Non è malagiustizia, è malgoverno!

Lo sciopero dei giudici e dei magistrati contro una riforma che colpisce i cittadini nei loro diritti, dall’altra parte un Governo che vuole scardinare la Costituzione perché nata dall’antifascismo

Sono stato in questi giorni in giro per Tribunali a chiedere notizie su come va l’amministrazione della Giustizia nell’anno domini Meloni e Nordio. E da Milano a Trapani, passando per Marsala e Palermo, ho trovato le stesse risposte: senza risorse non si amministra giustizia. Si, credetemi, il tema centrale è questo. Il capitolo di bilancio della Giustizia è quasi asciutto, e questo pare sin dall’origine anche dell’ultima legge di bilancio, e i capi degli uffici, presidente di Tribunale e Procuratori della Repubblica, ogni mattina debbono essere un po’ leoni e meno gazzelle, debbono mettersi alla caccia di risorse per far funzionare gli uffici. Uffici che da Milano a Trapani fanno il conto con una gravissima carenza di personale amministrativo, a Trapani tra poco apporranno in Procura una targa a perenne ricordo dell’ultimo dirigente amministrativo visto girare per quegli uffici, cosa che costringe il capo della Procura a fare le veci del dirigente amministrativo. Per non parlare delle novità informatiche appena introdotte. Trovare un sistema che funziona è+ cosa rara, le nuove applicazioni sembrano essere nate obsolete, e però al Ministero di Grazia e Giustizia hanno dimenticato che come ogni novità informatica la stessa debba essere un qualche modo accompagnata da personale apposta formato, specializzato, così se c’è un intoppo qualcuno possa subito risolverlo. Dicono al ministero che questo aspetto è stato dimenticato. E questo è quello che è possibile cogliere al volo, mettendo piede, anche per poco tempo, negli uffici giudiziari. L’ultima è stata appresa ieri: dinanzi ad un grave vuoto di organico dei magistrati nell’ufficio della Procura, in tre mesi a Roma, al Csm, non si è riuscita a sbloccare la procedura per applicare nell’ufficio inquirente trapanese anche un solo pm. Il “volontario” c’è, manca l’assenso. E però cari lettori volete mettere la novità che risulterà decisiva per le sorti della Giustizia e nostre? Tra poco le carriere di giudici e pm verranno separate. Evviva gridano dal Governo, dalla maggioranza post fascista e hip hip urrà gridano gli avvocati. Non ci si rende conto che tra poco da separare resterà poco o nulla se via via gli organici di giudici e magistrati sono destinati ad assottigliarsi.
Ieri le adesioni allo sciopero sono state in media dell’80 per cento, a Trapani adesioni totali, anche a Marsala. “I Magistrati del Tribunale e della Procura della Repubblica di Trapani, all’unanimità, hanno aderito allo sciopero del 27 febbraio – dice il giudice Giancarlo Caruso al vertice della sottosezione dell’Anm di Trapani – E’ stata una giornata storica per la magistratura italiana che mai, nella sua storia, aveva trovato una compattezza e un’armonia di intenti così profonde, segno tangibile della gravità della situazione attuale. E’ in gioco, infatti, – evidenzia il giudice Caruso – l’autonomia e l’indipendenza della magistratura requirente e, con essa, il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. La giornata di domani è solo l’inizio di una mobilitazione dei magistrati italiani che intendono comunicare e spiegare ai cittadini i danni che queste riforme potrebbero arrecare al funzionamento della giustizia e allo stato di diritto”.
All’ingresso del Palazzo di Giustizia di Trapani l’Anm ha collocato la sagoma di una persona con addosso una toga e affianco la spiegazione delle ragioni dello sciopero, perché coì chiunque possa documentarsi.
Ma non saremo onesti nel tacere su tutto quello che sta accadendo. La Costituzione nata da un larghissimo confronto parlamentare sta per essere smontata da una maggioranza che odia il confronto politico. Una maggioranza che ragiona con la forza dei numeri, e se i numeri non ci sono si fanno le leggi perché ci siano. Post fascismo non è altro. Vogliono incidere col bisturi sulla Costituzione, così come i mafiosi col loro bisturi incidevano sui territori. Magistrati e giudici spossessati di metodi investigativi, reati cancellati, prescrizioni a portata di mano per i colpevoli a danno delle vittime, giornalisti imbavagliati, decreto sicurezza che autorizza a delinquere e che limita gravemente quelle forme di dissenso che costituiscono uno degli architravi della nostra democrazia e poi lesioni gravi del principio di uguaglianza e delle libertà. Per non parlare della caccia al migrante invece che farla ai trafficanti di uomini, ai torturatori, le deportazioni in Albania. C’è chi recita la parte del famoso “spaventato del presepio”, facendo finta di essere sorpreso racconta di scioperi incostituzionali. Facendo finta di non vedere che da anni ci sono Governi, ultimo di più di altri, che hanno affondato la Costituzione espropriando il Parlamento del potere legislativo. Ne vogliamo parlare? Vogliamo prendere atto che siamo in presenza di un processo degenerativo che va aumentando con carattere esponenziale. Il tema cari lettori non è la separazione dei poteri tra giudici e pm, che non ha ragione di esistere perché i numeri su procedimenti e sentenze dicono tanto sulla già esistente indipendenza tra i due uffici, inquirente e giudicante, e che in anni di perenne crisi finanziaria, separare significa duplicare i costi della macchina giudiziaria, così per fare due veloci esempi, senza dimenticare che la figura che si vuole tratteggiare è quella di un pm sottoposto al potere esecutivo. No il tema non è la separazione delle carriere ma semmai la pericolosissima concentrazione di poteri che si vuole attuare con la riforma Nordio. La magistratura e non il potere esecutivo è un presidio essenziale per la tutela dei diritti. L’indipendenza e l’autonomia sono gli antidoti contro la concentrazione dei poteri. Il CSM presieduto dal Capo dello Stato rappresenta il connotato essenziale per questo equilibrio. Ma c’è un Governo che vuol agire anche senza attendere le riforme. Impedendo ai giornalisti di scrivere e ordinando all’intelligence attività di intercettazioni illegali, poi quando le cose si scoprono cadono tutti dal pero! Non stanno mettendo in discussione la Giustizia, la libertà d’informazione, stanno mettendo in discussione la Democrazia!

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.