ALCAMO – Le strade piene di gente di ieri sera ci hanno lasciato vivere le tradizioni alcamesi che precedono la Pasqua. Il significato del giro delle Chiese tende sempre più ad essere dimenticato preferendo solo l’aspetto sociale della serata.
I tabernacoli delle diverse chiese della città vengono decorati con fiori e con germogli di chicchi di grano o legumi che per crescere necessitano di buio. Gli altari prendono quindi impropriamente il nome di Sepolcri. Il giovedì Santo è quindi tradizione girare per le chiese: bisogna girarne almeno tre, o comunque in numero dispari. Mentre in antichità se ne dovevano visitare non meno di sette.
Queste piantine vengono poi portate nei campi, a proteggere il raccolto.
Nel giorno della morte di Cristo la cittadinanza partecipa invece alla processione dell’Addolorata che si snoda per le pricipali vie cittadine, con l’urna di Gesù e la statua dell’Addolorata, preceduti da una lunga fila di fedeli e bambini vestiti in costume da Addolorata, Samaritana, S. Michele e Santa Rita.
In ambito di alimenti tradizionali del periodo non si può non parlare dei famosissimi agnellini di pasta reale che sono soprassuti fino al oggi alle colombe e alle uova di Pasqua. Quasi del tutto scomparse invece “li cannatuna”: uova sode, bollite in acqua con l’aggiunta di fogli di carta velina colorata, che permettevano al colore di fissarsi sul guscio delle uova, e poi decorate con della pasta di pane con dei motivi floreali o a simulare un cestino.
In ambito di tradizioni familiari invece è piacevole ricordare l’antica usanza di regalare la “ciocca cu li puddicini”. Questa veniva donata dalla famiglia del fidanzato a quella della futura sposa; il dono consisteva in un cesto pieno di uova sode colorate su cui sopra era adagiata una gallina ralizzata sempre in pasta di pane fresco opportunamente modallata e poi colorata con polvere d’oro oppure adornata con piume vere di gallina. Attorno alla “ciocca” venivano posti a decorazione dei pulcini fatti di stoffa o di pasta, confetti e cioccolattini. Era un regalo che indicava fertilità. Negli anni l’usanza di donare la ciocca è stata poi soppiantata dall’agnello di pasta reale.