Le parole scritte da Maria Guccione per ricordare Salvatore Coppola.
Sono molto compiaciuta per questa iniziativa messa su dai tanti amici di Salvatore Coppola e dispiaciuta di non poter essere materialmente presente. Ma due parole su di lui, sul mio amico Salvatore Coppola, voglio dirle. Sconoscevo la sua esistenza fino al 2003 allorché, dopo aver venduto il mio ex Albergo ristorante a cui ho dedicato 42 anni della mia vita, non mi venne l’insana idea di raccogliere in un libro i miei ricordi di quei 42 anni passati tra ricette, ospiti, aneddoti , successi e preoccupazioni. Mi serviva un editore e qualcuno mi fece il nome di Coppola. Lo cercai: mai incontro fu per me più felice dal punto di vista umano, tragico dal punto di vista economico. Praticamente pagai di tasca mia la pubblicazione e non vidi mai una lira dalle vendite. Quando il Ministero dell’Ambiente acquistò 1000 copie di Frascatole, ritenendolo un libro che andava distribuito ai vari ristoranti di mare italiani, 20 mila euro furono versati dal Ministero sul conto dell’editore, ma ne io ne lui potemmo usufruire di un sol euro perché essendo il conto fortemente in rosso la Banca trattenne tutto. Questo non significa che Salvatore fosse un imbroglione: era solo un disperato, perseguitato da problemi economici per i quali non era tagliato.
Al di là di questi problemi, per così dire tecnici, era una persona meravigliosa, ironica, piena di humour, intelligente,informata, innamorata di Trapani , ricca di inventiva e di idee innovative. Quando nel 2006 mi sono ammalata di leucemia Salvatore mi è stato vicino come un fratello: ogni mese mi accompagnava con la sua macchina sgangherata all’ospedale Cervello per la chemioterapia. Al ritorno io ero distrutta ma lui trovava sempre qualcosa di divertente da raccontarmi per tirarmi su il morale. Credo di essere guarita anche grazie a lui. In quello stesso periodo pubblicò i PIZZINI. Era fiero di quel lavoro nel quale era riuscito a mettere insieme i casi più emblematici di resistenza civile alla mafia. Ero felice per lui. Ma non ero “SCANNALIATA” come si dice in dialetto ed ho continuato a fargli stampare altri miei lavori: ormai non volevo fare più soldi coi libri ma solo togliermi il capriccio di vedere stampate le mie elucubrazioni!
Ero a Rodi nel 2013 e li mi raggiunse la tragica telefonata di Giacomo Pilati che mi informava della sua dolorosa morte. Non una morte normale, ma improvvisa, in solitudine, con quel suo esile corpo abbandonato a sé stesso e alla sua sofferenza. Si sarebbe potuto salvare? Non lo so ma forse ha scelto una morte a lui congeniale, teatrale, difficile come difficile è stata tutta la sua vita. Una morte strana, dolorosa fino all’ultimo, impietosa e ingiusta come ingiusta è stata la sua vita persino sul fronte degli affetti, una vita che gli ha regalato una serie di difficoltà materiali per le quali non era tagliato, lui che forse era solo spirito e per questo gli abiti gli penzolavano da tutte le parti. Che Trapani ricordi questo suo figlio, non sufficientemente apprezzato in vita, sostenitore di cultura in tempi in cui essa veniva ignorata ,è cosa buona e giusta.