Il punto di Camillo Oddo sulla recente indagine che ha coinvolto il deputato all’Ars Dario Safina. Di seguito riportiamo il testo integrale.
Egregi Direttori,
la mia esperienza politica e amministrativa mi porta a dire che se c’è un errore da evitare
nella vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’onorevole Dario Safina è quello di cadere nella
trappola dello sciacallaggio, dei garantisti ad intermittenza e dei giudizi sommari spesso
indotti dal clamore mediatico. Su tutto ciò, ci sarà tempo per intervenire con le opportune
iniziative.
Cosa, invece, assai preoccupante è il clima giustizialista che si respira a pieni polmoni
rappresentando sempre più un problema serio e delicato che impone una profonda
riflessione su ciò che sta accadendo nel circondario trapanese. Ecco perchè vale la pena
sottolineare che la politica deve fare la sua parte e soprattutto non avere paura delle sue idee
rispetto ai modelli di amministrazione della giustizia a cui stiamo assistendo. E non è certo
un attacco alla magistratura mostrare sostanziali perplessità sulle accuse che vengono rivolte
all’avvocato Safina.
Ognuno di noi ha una storia. Quella di Safina racconta ed ha raccontato il percorso umano e
politico di un giovane professionista che si è messo a disposizione della sua parte politica e
poi della sua comunità. Dati inconfutabili che vanno necessariamente riconosciuti.
La stessa indagine che lo chiama in causa lascia intravedere una volontà dichiarata di
occuparsi – nel caso della sua funzione assessoriale svolta anni fa– della città di Trapani.
Nel corpo delle accuse che gli vengono contestate, spicca che la sua azione politica e di
governo è stata improntata all’acquisizione di visibilità protesa al consenso elettorale. In
altre parole, gli viene contestato il dovere di un eletto, a qualsiasi livello, di dimostrare con i
fatti di essere al servizio della comunità. Ma che amministratore sarebbe colui che
rinunciasse a curare e difendere gli interessi dell’istituzione di cui fa parte interpretando
visibilmente il buon governo del fare nell’interesse della città amministrata? E ancora, è
normale e doveroso onorare e rispettare il programma di governo proposto agli elettori?
L’ex assessore Safina l’ha fatto? Sembra proprio di si. Basta leggere il programma
amministrativo del candidato sindaco Giacomo Tranchida per rilevare che tra i suoi punti
fondamentali c’era e c’è il potenziamento e l’ammodernamento dell’illuminazione pubblica
in un’ottica di risparmio energetico che significa meno costi per la pubblica amministrazione
ma anche più sicurezza e più efficienza che richiamano il supremo interesse pubblico.
Pertanto Safina ha sicuramente contribuito a definire l’indirizzo politico e si è messo
meritoriamente a lavoro. L’accusa sostiene turbando una gara, nella fattispecie un project
financing. Ma non c’è amministratore e/o dirigente di settore che non sa che si tratta di un
procedimento complesso gestito esclusivamente da chi detiene il potere tecnico-gestionale.
Ecco perchè i project financing, vanno esaminati con la dovuta attenzione perché sviluppano
una serie di tecnicismi che all’occhio meno attento e poco allenato possono anche dare
l’impressione di travalicare in vantaggi altrui, aprendo la strada a favoritismi, ma che invece
fanno parte di un articolata dimensione burocratica e di normale fisionomia della finanza di
progetto così come normata e regolata nel codice degli appalti.
L’ipotesi accusatoria di corruzione s’inserisce poi in una estensione concettuale del reato,
perché da ciò che va emergendo l’onorevole Safina non ha e non poteva corrompere nessuno
nè essere corrotto.
Una cosa invece è acclarata: ha ottenuto benefici per la città di Trapani.
C’è poi un altro elemento di valutazione. L’accusa sottolinea che ne avrebbe tratto, anni
dopo, un vantaggio elettorale in termini di consenso. Un vantaggio personale? Safina faceva
parte di un organo collegiale, la Giunta municipale di Trapani. Difficilmente avrebbe potuto,
a distanza di anni, avvantaggiarsi in maniera esclusiva del lavoro svolto pur avendo gestito
direttamente la vicenda del servizio di illuminazione pubblica, perché anche dal punto di
vista mediatico e di visibilità è l’esecutivo nella sua interezza che viene interessato
dall’eventuale risultato positivo di un’azione amministrativa. Basta leggere le cronache,
basta fare un giro sui social e basta consultare i dati elettorali che riguardano anche l’on.
Safina. Infatti è ragionevole pensare che è l’amministrazione che ottiene il risultato non
certo il singolo assessore. Di conseguenza non ci può essere stata e, in genere, non c’è
alcuna personalizzazione. Il rispetto nei confronti del lavoro della magistratura è fuori
discussione così come è legittimo politicamente interrogarsi su questa vicenda giudiziaria.
Così com’è legittimo ritenere, perché fino a questo momento lo sottoscrive la sua storia
politica e personale, che Dario Safina è una persona perbene, un onesto e stimato
professionista che merita rispetto e considerazione per quello che ha fatto nel passato,
recente o meno, e che sicuramente continuerà a fare da Deputato regionale nell’interesse del suo territorio e della Sicilia.