o mogli o amanti, in loro è più forte l’amore e l’attaccamento, Dio e la natura così ci hanno fatto – non si rassegnano, non accettano quella separazione, ed io capisco perché nell’antichità le donne seguivano il marito nell’aldila, e giurano che è l’ultima volta, ma io manco per tutto l’oro del mondo, non prendo in nessuna considerazione quelle richieste. Ma capisco anche il senso delle feste e capisco perché il giorno dei morti è così importante per tutti noi in Sicilia, dalle altre parti non è lo stesso, e capisco perché diciamo ai picciriddi che i morti cari durante la notte, vengono a portare regali, questo in qualche modo li avvicina ai loro cari, la loro visita allevia il distacco. Da noi in Sicilia vengono loro a farci visita, ed i vivi che si recano al cimitero sulle loro tombe, vanno come se li avessero come spettatori, loro i vivi, protagonisti ed attori di una recita per i morti, e si fanno vedere con le scarpe nuove, il vestito nuovo, la camicia e pure la cravatta, per fare bella figura e come segno di ospitalità ed accoglienza, l’ospite non va accolto a casaccio, il momento dell’arrivo dell’ospite è un momento importante e per questo ci si presenta puliti e coi vestiti nuovi. Camminano tra le tombe e lo fanno come se fossero osservati dai loro defunti con la schiera dei loro amici. Ma poi sappiamo che mai c’è stato un ripensamento mai nessuno è ritornato, tranne Gesù Cristo che era figlio di Dio.
Peppe non riusciva a seguire i ragionamenti di Crozza che gli sembravano in quel momento stravaganti e non gli sembrava quello il momento di mettersi a parlare della propria vita e di quella dei morti, perché questo stava facendo Crozza, oltre a scoperchiare la bara, parlava della sua vita storta e dei morti; si finisce sempre col parlare dell’oggetto del proprio lavoro, un maestro dei propri alunni, un pastore delle pecore, un camposantaro delle tombe e dei morti, difendendoli e con familiarità.
• se quei cornuti dei miei clienti mi pagassero sempre e lo facessero con puntualità, anche io li difenderei e potrei anche volergli bene e potrei rispettarli…. Ma mi fanno gettare il sangue per farmi pagare.
Intanto che Crozza svitava e parlava, faceva passare il tempo mente fuori a tratti la tempesta infuriava e scaricava acqua e vento, ed bagliori dei lampi illuminavano i filari con le croci e le cappelle – una finestra a vetri sulla parete dal lato dove era la bara lasciava intravvedere parte del cimitero – ed a tratti si placava lasciando solo una pioggerella fine come pegno del suo ritorno. Le viti erano numerose e Crozza lo fece presente:
• un ti scantari Peppi, alla chiusura non rimetto tutte le viti, ma solo quelle necessarie per questo viaggio, poi si capisce che a Castellammare vorranno pure loro vedere il morto e scoperchieranno di nuovo la cassa, perciò io non metterò tutte le viti e quelle che rimangono le do a te e tu le consegnerai al guardiano del cimitero di Castellammare e saprà lui cosa fare. Il ragazzo, perché di un picciutteddru si tratta, è stato colpito al petto ed alla schiena, perciò la testa ed il viso sono intatti, poi ha perso pure molto sangue ed anche per questo si mantiene bene, perciò quando apro nun ti scantari.
• ma se è stato colpito al petto ed alla schiena come può essere un incidente di caccia?
• Nessuno infatti crede all’incidente di caccia, ma questa è la verità ufficiale, ma tutti sanno che non si è trattato di incidente, di caccia si, ma caccia all’uomo, e non incidente.
Abbozzò le labbra ad un sorriso stretto ed amaro, ironico.
Il medico venuto a vederlo per l’autopsia ha detto che il colpo alla schiena è partito da lontano, quello al petto è stato sparato da vicino e gli ha fracassato la gabbia toracica, lo stesso fucile con cartucce calibro 12 preparate in casa, probabilmente dallo stesso che ha sparato, certamente un cacciatore, ma anche un sicario