Le autorità iraniane hanno due pessime abitudini che fanno scempio dei più elementari diritti umani.
La prima è quella di considerare “minaccia alla sicurezza nazionale” ogni tentativo di comprendere cosa stia accadendo nel paese, di raccontarne le voci – soprattutto quelle libere – e di denunciare le violazioni dei diritti umani. Per questo, le carceri iraniane sono piene anche e non solo di giornalisti locali.
La seconda è quella di arrestare cittadini occidentali e tenerli in ostaggio, a volte senza accusa e a volte con accuse palesemente false come ad esempio lo spionaggio per potenze nemiche, per ottenere qualcosa in cambio.
Che Cecilia Sala sia vittima della prima delle due abitudini è certo. Possibile che lo sia anche della seconda, giacché sulle piattaforme social inizia a circolare il nome di colui col quale si dovrebbe fare l’indecente scambio: Mohamed Abedini, collaboratore dei Guardiani della rivoluzione, arrestato il 16 dicembre durante un transito all’aeroporto di Malpensa.
Su costui pende una richiesta di estradizione da parte degli Usa per aver dato supporto materiale a un attacco iraniano con un drone che, a gennaio, causò la morte di tre militari statunitensi in un una base militare in Giordania.
Cecilia Sala è una giornalista. Chi fa giornalismo non sta mai nel posto sbagliato. Il giornalismo non è un reato. Chi fa giornalismo non dev’essere mai oggetto di scambio. fonte articolo21.org