Altro stop a pubblicare misure cautelari, Costante: Per il ministero della Giustizia i giornalisti sono lavoratori senza diritti

Il governo sta valutando se estendere il bavaglio anche ad altri atti. «Alla Fnsi piacerebbe che con la stessa solerzia via Arenula desse una risposta sulla liquidazione giudiziale dei compensi per i freelance», rileva la segretaria generale. Il governo sta valutando un’ulteriore stretta alla pubblicabilità delle misure cautelari personali. Il nuovo provvedimento potrebbe essere inserito nello stesso decreto legislativo ‘bavaglio’ già approvato a settembre 2024 in via preliminare dal Consiglio dei ministri che prevede il divieto di pubblicare il testo, integrale o per estratto, delle ordinanze di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare.

La nuova versione del decreto, ricevuti i pareri e le indicazioni dalle commissioni Giustizia, potrebbe approdare in uno dei prossimi Consigli dei ministri, anche se a via Arenula si è ancora in attesa di capire se palazzo Chigi deciderà di dare il via libera per l’inserimento del decreto in calendario fin da subito o ci sarà da attendere.

Al momento – spiegano fonti del ministero della Giustizia riportate dall’Ansa mercoledì 4 dicembre 2024 – si sta valutando il perimetro entro il quale estendere il divieto e decidere se includere in generale l’interdizione di pubblicazione per tutti gli atti, come tutte le misure cautelari personali, il carcere, le interdittive e perquisizioni, o solo determinati documenti.

Al di là dei tempi, sono le indicazioni arrivate dalle commissioni a stringere le maglie: la maggioranza, assieme a Italia Viva, chiede di estendere ulteriormente il divieto a tutte le altre ordinanze prevendendo anche multe per i giornalisti e non solo agli editori (fino a 500mila euro).

Sanzioni che provocherebbero un chilling effect sulla libertà di stampa, come più volte ribadito nelle sentenze della Corte europea per i diritti dell’Uomo e come denunciato dalla Fnsi anche nel corso delle ripetute audizioni in Parlamento.

«Alla Federazione nazionale della Stampa – rimarca la segretaria generale Alessandra Costante – piacerebbe che il ministero della Giustizia, con la stessa solerzia con cui prende in carico l’inasprimento delle norme sulla impubblicabilità delle misure cautelari, desse una risposta alle migliaia di giornalisti lavoratori autonomi italiani che da oltre un anno stanno aspettando, in base ad una legge firmata dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, una decisione sulla liquidazione giudiziale dei compensi. Evidentemente per una certa politica i giornalisti italiani non sono lavoratori come tutti gli altri».

Per Costante, inoltre, «l’inasprimento dell’articolo 114 del codice di procedura penale, sotto la maschera del garantismo e della presunzione di innocenza, continua a rappresentare una ferita all’articolo 21 della Costituzione e al diritto dei cittadini ad essere informati».

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